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Il più grande taglio fiscale nella storia degli Stati Uniti, teso ad assicurare una crescita economica del 3% annuo in maniera duratura. Così il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin ha anticipato in un’intervista a Cnbc l’annuncio di ieri del presidente Donald Trump di un pacchetto di misure monstre destinato a sconvolgere il Fisco d’Oltreoceano, e che si articola su un condono per le multinazionali che riportano negli Usa la liquidità detenuta all’estero, con un’aliquota che si ipotizza intorno al 10%; una imposta sui redditi delle società ridotta dal 35 al 15%; uno stop alla tassa sugli immobili e all’imposta di successione.

I DETTAGLI DELLA MANOVRA

Inoltre, riduzione da sette a tre degli scaglioni di reddito delle persone fisiche (10, 25 e 35%), cancellazione dell’Obama tax del 3,8%. tasse su dividendi e capital gain ridotte al 20%. È una riduzione ben più consistente dei tagli proposti dai Repubblicani della Camera. Un obiettivo ambizioso se si pensa che attualmente l’aliquota per le aziende è del 35%. Mnuchin ha precisato che la riforma sarà pronta per l’approvazione non prima di agosto. I tempi, in realtà, non sono ancora definiti. Sul tavolo ci sono semplificazione nella dichiarazione dei redditi, meno tasse per le imprese e maggiori deduzioni per i privati. Singoli e coppie sposate fruiranno di maggiori detrazioni fiscali. Per i primi si passa da 6 mila a 12 mila dollari, per le coppie si passerà da 12 mila a 24 mila dollari.

GLI OBIETTIVI DELLA CASA BIANCA

Una svolta fondamentale per la nuova Amministrazione, che su questa riforma gioca tutta la sua credibilità. L’intento della Casa Bianca è lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini perché spendano di più e diano impulso all’economia. Tra i critici c’è chi sottolinea che una riforma di questo tipo non sia sostenibile, anzi potrebbe scavare un profondo buco nel bilancio federale. Di parere contrario Mnuchin, sicuro che «la riforma fiscale si finanzierà da sola, grazie al processo di crescita». Tra i benefici previsti, anche la creazione di nuovi posti di lavoro.

CHI AVVANTAGGERA’ DELLA RIFORMA

Dopo un lungo meeting al Congresso (presente tra gli altri il vicepresidente Mike Pence) è emersa la speranza che, una volta pronta, la riforma possa essere approvata con il voto dell’intera maggioranza repubblicana, evitando i rischi di una nuova cocente débacle, come quella della mancata riforma sanitaria. Della riduzione dell’aliquota al 15% dovrebbero beneficiare anche le compagnie immobiliari (come quelle che fanno capo alla famiglia Trump) su cui oggi si abbatte pesantemente la scure fiscale. Ovviamente in casa democratica ci si prepara a dar battaglia su questo evidente conflitto di interessi. Sono in molti a credere che la riforma tenda a favorire molto casa Trump in sede di dichiarazione dei redditi.

I PRIMI GIUDIZI DEGLI ANALISTI

L’annuncio del mega-taglio fiscale, seppur non dettagliato, è stato apprezzato dai mercati. «È una spinta agli utili aziendali», ha dichiarato Abi Oladimeji, capo investimenti di Thomas Miller Investment. «Ma dobbiamo vedere l’attuazione di tali politiche; non basta che siano proposte». Nemmeno Holly MacDonald, capo strategist di Bessemer Trust, ha nascosto un certo scetticismo: «Penso che la riforma fiscale sarà approvata entro la fine dell’anno, ma annacquata». Intanto Wall Street ha riservato un’accoglienza tiepida alla proposta. Il Dow è salito dello 0,1%, lo S&P 500 dello 0,14%. Secondo Marketwatch le quotazioni già incorporavano quasi tutto l’effetto della manovra fiscale.

(Estratto di un articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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