Skip to main content

Basterebbe, e avanzerebbe, una foto per rappresentare al meglio, più di qualsiasi commento o di un articolo “di colore”, come si chiamano quelli centrati sull’ambiente più che sul contenuto di un dibattito, per avere un’idea precisa di ciò che sono riusciti a combinare grillini e affini, di sinistra e di destra, nella serata di ammuina al Senato contro il giovane ministro renzianissimo dello Sport Luca Lotti. Che è scampato a larghissima maggioranza – 161 voti contro 52 – alla loro consunta ghigliottina.

La foto è quella grande di prima pagina dell’insospettabile Manifesto, che nella sua storia politica al rovescio contende al Fatto Quotidiano diretto da Mario Travaglio la palma di carta del giustizialismo, inteso come allineamento alle Procure della Repubblica, e persino come scavalcamento, non essendo sempre all’altezza delle attese forcaiole.

La foto ritrae i banchi del governo nell’aula del Senato, affollati – per le loro modeste dimensioni, almeno rispetto a quelli della Camera – grazie a soli 15 fra ministri, vice ministri e sottosegretari, tutti in ghingheri, accorsi a partecipare all’esordio di Lotti come premier virtuale di questa Italia del 2017.

Mi chiederete che cosa c’entri mai Lotti col presidente del Consiglio, a parte la solidarietà più volte espressagli in questi giorni dal conte Paolo Gentiloni Silveri, assente al Senato per precedenti, improrogabili impegni comunitari. C’entra per il semplice fatto che proprio per la forzata assenza di Gentiloni e la presenza invece di tanti colleghi accorsi a stringersi attorno a lui, Lotti ha dovuto o potuto pronunciare il suo breve ed efficace intervento di difesa dalla mozione grillina di sfiducia “individuale” al posto fisico del presidente del Consiglio. Egli ha parlato rigorosamente in piedi con la poltrona del capo del governo alle spalle, dicendo a brutto muso ai suoi avversari, con inconfondibile accento toscano, che non accettava lezioni di moralità, per il suo coinvolgimento nelle indagini sugli appalti della Consip, da un movimento fondato da un “pregiudicato”. Quale in effetti è Beppe Grillo per una sentenza di condanna definitiva rimediata con un incidente mortale avuto alla guida imprudente di un’auto in montagna.

D’accordo, quella del capo di 5 Stelle non è una condanna per violazione del segreto istruttorio o d’ufficio, che è il reato contestato a Lotti dopo che l’amministratore delegato della Consip ha raccontato agli inquirenti di avere saputo da lui, allora sottosegretario di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, di essere sotto inchiesta e intercettazione per gli appalti della centrale degli acquisti miliardari della pubblica amministrazione. Ma quella di Grillo, che ha la mania del casellario giudiziario intonso, è pur sempre una condanna, con qualche morto di mezzo, mentre quella di Lotti è solo nei desideri dei suoi avversari.

Il ministro non è stato neppure rinviato a giudizio. Ed ha già raccontato e spiegato agli inquirenti di non sapere assolutamente nulla di ciò che gli ha attribuito “l’ingegnere Marroni”, il suo ex amico – presumo – e amministratore delegato della Consip. Del quale non capisco neppure io -unica cosa che condivido di quelle dette dai grillini e loro comprimari – per quale ragione stia ancora lì, al suo posto, al vertice di un’azienda così grande, e di proprietà del ministero dell’Economia.

++++

Per una serata, o solo per quegli otto minuti di durata dello stringato intervento di Lotti, preparato sul treno che lo aveva riportato a Roma dalle nevi del Trentino, quanti hanno potuto collegarsi elettronicamente col Senato, o hanno poi potuto vedere la già ricordata foto del Manifesto, hanno quindi avuto l’impressione di una improvvisa, curiosa promozione di un modesto ministro dello Sport – modesto per le sue funzioni rispetto a quelle di tanti altri colleghi di governo – a presidente del Consiglio. O comunque all’uomo chiave del governo.

D’altronde, lo stesso Lotti ha giustamente ricordato ai suoi avversari di essere stato preso di mira solo per quello che rappresenta politicamente: “la stagione – ha detto – delle riforme”, gestita per più di mille giorni dal governo di Renzi ed ereditata dal governo Gentiloni.

I conti politici, in effetti, erano e sono questi. Il coinvolgimento del ministro dello Sport nelle indagini targate Consip erano e sono solo un pretesto. Sono, perché la faccenda non è finita con la bocciatura della mozione grillina, alla quale i fuoriusciti dal Pd, questa volta, ne hanno aggiunta un’altra, che dovrà essere ancora “calendarizzata”, sempre al Senato, per tentare la degradazione di Lotti col ritiro delle numerose deleghe, comprese quelle dell’editoria e del Cipe, affidategli dal presidente del Consiglio. Che però ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di arrivare alla “valutazione” pretesa dalle opposizioni. Fra le quali, a sorpresa, scopriamo pertanto che hanno deciso di arruolarsi anche quelli che sono andati via dal Pd, adottandone la sigla rovesciata di Dp, per difendere il governo – sentite, sentite – dai progetti renziani di elezioni anticipate.

++++

I 161 voti contro la mozione grillina, e quindi favorevoli a Lotti, equivalgono alla maggioranza assoluta del Senato, composto di 315 eletti e cinque fra membri di diritto e a vita, di nomina presidenziale. Ciò significa che il capogruppo del Pd a Palazzo Madama ha vinto la scommessa di una vittoria sui grillini e comprimari con le sole forze della maggioranza di governo, per quanto comprensive dei senatori di Denis Verdini indigesti anche ad un bel po’ di piddini.

