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Anche se la trattativa con Bce e Dg Comp resta aperta con esiti tutti da definire, Banca Mps si prepara ad avviare l’asta per la cessione del portafoglio di non performing loan. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, appena incassate le autorizzazioni gli advisor Mediobanca e Lazard invieranno agli investitori i teaser, cioé le lettere di invito, passo iniziale del processo di dismissione.

La mossa è attesa in tempi brevi e già oggi il dossier è nel radar di alcuni grandi investitori internazionali specializzati nel mondo distressed come Cerberus, Pimco, Apollo e Fortress, ma altri soggetti potrebbero aggiungersi. È insomma possibile che le offerte non vincolanti siano particolarmente numerose, mentre la scrematura avverrà per quelle vincolanti.

L’istituto senese guidato da Marco Morelli ha deciso di deconsolidare subito gli oltre 28 miliardi lordi di non performing loan attraverso un’operazione già impostata. Nelle scorse settimane era stata presa in considerazione la possibilità di cedere anche gli incagli, allargando notevolmente lo stock, ma al momento sembra che questa possibilità non sia più prevista. Anche perché la direttiva Brrd (che disciplina la procedura delle ricapitalizzazioni precauzionali) vieta di utilizzare denari pubblici per coprire le perdite pregresse o future, per le quali si deve invece ricorrere al patrimonio e alle risorse derivanti da operazioni di liability management.

Allargare ulteriormente il perimetro della cessione rischia insomma di assorbire troppo capitale e di non essere compatibile con le richieste delle autorità europee. Sarà comunque decisivo non perdere troppo tempo perché nel frattempo il portafoglio di npl potrebbe crescere con nuovi passaggi da incaglio a sofferenza.

Il modello della cessione è analogo a quello annunciato a dicembre da Unicredit con il progetto Fino (Failure Is Not an Option). La rinuncia allo strumento della cartolarizzazione sembrerebbe dettata dalla necessità di chiudere al più presto l’operazione. Anche se con servicer esperti una Gacs può essere completata in tempi ragionevoli, la sensazione è che l’autorità di vigilanza non voglia perdere altro tempo dopo il fallimento del piano di Jp Morgan.

Al momento, però, manca ancora qualche elemento per chiarire sino infondo la struttura del deal. Se il deconsolidamento integrale è un punto fermo, resta aperta la possibilità che la banca senese possa essere azionista del veicolo cui saranno ceduti i portafogli. In tal caso si avrebbe una perfetta riedizione del progetto Fino di Unicredit.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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