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Tra le diverse funzioni che Donald Trump otterrà dopo la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, c’è anche quella – critica – di comandante in capo delle Forze armate. L’agenda repubblicana nel comparto è ampia e vasta, e non si limita esclusivamente alla selezione del prossimo segretario della Difesa. Già nel corso del suo primo mandato, l’attenzione del Tycoon era andata a un potenziamento generale delle unità militari, comprese le sue capacità e dimensioni operative. Sotto la sua presidenza, nel 2019, è anche nata una nuova Forza armata, la Us Space force, la prima nel suo genere nella storia. Adesso, con il Senato sotto il controllo repubblicano, e potenzialmente anche la Camera dei rappresentati, il neo-eletto presidente si trova davanti la possibilità di intervenire anche in maniera massiccia nella struttura della Difesa a stelle e strisce.

Durante il suo primo mandato, Trump ha aumentato le spese militari, una tendenza che è continuata anche durante l’era di Joe Biden, spinta dal moltiplicarsi delle crisi internazionali a partire dall’invasione russa dell’Ucraina. Tra le decisioni più controverse prese dall’allora presidente ci fu la cancellazione di un atto di Barack Obama che permetteva alle persone transgender di prestare servizio nelle Forze armate, e la riduzione sulla pubblicità e trasparenza rispetto alle eventuali vittime collaterali degli attacchi condotti con droni all’estero.

La le misure capacitive presentate da Trump nel corso della sua campagna elettorale, spica sicuramente quello della costruzione di uno scudo missilistico per gli Stati Uniti sul modello dell’Iron Dome israeliano, progettato per abbattere i razzi a corto raggio lanciati da Hamas. Le forze militari Usa hanno già acquistato due di questi sistemi per alcuni test, ipotizzando un loro impiego nelle basi isolane dell’Indo-Pacifico (a partire da Guam) per difenderle da potenziali attacchi cinesi. La proposta del Partito Repubblicano è, ora, quello di schierare questi sistemi anche per difendere gli Stati Uniti continentali. Come registrato da Foreign Policy, tuttavia, esistono dei dubbi su questa ipotesi, legati innanzitutto ai costi, e anche allo scenario strategico, dal momento che la principale minaccia agli Stati Uniti arriva dai missili balistici intercontinentali di Mosca, Pechino e, un domani, Pyongyang, contro i quali il sistema Iron Dome non è adatto.

Anche all’interno del Paese, il programma di Trump prevede alcune modifiche rispetto a quanto deciso dai suoi predecessori democratici, che ricomprende persino la nomenclatura delle basi militari. Nel 2021, uno sforzo del Congresso spinse per rinominare nove installazioni che portavano il nome di ufficiali confederati della Guerra di secessione americana. Tra i punti di Trump c’è riportare queste strutture al loro nome precedente. Inoltre, il Tycoon ha promesso uno spoil system agguerrito in tutta l’amministrazione statunitense, incluso il dipartimento della Difesa, per il quale ha dichiarato di voler creare una task force per monitorare i “generali svegli”, a prescindere da eventuali vincoli in materia di diversità, equità e inclusione.

Tra i dossier più delicati c’è, però, quello dell’impiego delle forze militari all’interno dei confini degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale o il controllo dell’ordine pubblico. L’uso dei militari in patria è un tema molto controverso negli Stati Uniti (il mantenimento di una forza militare permanente per la repressione dei civili fu una delle cause scatenanti della Guerra di indipendenza americana), ed è esplicitamente vietato dal Posse Comitatus Act, che impedisce alle truppe federali di partecipare a ruoli di polizia civile. Ma ci sono alcune eccezioni, come l’Insurrection Act del 1807, che consente l’impiego dell’esercito per sedare una ribellione o su richiesta del governo di uno Stato. Se l’impiego dei militari promesso da Trump per controllare il confine meridionale con il Messico potrebbe anche ottenere qualche successo, sicuramente più complicato sarebbe il loro uso per il controllo di disordini civili o la repressione del crimine (come pure ipotizzato dal Tycoon).

In una nota inviata alle truppe giovedì, il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha dichiarato che le forze armate sono impegnate in una transizione ordinata, e che si asterranno dal farsi coinvolgere nella politica ed eseguiranno tutti gli “ordini legittimi”.

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