Un altro fiasco dei grillini e comprimari è costituito dall’autocritica fatta da Lotti e da Zanda per i troppi cedimenti del Pd nel passato, anche di conio renziano, al giustizialismo o al garantismo a targhe o giorni alterni, come dimostra il lungo elenco di ministri fatti dimettere per meno di un avviso di garanzia.

La stessa mozione di sfiducia individuale,  inventata proprio a sinistra nel 1995 per detronizzare un ministro troppo garantista della Giustizia come Filippo Mancuso, è ormai tanto abusata che Zanda ha posto il problema di “ripensarla”. Era ora.

Luca Lotti

Vi racconto il fiasco a 5 stelle della mozione contro Luca Lotti

Basterebbe, e avanzerebbe, una foto per rappresentare al meglio, più di qualsiasi commento o di un articolo “di colore”, come si chiamano quelli centrati sull’ambiente più che sul contenuto di un dibattito, per avere un’idea precisa di ciò che sono riusciti a combinare grillini e affini, di sinistra e di destra, nella serata di ammuina al Senato contro il giovane…

Grecia, perché il porto di Salonicco fa gola ai francesi

Italia, Germania, Cina, Qatar e ora Francia. La logistica in Grecia fa gola a mezzo mondo, dopo che finalmente la partita per le privatizzazioni nel paese si è aperta per davvero (tranne su Despa). Dopo Ferrovie dello Stato che hanno privatizzato le ferrovie di Treinose, gli italiani di Grimaldi che hanno acquistato 1.800 azioni della Minoan Lines SA, i tedeschi…

Leonardo, cosa pensa Mauro Moretti di Finmeccanica

“Sono particolarmente orgoglioso di presentare oggi agli azionisti una società radicalmente diversa dal passato: più trasparente, snella, concentrata, efficace, efficiente e dalla solida struttura patrimoniale” ha esordito ieri nel presentare i conti 2016 del gruppo Mauro Moretti, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo che quest’anno torna al dividendo – 0.14 per azione - dopo 6 anni; ovvero una cedola da…

Mauro Moretti aeronautica

Leonardo, cosa succederà al settore aeronautica nel 2017

"Nel 2017 sono attesi ricavi sostanzialmente in linea con quelli del 2016, con la crescita dei volumi di produzione della Divisione Velivoli correlata al contratto EFA Kuwait che compensa la flessione dei volumi di attività su alcuni programmi della Divisione Aerostrutture, tra i quali l’A380". E' uno dei passaggi contenuti nel documento di consuntivo 2016 e di previsione per gli…

elicotteri Mauro Moretti Exomars finmeccanica

Finmeccanica, ecco come va il settore elicotteri con Leonardo

"I ritardi e le difficoltà commerciali hanno condizionato le produzioni di AW189 e AW13". E' quanto si legge tra l'altro nella relazione sul bilancio 2016 del gruppo Leonardo/Finmeccanica approvato ieri dal consiglio di amministrazione della società presieduta da Gianni De Gennaro e guidata dall'amministratore delegato, Mauro Moretti. Ecco la parte della relazione che riguarda il settore degli elicotteri, nell'ambito degli…

Angelino Alfano e Danila Subranni, call center

I call center e l'Albania, ecco gli incroci fra politica industriale e politica estera

Ognuno di noi, più o meno volontariamente e frequentemente, entra in contatto con i call center e quindi vale la pena sapere come potrebbero evolvere alcune condizioni del servizio. Erano gli ultimi giorni del 2016 quando un’emergenza chiamata Almaviva creava il contesto favorevole per un’azione di politica industriale nel settore dei call center in due atti: il primo, per mezzo…

biagi, lavori del futuro Sacconi

Chi e come ha ricordato Marco Biagi

Aggiornare il welfare italiano all'era dell'industria 4.0 e serrare i ranghi tra le varie forme di previdenza, ripensandone la geografia e l'architettura. In mezzo, la questione voucher, su cui il governo non ha ancora sciolto le riserve in merito a possibili correttivi, in vista del referendum del 28 maggio. Di tutto questo si è parlato nel corso di un convegno…

LUIGI DE MAGISTRIS , napoli

Cosa succede davvero a Napoli (oltre la propaganda di De Magistris)

A Napoli, passata la bufera di sabato 11 marzo, restano ancora le macerie non solo materiali ma anche politiche di una città alla deriva, che sta smarrendo quel fragile legame con le istituzioni civiche, tuttora vivo in tanti napoletani sinceri e onesti, che per amore della propria città non si sono mai arresi, manifestando tolleranza e comprensione e dimostrando voglia…

Dieselgate, dopo Volkswagen è la volta di Audi. Tutti i dettagli

Se l’era immaginata ben diversa la giornata di ieri, Rupert Stadler, ceo dell’industria automobilistica Audi, che fa parte del gruppo Volkswagen. Per il 15 marzo era stata fissata la conferenza stampa per annunciare i dati di bilancio 2016. Dati di cui essere decisamente soddisfatti. Peccato che poi una piccola armata di 80 tra magistrati, inquirenti e forze di polizia abbiano…

Berlusconi, atlantismo, biotestamento, ippolito, bipolarismo

Come vedo il nuovo bipolarismo

Uno dei temi certamente più suggestivi e interessanti oggi è la questione dei nuovi scenari politici che si va delineando a livello mondiale proprio nella seconda parte di questo nostro decennio. La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, la forte affermazione dei movimenti nazionalisti in Francia, in Germania, in Inghilterra e i consolidati sovranismi dell’est esortano ad aprire una…

×

Iscriviti alla newsletter