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Le campane hanno suonato alle 7,41. L’orario in cui, un anno fa, il centro Italia era tornato tremare. Dal 30 ottobre 2016 al 30 ottobre 2017: decine di persone si sono ritrovate nella piazza di Norcia, dove s’era registrato l’epicentro del sisma, per ricordare il primo anniversario della scossa più potente mai registrata dal terremoto dell’Irpinia del 1980. Magnitudo 6,5: nessuna vittima ma case distrutte, basiliche divelte, polvere, danni incalcolabili. E una promessa da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Non vi lasceremo soli”. Dodici mesi dopo, secondo un’inchiesta del Giorno, le Marche, l’Umbria, l’Abruzzo e il Lazio non hanno avuto troppa compagnia dallo Stato. Un dato su tutti: quello relativo alle casette. Per il quotidiano milanese, ne sono state consegnate poco più di 1.000 sulle oltre 3.700 richieste dalle quattro regioni. Nelle Marche sono 225 su 1.857, di poco sopra al 12%. In Umbria sono 215 su 783: 28%. Nel Lazio, tra Amatrice e Accumoli, gli alloggi consegnati sono stati 624 sugli 826 ordinati. In Abruzzo servono 280 strutture, ma solo una è abitata. “Siamo di fronte a una condizione assolutamente straordinaria”, dice a Formiche.net il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paola De Micheli, che lo scorso settembre ha preso il posto di Vasco Errani nel ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione del centro Italia. “Abbiamo voluto fortemente che le persone rimanessero sui territori per riportarli alla luce, per farli rivivere, perché un territorio è fatto anzitutto della propria gente”.

LAVORI NO STOP

Al 26 ottobre, la Protezione civile calcola 6.486 persone assistite nelle quattro regioni. La maggioranza di loro, 4.652, vive in albergo. Gli altri, al momento, risiedono nei container o negli alloggi realizzati in seguito ai terremoti del 1997 e del 2009. In Umbria, 1.000 persone vivono negli hotel e 2.600 famiglie sono in affitto. In tutto, sempre secondo il Giorno, sono state consegnate poco più di 200 casette su un totale di circa 2.000 richieste. Quelle ordinate sono 1.857. Quelle in fase di montaggio 1.588, mentre le operazioni di allestimento riguardano 75 aree. In totale, per i lavori di urbanizzazione sono stati spesi 80 milioni di euro. A oggi, le persone che abitano nelle casette sono circa 600 a fronte delle 5.000 che, l’anno scorso, hanno fatto richiesta della Situazione abitativa d’emergenza (Sae). Nelle Marche, i ritardi nella consegna delle strutture, rispetto al cronoprogramma elaborato nello scorso maggio, sono superiori ai due mesi. La Regione Marche presieduta dal governatore Pd, Luca Ceriscioli, ha diffidato il consorzio Arcale, cui è stato spedito l’ordine di servizio affinché nei cantieri si lavori “anche nei giorni festivi e per 24 ore al giorno su più turni”.

POCHI FORTUNATI

Gli sfollati, nelle Marche, aumentano. Oggi sono a quota 33.000, 8.000 in più rispetto allo scorso ottobre. E arriva l’inverno. In alcuni Comuni, come Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera, è già scesa la neve. In questi tre paesi in provincia di Macerata, secondo il reportage del Giorno, le casette abitate sono 11 sulle 400 richieste. I pochi fortunati che hanno un tetto sopra la testa si trovano nella frazione di Gualdo di Castelsantangelo. “Il fabbisogno, rispetto a un anno fa, è sceso da 80 a 63 casette”, ha spiegato il sindaco Mauro Falcucci. “Il numero s’è andato riducendo perché, nel frattempo, qualcuno è deceduto, mentre qualcun altro ha rinunciato”. Il bando per la gestione della soluzione d’emergenza risale al 2015, mentre l’accordo quadro delle ditte con la Protezione civile è del maggio del 2016. Pochi mesi dopo la firma, la prima scossa ha colpito e devastato Amatrice e Pescara del Tronto. L’accordo, ha ricordato il Giorno, era preventivo, e sottoscritto per non farsi trovare impreparati di fronte alle calamità naturali. A quanto pare, non è stato così.

LA VERSIONE DEL GOVERNO

A Norcia, nel giorno dell’anniversario del terremoto, era presente anche De Micheli. Che, a Formiche.net, parla delle casette e, più in generale, della situazione dei terremotati nel centro Italia. “La gestione delle casette non è stata una cosa semplice”, sottolinea la deputata del Pd. “Ha comportato problemi di programmazione, perché ogni sindaco ha dovuto individuare prima l’area idonea, dato che alcune zone, oltre che sismiche, sono soggette a rischio idrogeologico. Non è una questione riguardante la sola messa in opera. S’è dovuta capire soprattutto la disponibilità dei cittadini ad andare in quelle casette e in quel posto individuato, e non bisogna dimenticare che anche il loro fabbisogno, nel tempo, è cambiato. La Protezione civile, inoltre, ha seguito procedure di gara e di realizzazione che garantiscono la massima trasparenza e legalità. Anche questo”, prosegue De Micheli, “richiede del tempo. E’ fondamentale tenere presente il fatto che il governo e la Protezione civile abbiano lavorato per non allontanare le persone da quei luoghi, che potranno ritrovare la loro continuità soprattutto grazie al proprio capitale umano”.

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