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“Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? È improbabile. L’età mi ha ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro unica verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri, perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerebbe invitare anche uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco nella nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete di arabeschi”.

Così scriveva Ennio Flaiano quarantacinque anni fa (Corriere della Sera, 3 settembre 1972), con la sua inimitabile intelligenza messa al servizio del disincanto, con una lucidità insieme cinica e malinconica, ma che non facevano velo a un composto amore per la sua patria. Allora c’era la Prima Repubblica che celebrava i suoi effimeri trionfi. Oggi che la Seconda Repubblica è di fatto già alle nostre spalle, le parole del grande pescarese non sono forse, come si suol dire, di bruciante attualità?

Basta dare un’occhiata alla cronaca di questi giorni per constatare che l’antico vizio nazionale di imporre dogmi, di costruire sistemi di intolleranza, di inganno, di sopraffazione (veicolati anzitutto dal Web), non è stato neppure scalfito. Al di là dei rancori personali e della becera volgarità che contraddistinguono il dibattito politico, lo scopo è quello di ottenere il massimo successo (per il partito, la fazione, la corrente) con il minimo sforzo, come di scoraggiare ogni forma di dissenso. Una specie di terrorismo ideologico in servizio permanente effettivo. In questo impazzimento della ragione, in questo surriscaldato clima partigiano, in questo dominio incontrastato degli idola fori di Bacone (i luoghi comuni, le frasi fatte, i pregiudizi di ogni tipo), la verità non ha ormai più alcun  senso da quando la menzogna è diventata così a buon mercato.

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Centri sociali e studenti uniti nella lotta, da Napoli (contro Matteo Salvini) all’Università La Sapienza di Roma (contro la ministra Valeria Fedeli): “Una volta si manteneva il figlio agli studi, oggi lo si mantiene nella contestazione, qualunque essa sia ” (Ennio Flaiano, La solitudine del satiro).

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Dedicato a Matteo Renzi: “A forza di vivere nel futuro l’ordine morale di ieri diventa inutile, eppure ce lo portiamo appresso pensando che possa sempre servire […], a forza di togliere siamo vuoti come bottiglie, almeno io, [mentre] c’è gente che crede ancora a un sacco di cose, per esempio […] il cinema de’essai, i deodoranti, i viaggi in Cina, le sovvenzioni governative […]” (Ennio Flaiano, La solitudine del satiro).

Valeria Fedeli

Matteo Salvini, Valeria Fedeli, i centri sociali ed Ennio Flaiano

"Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? È improbabile. L'età mi ha ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro unica verità,…

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