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“Questo sistema più sicuro sta supportando lo sviluppo?”. Il “sistema” è quello finanziario reso più sicuro dai numerosi provvedimenti sulla regolamentazione intervenuti nel corso degli ultimi dieci anni e resi necessari dalla più profonda, lunga e complicata crisi finanziaria ed economica mai vista nel mondo occidentale. Lo “sviluppo” è quello economico e sociale. La domanda la ha posta Janet Yellen, Presidente della Federal Reserve, al meeting economico e finanziario di Jackson Hole, l’Economic Policy Symposium, appuntamento annuale che dal 1982 si tiene nello Stato americano del Wyoming e nel quale i banchieri centrali si incontrano per fare il punto sulla situazione economica e monetaria tracciando, al tempo stesso, quelle che ne saranno le linee guida. La Presidente della Fed, il cui intervento ha aperto i lavori lo scorso 25 agosto, ripercorrendo le tappe della crisi ha, naturalmente, difeso i provvedimenti dei regolatori che hanno aumentato la capacità di assorbire i rischi e la risolvibilità soprattutto delle banche più grandi, quelle sistemiche, e che hanno così costruito un impianto di regolamentazione del sistema bancario finalizzato a ridurre la probabilità di nuove crisi finanziarie ma anche le conseguenze negative che deriverebbero in caso di nuove. Fin qui, tutto come era prevedibile e previsto.

La novità è che, finalmente, anche la Yellen si pone il problema dello “sviluppo”, della crescita economica, e prende in considerazione “potenziali aggiustamenti” che la Fed starebbe prendendo autonomamente, anche dal Comitato di Basilea, sul versante regolamentare. Ha parlato esplicitamente di “cambiamenti finalizzati a ridurre il perimetro delle istituzioni partecipanti, soprattutto le istituzioni più piccole, ed un migliore allineamento degli stress test di supervisione con i requisiti di capitale regolamentare”. Si tratta di misure per ridurre “la non necessaria complessità nella regolamentazione” che riguarda una buona parte di banche. Si fa strada, almeno nelle intenzioni della Fed, l’auspicato principio della proporzionalità che non prevede la riduzione della normativa per gli istituti non sistemici ma la loro esclusione, in maniera sistematica e non occasionale, da un perimetro di regole che viene considerato non soltanto penalizzante per le banche stesse ma soprattutto per il finanziamento dell’economia reale. Si inizia a prendere atto, anche in casa statunitense, delle diversità presenti nel sistema bancario e di quanto le regole prudenziali, eccessivamente complesse e restrittive, applicate indistintamente a tutti gli istituti di credito, creino da un alto una vera e propria distorsione del sistema concorrenziale e dall’altro, elemento ancora più negativo perché ricade sull’intero sistema economico, aumentano le difficoltà di accesso al credito da parte delle Piccole e Medie Imprese che, soprattutto nel sistema delle banche del territorio, trovano un sostegno fondamentale. Del resto si tratta di banche che operando, rispetto alle banche sistemiche, su scala più ridotta e, per questo meno complessa, sono più facilmente monitorabili e, dunque, meno problematiche sul piano della sicurezza.

L’intervento di Yellen a Jackson Hole segue il provvidenziale blocco dei lavori di Basilea 4 dello scorso gennaio che andavano nel senso opposto quello, cioè, di un ulteriore e indistinto irrigidimento della normativa prudenziale. Si va, poi, ad aggiungere alle dichiarazioni del Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, il quale, già da tempo, si è espresso a favore della proporzionalità e, dunque, di un sostanziale cambio di rotta. Si sta facendo strada, anche ai massimi livelli dei responsabili politici ed economici, una elementare, ma forse non abbastanza evidente perché oscurata dalla dimensione e dalla gravità della crisi economica e finanziaria, regola dell’economia secondo la quale la riduzione del rischio non può che essere una delle conseguenze della ripresa e della crescita economica. Ma la ripresa va favorita e non ostacolata rendendo indirettamente difficile, se non impossibile, l’erogazione del credito da parte delle banche che, al contrario, vanno messe nelle condizioni di svolgere la proprio attività che è quella di finanziare e sostenere l’economia a cominciare da quella reale, da quella delle Piccole e Medie Imprese che più hanno sofferto la crisi ma che più di altre hanno mostrato forte resilienza.

 

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