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Le Forze armate statunitensi, tendenzialmente, si mantengono apolitiche nelle questioni che riguardano la politica interna. Durante le presidenziali del 2016, invece, i leader del Pentagono apparivano, incredibilmente, intenti a leccarsi i baffi. Donald Trump aveva infatti promesso una grande ricostruzione del potere militare statunitense, allineandosi con il programma tradizionale del Partito repubblicano. Ma, come illustrato da un alto funzionario della difesa, le Forze armate iniziano a sentirsi, in un certo senso, creditrici nei confronti di Trump. È stato in effetti promesso loro tantissimo, ma non hanno ancora visto un centesimo.

In ogni caso, il bilancio della difesa degli Stati Uniti è ampio e molto probabilmente aumenterà ancora. L’aumento della spesa militare di 54 miliardi di dollari proposto da Trump è pari all’incirca alla totalità della spesa militare russa e al triplo di quella italiana. Ma la politica contraddittoria del Partito repubblicano, tra falchi della difesa (favorevoli a un aumento del budget del Pentagono) e sostenitori dell’austerità, le continue restrizioni del Budget control act e l’incapacità della base industriale di difesa di gestire più posti di lavoro pongono alcuni limiti alla spesa di settore. La maggior parte dei finanziamenti proposti per il prossimo anno saranno incentrati sulla manutenzione e la preparazione di piattaforme, infrastrutture e personale già esistenti.

Aldilà dell’ammorbidimento nelle relazioni tra Usa e Russia o dell’impegno dell’amministrazione Trump rispetto alla clausola di difesa collettiva della Nato, l’atteggiamento di Putin e l’esercito russo non rappresentano una reale minaccia per gli interessi statunitensi, né possono giustificare un aumento della spesa militare Usa.

Stando a quanto dichiarato dal segretario della Difesa James Mattis, l’Esercito e la Marina continueranno a concentrarsi sulla lotta contro l’Isis in Iraq e in Siria. L’Aeronautica e la Marina stanno al contempo compiendo un grande sforzo per contrastare la crescente Reconnaissance-strike complex, ideata per spingere lontano dalla coste di cinesi la proiezione di potenza statunitense. Inoltre, gli Stati Uniti sembrano pronti a intraprendere una revisione significativa del proprio arsenale nucleare e delle infrastrutture. L’attuale ufficio di bilancio del Congresso stima che l’impegno decennale costerà 400 miliardi di dollari. A meno che Trump e il Congresso non trovino ulteriori fondi, la sostituzione dei sottomarini balistici di classe Ohio assorbirà l’intero bilancio della Marina destinato ai mezzi militari navali. Dunque, le risorse militari e l’interesse americani disponibili per le questioni europee non cresceranno di molto.

Dati gli interessi nelle coste meridionali del Mediterraneo, l’istituzione della politica estera italiana dovrebbe tenere gli occhi aperti anche su un ulteriore aspetto vitale del budget per la difesa statunitense: i fondi e le priorità attribuiti alla cooperazione in materia di sicurezza.

Con l’imminente decimazione dei budget del dipartimento Affari esteri e dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid), una maggiore percentuale degli aiuti all’estero proverrà dal dipartimento della Difesa, concentrandosi sulle priorità del Pentagono. Nonostante questi programmi non siano particolarmente rilevanti per il Pentagono, il loro budget per il prossimo anno – 18,2 miliardi di dollari – è grossomodo pari all’intera spesa per la difesa italiana. In confronto, la spesa per lo Strumento europeo per la stabilità e la pace (Icsp), il principale strumento di assistenza esterna dell’Ue, è pari a soli 330 milioni annui. Dove questi fondi andranno, e se l’amministrazione Trump manterrà un interesse per tali programmi, sarà di grande importanza sia per l’Italia, sia per l’Europa.

Per quanto riguarda la Libia, per questo anno fiscale il dipartimento della Difesa ha stanziato 5,5 milioni di dollari per finanziare direttamente la sicurezza, 20 milioni per l’ormai conclusa Operazione odyssey lightning (Ool) contro lo Stato Islamico, e 125 milioni per il Fondo cooperazione antiterrorismo nella regione Sahel/Maghreb. Alla fine del 2016, il Comando africano degli Stati Uniti (Africom) ha annunciato di aver raggiunto i suoi obiettivi-chiave in Libia, ponendo fine all’Ool. Saranno riutilizzati tali fondi nei prossimi anni?

Morale per l’Europa: non si aspetti grandi aumenti percentuali della spesa per la difesa statunitense. Le eventuali risorse extra non saranno dedicate a missioni essenziali per le problematiche di sicurezza europea. Cambiamenti marginali, ad esempio nell’assistenza alla sicurezza, sono in ogni caso molto importanti. Ma anch’essi difficilmente si risolveranno a favore dell’Europa. I responsabili della difesa europea dovranno adattarsi di conseguenza.

trump, Qatar, dollaro,

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