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L’Europa sotto attacco non reagisce. Sembra inebetita. Forse lo è davvero. Non si spiega perché non mostri a se stessa, al mondo e ai suoi nemici (ovunque si trovino) la sua forza che militarmente sarebbe considerevole se soltanto fosse votata allo scopo di sfidare in campo aperto e senza ipocriti distinguo e vili cautele il terrorismo islamista.

E’ dalla strage di Atocha a Madrid nel 2004 (192 morti e 2057 feriti), la più terribile e dolorosa dopo quella Lockerbie nel 1988, che si attende un’adeguata risposta ai sistematici atti di guerra jihadisti. Non abbiamo visto nulla finora. La mattanza di Barcellona – è fin troppo facile prevederlo – resterà senza risposta. Il solito rosario di condanne sfumerà nei cieli europei come è avvenuto dopo Parigi, Londra, Bruxelles, Nizza. Dai tempi di Tolosa, quando nel 2003 si manifestò inequivocabilmente lo stragismo islamista come espediente criminale per soggiogare il nostro Continente, abbiamo recitato la parte che probabilmente più ci si addice: quella dei rassegnati. La politica, le polizie, l’intelligence, i corpi militari sembrano soggiogati da un destino che non riescono ad affrontare: naturalmente non è così, ma i fatti danno ragione a quanti vivono ormai costantemente nella paura ed è su questa che l’Isis, il qaedismo, l’integralismo islamico comunque declinato hanno puntato per tenere in scacco l’Europa nell’attesa di poterla addirittura conquistare. Sottomissione? Non è un’ipotesi letteraria. E’ già in atto.

Un processo lento ed inevitabile, per quanto difficile, si sta compiendo e se ne avvertono i sommovimenti nella società civile, inquieta ed incredula. Nel Califfato, comunque, non hanno fretta. La pazienza dei lugubri carnefici che uccidono nel nome di Allah è frutto dell’odio coltivato da tempo immemorabile: chi vuole faccia i conti. Poitiers, Lepanto, Belgrado, Vienna? O lo smantellamento dell’Impero Ottomano agli inizi del secolo corso? Tutte le tappe della disfatta politico-militare del mondo islamico hanno come punto d’arrivo la distruzione dell’Occidente, l’assurda rivincita contro chi ha ridimensionato le barbare ambizioni di califfi, sceicchi, sultani, pascià  e sedicenti “uomini di Dio” i quali hanno covato per un tempo lunghissimo l’aspirazione ad accendere fuochi tutt’altro che fatui nelle contrade europee e sterminare i cristiani nelle loro terre. La vendetta è il pane che li nutre. I giovani manovali del terrore probabilmente ne sanno poco o niente della storia che inconsapevolmente servono con dedizione sconfinante spesso nella morte. Ma poco importa. Più che dal Corano sono indottrinati da Internet. E tanto basta.

Hanno una “missione”, o almeno così credono, i mentecatti che inondano di sangue innocente le strade d’Europa, mentre i loro capi se ne stanno nascosti al punto che non si sa se sono vivi (la prova della morte di Bakr al-Baghdadi non è stata ancora fornita alle potenti centrali informative occidentali…), ma predicano e tramano e intessono trattative criminali con Stati che paradossalmente fanno affari con europei ed americani ed in cambio di petrolio ottengono armi micidiali pronte all’uso contro loro stessi: paradossale a dir poco. E’ palesemente  stupido, osceno, immorale come la vendita di armi all’Arabia Saudita per trecentodieci miliardi di dollari conclusa a Ryad pochi mesi fa dall’America. Cosa credono al Dipartimento di Stato che metteranno fiori negli ordigni acquistati? I sauditi, come i loro vicini, stanno costruendo un arsenale bellico che dovrebbe farci temere il peggio ed intanto foraggiano i terroristi che insanguinano l’Europa, la mettono a ferro e fuoco, l’intimoriscono al punto da costringerla a “trattare” con delicatezza i rapporti con il mondo arabo dove, ad onor del vero, è in corso una “guerra civile islamica” della quale gli analisti occidentali non sembrano avere pienamente contezza.

Quest’altra guerra, la guerra che si combatte dalle nostre parti e che ispira libri mediocri soprattutto di intellettuali francesi che al dunque non hanno il coraggio di intervenire nascondendosi dietro le  loro inutili parole che gli fanno vendere decine di migliaia di copie, non sembra si abbia la voglia di affrontarla per come merita. I sedicenti depositari del “sentire comune” in realtà non sentono un bel niente. Se almeno ci evitassero le loro ipocrite dichiarazioni di sdegno saremmo più sollevati. E piangeremmo i morti della Rambla cristianamente con la sobrietà che i lutti consigliano.

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