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Non è sempre facile leggere fra le righe dei documenti finali di un Consiglio Europeo, spesso intrisi di un ottimismo fin troppo spiccato, che lascia intendere che problemi non ve ne siano. Così Donald Tusk nelle sue osservazioni conclusive arriva a minimizzare, quasi per dispetto verso gli inglesi, la questione Brexit, “che ha preso molto poco tempo durante questo Consiglio Europeo”. Eppure la riunione a Bruxelles del 22-23 giugno si è presentata in un momento di emergenza per l’UE, con la minaccia terroristica e la crisi umanitaria dei migranti in cima alle priorità. Di seguito i punti più caldi dell’agenda di cui i 27 leader hanno discusso.

CRISI MIGRATORIA

Oltre a un generico impegno, che di per sé varrebbe poco, da parte di tutti i capi di Stato e di governo nell’aiutare l’Italia a gestire la pressione migratoria, a Bruxelles sono stati affrontati alcuni punti in particolare. Il presidente francese Macron però ha fatto mea culpa sulla crisi migranti: “non abbiamo ascoltato l’Italia sull’ondata di gente che stava arrivando”. Gli Stati membri hanno promesso che aiuteranno la guardia costiera libica con l’addestramento e l’equipaggiamento (ad oggi consistente in poche motovedette, spesso non funzionanti), affiancando ai libici la nascente guardia costiera europea. Poca autocritica e piena adesione per il futuro sull’accordo con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che per trattenere i migranti negli hotspot ha ricevuto da Bruxelles 3 miliardi nell’ultimo anno. È in arrivo infine un’importante riforma del sistema di asilo, che però deve ancora passare per l’Europarlamento.

SICUREZZA E DIFESA

C’è la convinzione comune che l’unica via per contrastare la minaccia terroristica in Europa, sempre più spesso dovuta a lupi solitari piuttosto che a gruppi collegati a uno Stato Islamico ormai alle strette, sia la cyber-security. Il Consiglio ha annunciato inoltre la creazione di un Centro d’eccellenza contro le minacce ibride con sede ad Helsinki. Sulla questione difesa è arrivata la conferma dell’istituzione di un Fondo per la difesa comune, già annunciato dalla Commissione, a cui contribuirà la Banca per gli investimenti europei. La NATO resterà un pilastro per la difesa dell’Europa, ma ad essa dovrà affiancarsi una cooperazione strutturata e permanente (PESCO) dei paesi, quella che Jean-Claude Juncker ha definito “la principessa addormentata del Trattato di Lisbona” che ora “si sta svegliando”. A questo i leader hanno aggiunto che il futuro dispiegamento, in caso di necessità, dei battlegroups europei sarà un costo comune che sarà coperto in modo permanente dal meccanismo “Athena”.

RELAZIONI ESTERNE

Senza battere ciglio, i 27 leaders hanno rinnovato le sanzioni alla Russia di Vladimir Putin per altri sei mesi, una punizione giustificata con la mancata attuazione degli accordi di Minsk. Una decisione di non poco conto, se il presidente Tusk la elenca come prima tra le “tre importanti decisioni” prese in sede di Consiglio europeo. Sull’efficacia di queste sanzioni economiche e i danni che potrebbero comportare per alcuni paesi europei si è a lungo discusso. La posizione dell’Italia però, al momento, è chiara: il Presidente del Consiglio Gentiloni ha dichiarato infatti di ritenere doverosa “la discussione sull’opportunità e le condizioni del rinnovo, e l’utilità di questo strumento per far rispettare gli accordi di Minsk”.
Sulla Brexit e i futuri rapporti con la Gran Bretagna, Tusk ha assicurato che la priorità resterà la salvaguardia dei diritti dei cittadini europei che vivono dall’altra parte della Manica. Ma le discussioni del Consiglio danno un’impressione assai diversa: sembra infatti che l’unico tema caldo sulla Brexit sia la vera e propria battaglia in corso per accaparrarsi l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e l’Autorità Bancaria Europea (Eba). Per la prima sono in lizza ben 21 paesi, con Milano fra le città candidate con più chances, mentre per l’Autorità Bancaria ci sono 10 Stati in fila. Le proposte dovranno essere presentate entro luglio, e a settembre la Commissione darà il suo responso giudicando il rispetto dei criteri. Il timore degli italiani è che si stia costituendo un asse franco-tedesco per spartirsi quel che resta di europeo a Londra.

Non poteva mancare infine una stoccata al presidente Trump per l’abbandono del trattato sul clima. La discussione sugli accordi di Parigi, che tutti gli Stati membri si impegnano a rispettare, è sembrata piuttosto una dura ramanzina al Tycoon, colpevole di averli spogliati di significato con l’abbandono del paese più industrializzato al mondo. Insomma, dai toni emersi a Bruxelles, sembra che l’UE si sia decisa a seguire il consiglio di Angela Merkel di “fare da sola”.

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