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La Farnesina comunica in modo asciutto che “a seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo scorso, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha notificato oggi la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell’Ambasciata della Federazione Russa a Roma accreditati in lista diplomatica”.

È l’onda lunga del caso Skripal, la spia russa avvelenata il 4 marzo insieme alla figlia a Salisbury, nell’Inghilterra meridionale. Londra ha da subito denunciato la colpevolezza del Cremlino, che avrebbe ordinato l’attacco utilizzando un particolare gas nervino di fabbricazione militare russa (il Novichok) per il tentato omicidio. Sergei Skripal, infatti, era un ex agente del servizio segreto militare russo che aveva venduto informazioni agli inglesi.

Per la premier Theresa May s’è trattato di un regolamento di conti interno, sempre negato da Mosca, che ha rappresentato una violazione dei diritti nel Regno Unito: un’aggressione per cui ha subito chiesto il sostegno degli alleati. Inizialmente Francia, Germania e Stati Uniti si erano buttati rapidamente a supporto di Londra, posizione via via presa da tutti i partner europei.

La decisione delle Farnesina è uscita in un perfetto sincronismo con quella americana: Washington negli stessi minuti ha fatto sapere di aver ordinato l’espulsione di sessanta funzionari russi presenti sul suolo americano. L’espulsione di questi elementi segue una decisione già presa da Londra e si allinea nella guerra diplomatica da tempo in corso tra Russia e Occidente – alcuni funzionari dell’ambasciata erano per esempio stati espulsi dall’amministrazione Obama come reazione immediata alle prime prove sull’interferenza russa alle presidenziali del 2016, e sono azioni a colpo sicuro: colpiscono uomini che sfruttano la copertura diplomatica delle ambasciate ma lavorano per i servizi segreti; elementi noti al controspionaggio.

Anche Francia, Germania e Ucraina (tra Mosca e Kiev è in atto una guerra di spie con scenario il conflitto del Donbass e la Crimea) hanno annunciato espulsioni, mentre altri paesi (come Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia) hanno convocato gli ambasciatori russi per incontri ai ministeri degli Esteri. Possibile che arriverà un’azione simile anche da Varsavia, in una decisione senza precedenti: sarebbe la prima volta che hanno intrapreso azioni diplomatiche contro il loro vicino a causa del comportamento russo al di fuori della Polonia.

Londra, auto-isolatesi con il bubbone Brexit, è riuscita a magnetizzare i paesi amici allineando l’Occidente sia nella risposta univoca all’ingerenza russa, sia su una posizione voluta da Londra (una mossa diplomatica piuttosto potente). Brexit o meno (il risultato piaceva molto al Cremlino), gli inglesi hanno fatto passare le loro volontà sottolineando che la Russia in futuro potrebbe diventare un problema sempre più serio per la stabilità delle democrazie occidentali (una linea non nuova, condivisa da Ue, Nato, e pure dall’amministrazione americana, che teorizza l’apertura di ponti con Mosca, ma nei fatti è arrivata al minimo nei rapporti).

“Le azioni di oggi rendono gli Stati Uniti più sicuri riducendo la capacità per la Russia di spiare gli americani e di condurre operazioni segrete che minacciano la sicurezza nazionale americana”, ha detto la Casa Bianca in una dichiarazione.

mediterraneo daghestan, Russia, Putin

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