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Viviamo in un’era in cui le nostre vite sono sempre più interconnesse, mentre il nostro stesso modello di vita è minacciato. Come europei, in particolare, ci scopriamo più vulnerabili dal punto di vista economico, ambientale e della sicurezza: tre argomenti che hanno molto a che fare col modo con cui ci procuriamo e consumiamo l’energia.

Finora l’Europa ha tuttavia attuato politiche energetiche contraddittorie, come testimoniano due esempi clamorosi. Il primo riguarda il carbone (il principale produttore di CO2 e inquinanti): mentre da un lato abbiamo fatto enormi investimenti nelle fonti rinnovabili, in Germania (ma anche in Polonia, Spagna e Grecia) oggi si brucia più carbone che mai in passato. Con la conseguenza che come europei sopportiamo sia i costi per ridurre le emissioni che le emissioni più elevate. Il secondo esempio riguarda il nucleare: in questi anni messo al bando anche in Germania per gli irrisolti problemi di sicurezza e di controllo dei costi, viene invece ora sovvenzionato non solo in Francia ma anche in Gran Bretagna. Con la conseguenza che come europei sopportiamo sia i rischi di questa tecnologia che i costi del suo smantellamento.

Anche nell’energia è dunque giunto il tempo perché l’Europa cambi passo e coordini le proprie politiche in modo da non sprecare risorse in iniziative dagli esiti controproducenti, e punti invece a realizzare soluzioni che rispondano meglio alle aspettative dei cittadini e alla sfida ambientale, che si giocherà in larga parte proprio nel campo dell’energia.

La buona notizia è che la strada per farlo è ora aperta, grazie alla confluenza di due grandi progressi tecnologici. 1) Da un lato ci sono le due più grandi rivoluzioni del settore negli ultimi venti anni: una nella produzione di elettricità da fonti rinnovabili e l’altra nel modo di estrarre e di utilizzare il gas per produrre elettricità. Questo rende oggi possibile produrre elettricità “pulita” a più basso costo, spianando anche la strada per usare l’elettricità in settori prima serviti esclusivamente dal petrolio (nei trasporti, con la mobilità elettrica; nel riscaldamento, con le pompe di calore elettriche; nelle cucine, con i piani di cottura a induzione). 2) Dall’altro lato c’è la rivoluzione digitale, che trasformerà questa industria non meno di quanto abbia già fatto per telefonia, editoria, finanza, musica o entertainment. Pensiamo ad esempio ai termostati o alle batterie intelligenti (caricabili quando c’è eccesso di offerta di elettricità, ad esempio per il forte vento): grazie alla possibilità di misurare e regolare la produzione e i consumi di qualsiasi apparato, le tecnologie digitali consentiranno anzitutto di abbattere sia la quantità che il costo dell’energia prodotta e consumata, e accompagneranno lo sviluppo dell’autoproduzione rinnovabile da parte dei consumatori. Non solo: poiché le reti elettriche dovranno essere sempre più digitalizzate, le si potrà utilizzare anche per nuovi servizi (dal coordinamento del traffico alla fornitura di connettività) utili a decongestionare e a migliorare la vita urbana. Infine, il digitale mette nelle mani di cittadini e imprese informazioni e strumenti per scegliere il proprio fornitore di energia in modo semplice e trasparente, riducendo le opacità e aumentando la concorrenza, l’innovazione e lo sviluppo di nuovi servizi nel settore (già oggi semplicemente utilizzando in rete un comparatore di offerte si può risparmiare più del 15% sulla bolletta di elettricità e gas).

Ecco dunque la strada che l’Europa dovrebbe imboccare: più rinnovabili e gas per produrre elettricità, elettricità anche nei trasporti e negli edifici, e forte digitalizzazione dell’energia per ridurre i consumi e stimolare l’innovazione continua.

E su queste prospettive l’Italia è, una volta tanto, meglio attrezzata rispetto ai suoi partner europei. Abbiamo infatti una delle più alte percentuali di penetrazione di rinnovabili e gas nella produzione elettrica, delle infrastrutture e una posizione geografica che possono rendere l’Italia un vero e proprio snodo continentale del gas, e una rete elettrica tra le più robuste e capillari d’Europa. Infine, nel software e nel digitale abbiamo una rete di piccole-medie imprese e una capacità di innovazione che possono essere messi al servizio anche dell’energia.

L’Italia ha quindi la straordinaria occasione di prendere la leadership di questo processo di trasformazione, facendo valere queste ragioni in Europa e nella nostra politica energetica nazionale. E poiché questa trasformazione amplierà possibilità di scelta, ruolo e potere dei clienti (come è già accaduto in tanti altri settori che hanno affrontato prima dell’energia la rivoluzione digitale), occorre partire da una vera liberalizzazione del mercato finale dell’energia, che lo renda più competitivo e contendibile. E da un salto culturale da parte delle aziende e dei regolatori di settore, per mettere finalmente il cliente al centro di questo mercato.

Gianfilippo Mancini – CEO Sorgenia

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