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Un’accelerazione data dal dialogo tra imprese italiane ed africane, accanto alla consapevolezza che la diplomazia della crescita è passepartout per favorire relazioni bilaterali tra l’Italia e i 50 Paesi del continente africano. Il decimo evento ufficiale dopo il lancio del Piano Mattei (nel gennaio scorso) mette in risalto l’aspetto più legato al business: ovvero favorire un ponte tra imprese che porti un vantaggio reciproco come tappa itinerante nei rapporti fra Italia e continente africano. “Sono convinto che i popoli africani vogliano tenderci la mano perché ci conosciamo e siamo i loro naturali interlocutori, per la vicinanza, ma anche perché la mentalità italiana è spesso simile”, ha osservato il ministro degli Esteri Antonio Tajani aprendo alla Farnesina il Forum imprenditoriale Italia-Africa.

Lavorare per le interconnessioni

Guardare l’Africa con lenti africane, ha sottolineato Tajani, questo il cuore del ragionamento che punta ad aumentare esponenzialmente l’interscambio abbracciando un settore strategico come l’industria dello spazio che, secondo il ministro degli Esteri, può essere utilizzata nella lotta al cambiamento climatico e per migliorare l’agricoltura. Roma, dunque, incoraggia la nascita di società miste, soprattutto per quanto riguarda le materie prime, di cui l’Africa è ricca, ma con la stella polare rappresentata da accordi win-win.

Secondo Tajani trasformare quelle materie prime in Africa con mano d’opera africana e con il know how italiano presenterebbe una serie di vantaggi economici, assieme alla crescita economica del continente. In questo senso si inserisce il peso specifico del Piano Mattei che, secondo il vicepremier, deve essere parte di un più ampio piano europeo per contribuire alla crescita del continente africano. “Dovremmo lavorare su un’interconnessione maggiore delle reti di trasporto. Ritengo che il continente africano abbia delle potenzialità importanti ed è già presente un settore imprenditoriale di qualità”.

Crescita e relazioni

La ricerca universitaria, il movimento di studenti e corpo docente, i partenariati commerciali: questi i tre elementi che il governo ha messo nel mirino, grazie ad un pacchetto di 200 milioni di euro di misure speciali per il continente africano: “Noi crediamo nell’Africa, mi auguro che sempre più i popoli africani credano in noi italiani. Dobbiamo fare in modo che questa speranza non sia affidata a trafficanti di esseri umani ma agli Stati e alle imprese”.

Ma non è tutto, perché il ruolo dell’Italia è speciale anche per un altro aspetto, messo in risalto dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, secondo cui sull’Africa l’Italia non ha un’agenda nascosta: “A noi interessa un’Africa sovrana e indipendente e non vogliamo esercitarvi influenza, ma non vediamo di buon occhio che lo facciano altri paesi, senza rispettare la sovranità del continente, occorre scongiurare la competizione tra Usa, Cina e Russia sul controllo del Continente”.

Qui Confindustria

Il modello innovativo di partnership tra le imprese italiane ed africane è condiviso in toto da Confindustria, che fa parte della Cabina di Regia del Piano, secondo cui solo in questo modo si va incontro ai bisogni di crescita economica di lungo periodo dei Paesi africani. Lo ha detto la vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione, Barbara Beltrame, intervenendo al forum Business to Business Italia-Africa alla Farnesina, certa che “rilanciare l’approccio strategico collaborativo con i Paesi del continente africano è strumento per avviare e rafforzare partenariati industriali stabili e di lungo periodo”. La presenza di un luogo ideale di dialogo com Assafrica & Mediterraneo permette alle imprese di confrontarsi, per trovare soluzioni virtuose alle esigenze e nuove opportunità in settori cardine come Oil&Gas, minerario, infrastrutture e agroindustria.

Così, grazie alle imprese, prende forma la strategia Italia-Africa

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