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Dopo ore di code all’alba, sotto la pioggia, gli elettori si sono trovati alle porte dei seggi elettorali le forze dell’ordine per bloccare il referendum sulla secessione della Catalogna. Negli scontri, secondo le autorità spagnole, 38 persone sono rimaste ferite, mentre per il governo catalano sono 337, alcuni con lesioni gravi. Le immagini di giovani e anziani trascinati dalla polizia hanno fatto il giro del mondo (qui le immagini pubblicate dal sito Business Insider UK in un articolo intitolato “La polizia spagnola chiude il voto d’indipendenza catalana con proiettili di gomma”).

LA PRIMA GUERRA MONDIALE DI INTERNET?

La Generalit sostiene che circa il 73 per cento delle scuole sono riuscite ad aprire per la giornata elettorale. Tuttavia, la polizia sostiene che nessun centro di votazione ha rete internet e che i voti si stanno segnando su pezzi di carta. Il governo catalano ha annunciato che gli elettori potranno votare in qualsiasi centro, senza busta, e con la scheda elettorale stampata in casa. Inoltre, è stato attivato un blog per l’attivazione del voto telematico. Sulla censura degli altri siti internet della Generalit, l’attivista Julian Assange si è dichiarato a favore della Catalogna e contro Madrid: “È iniziata la prima guerra mondiale di internet”, ha detto.

LO STATO E LA VIOLENZA

Il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha criticato la violenza della polizia: “L’immagine internazionale dello Stato spagnolo continua a peggiorare ma oggi è arrivato al limite della vergogna […] La violenza ingiustificata dei corpi di polizia contro le persone che difendono le urne, le schede elettorali, i centri di votazione, descrive perfettamente questa vergogna […] Lo Stato spagnola ha perso molto di più di quanto aveva perso fino adesso e i cittadini della Catalogna abbiamo vinto molto di più di quanto avevamo già conquistato”.

LE DIMISSIONI DI RAJOY

Le scorse settimane il sindaco di Barcellona, Ada Colau, era stata molto ambigua rispetto al referendum. Domenica mattina invece ha chiesto le dimissioni del presidente Mariano Rajoy, dopo i primi scontri nella città catalana. Colau ha detto che il leader del Partito Popolare è un codardo che vulnera i diritti fondamentali e ha chiesto all’opposizione di trovare un modo per fare cadere il governo. “Non è accettabile lanciare la polizia contro una popolazione pacifica, indifesa – ha dichiarato – che è uscita in strada per fare una fila, votare e rivendicare i suoi diritti e libertà […] Se siamo in democrazia, per fare, che sia fermata questa situazione. Sediamoci a parlare”.

LA RIBELLIONE DEI MOSSOS D’ESQUADRA

La Guardia Civile è entrata in azione in Catalogna per fermare il voto dopo che i Mossos d’Esquadra (qui l’articolo di Formiche.net su chi sono e cosa fanno) ha deciso di non chiudere i centri di votazione. Secondo il quotidiano El País, la Procura spagnola ha iniziato un’indagine per processare il corpo di polizia catalano per il suo atteggiamento da “polizia politica, che disobbedisce e tradisce la fiducia di giudici e pubblico ministero”. “I colpevoli di questa mancanza di azione – ha aggiunto la fonte al quotidiano di Madrid – dovrebbero vergognarsi e prendere esempio della professionalità della Polizia Nazionale e la Guardia Civile”. Il capo maggiore dei Mossos, Josep Lluís Trapero, aveva ricevuto l’ordine da parte della Procura di sgomberare le scuole occupate entro le sei del mattino, ma non è stato fatto.

IL CONFLITTO SUL CALCIO

Alle 16:15 era prevista una partita di calcio tra Barcellona e Las Palmas al Camp Nou della città catalana. Le autorità locali hanno dichiarato di essere preoccupati per la sicurezza all’interno dello stadio e il Barça ha detto che preferisce non giocare. Extra ufficialmente si dice in rete che la Federazione Nazionale di Calcio spagnolo ha deciso di imputare alla squadra (che era prima in classifica) sei punti di penalizzazione, ma c’è la possibilità che la partita si giocherà a porte chiuse. Mentre il giocatore Piqué ha postato la foto della sua scheda elettorale con il voto a favore dell’indipendenza catalana, la squadra Las Palmas ha diffuso un comunicato spiegando che vogliono giocare la partita con una maglia con la bandiera spagnola ricamata sul petto: “Vogliamo votare in maniera chiara in una consulta immaginaria: crediamo nell’unità di Spagna. E lo facciamo dall’autorità morale che vogliate dare alla regione più lontana dalla capitale”.

L’INCUBO DIVENUTO REALTÀ

Casimiro García-Abadillo, direttore del quotidiano El Independiente di Spagna, ha scritto che questo 1° ottobre l’incubo è diventato realtà: “Oggi migliaia di catalani guarderanno con sospetto vicini di casa, colleghi di lavoro, fratelli, guarderanno con sfiducia e un pizzico di odio. È inconcepibile una Spagna senza la Catalogna, così come una Catalogna separata dalla Spagna. La secessione sarebbe disastrosa per la Catalogna, ma anche per la Spagna. Non solo dal punto di vista economico. L’indipendenza catalana scatenerebbe forze centrifughe che fino adesso erano addormentate […] Chi potrebbe fermare la richiesta di secessione del Paese Vasco? Cosa succederebbe con la Galizia? Spagna resterebbe a pezzi, lasciandosi dietro cinque secoli di storia e con un futuro incerto per milioni di cittadini.

PROFONDO SENTIMENTO EGOISTICO

Secondo García-Abadillo non bisogna dimenticare che sulla base della richiesta d’indipendenza c’è “un profondo sentimento egoistico, di una borghesia catalana che vuole vivere meglio, pagare meno tasse e non contribuire alla solidarietà interregionale; ma sì pretendono seguire vendendo i loro prodotti a valenziani, andalusi, ecc.”

COSA SUCCEDERÀ ADESSO?

E cosa succederà da lunedì? “Se Puigdemont – spiega il giornalista – sotto pressione della Cup e dei radicali di ERC, si dichiara indipendente, al governo non resta che applicare l’articolo 155 della Costituzione, sciogliendo il Governo e limitando i poteri del Parlamento catalano. Se invece la dichiarazione unilaterale non si produce, è probabile che siano anticipate le elezioni in Catalogna, per decisione dello stesso Puigdemont, o perché la Cup ritirerà il sostegno al Parlament”. In qualsiasi delle due ipotesi, secondo García-Abadillo il governo spagnolo dovrà tentare il dialogo. Stasera è previsto un discorso di Rajoy per fare il bilancio della giornata e tendere la mano ai leader politici.

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