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Il risultato di domenica è lo specchio di un nuovo bipolarismo. La Francia si trova di fronte a una ricomposizione del paesaggio politico, nel quale sfumano le differenze destra-sinistra e ne emergono di nuove. I partiti classici di governo sono in crisi: i due partiti storici, il partito post-gaullista e quello socialista sono passati dal 60% a circa il 26% dieci anni dopo e questo dà l’idea della forza del fenomeno in atto. Formiche.net ne ha parlato con Francesco Ronchi, docente a Science Po Paris e vice capo gabinetto del presidente del gruppo Socialisti e Democratici al Parlamento europeo.

“Siamo di fronte a un voto di cambiamento radicale, si è passati da un sistema bipolare a uno a quattro versanti. La sinistra radicale, un’area centrale, la destra classica e l’estrema destra”, dice Ronchi. E i due vincenti non rappresentano più la dicotomia destra-sinistra, ma la contrapposizione fra una società aperta e una chiusa, in un bipolarismo simmetrico e inedito: “Il nuovo bipolarismo Le Pen-Macron è geometricamente perfetto, sono opposti sia come programma che come elettorato. Il voto per Macron rappresenta la Francia che sta bene, con un diploma di istruzione elevato, un reddito alto e che geograficamente si posiziona nelle grandi città e nell’ovest, area che ha conosciuto una crescita sia economica che demografica. Il voto per Le Pen è invece il volto della Francia che sta male, con un livello di istruzione più basso, un voto operaio, e si posiziona nell’est, che ha affrontato negli ultimi decenni la deindustrializzazione, quindi sono voti specularmente opposti”.

I DISCORSI POST ELETTORALI DI LE PEN E MACRON

“Le Pen l’ha detto chiaro: è un voto di insurrezione, la Francia che sta male contro quella delle élite. Macron invece ha fatto un discorso più consensuale”, continua Ronchi “ma ciò che mi ha colpito è che non ha fatto un discorso anti-lepenista. Il problema del suo discorso è che ha detto: unitevi a me, io ci sono. Il che non è abbastanza per sedurre gli elettori che non l’hanno votato. Poi ha proseguito: non importa da dove venite, importa dove andremo. Si è rivolto più al ceto politico, per costruire una maggioranza parlamentare, che agli elettori, dando per scontata la vittoria. Non vuole sfruttare il voto anti Le Pen perché sa che non è abbastanza, ma è mancato un proponimento positivo. E’ stato un discorso passivo”.

LA SPACCATURA DEL PARTITO SOCIALISTA

Dai risultati di ieri emerge anche la sconfitta del partito socialista, che risponde a questioni specifiche francesi, che riguardano l’eredità del governo Hollande, ma anche alla situazione complessiva europea: “Le elezioni francesi arrivano dopo quelle in Olanda, in cui il partito laburista ha conosciuto una traiettoria elettorale simile anche numericamente ai socialisti francesi”, spiega Ronchi: “Se la linea di frattura non è più fra destra e sinistra, ma fra società aperta e chiusa, universalismo e particolarismo nazionalista, il partito socialista viene spaccato in due. Una parte, l’elettorato popolare, è più sensibile a richiami identitari, che han preso la forma soprattutto di Jean-Luc Mélenchon e un’altra, significativa e maggioritaria, ha sentito invece il richiamo del candidato Macron. Questo avviene ovunque in Europa occidentale”.

LE PREVISIONI

“Le chance che Macron perda sono basse, perché la Le Pen è andata meno bene rispetto alle aspettative, ma Macron non deve sottovalutare che la somma dei candidati anti apertura arriva al 50%, mettendo insieme Melenchon, Le Pen e i piccoli candidati estremisti, più a sinistra di Melenchon. Parliamo di candidati che non sono contro l’unione economica e monetaria, ma contro l’Unione Europea”. Sembra prospettarsi uno scenario difficile da gestire politicamente, in caso di vittoria di Macron: “C’è la possibilità che si arrivi ad avere un presidente aperturista con un paese che però ha dato segnali di volontà di chiusura”, precisa. Dalla sua, Macron ha la carta del rinnovamento: “Vero o falso che sia, molti elettori lo hanno votato per questo, come rinnovamento ragionevole. Senza però concentrarsi troppo sul suo programma. Non è chiaro a cosa auspichi questo rinnovamento, ci sono richieste molto contraddittorie da questo punto di vista”.

COSA DOVRANNO FARE I DUE CANDIDATI PER VINCERE AL BALLOTTAGGIO 

“La Le Pen ha addosso un’etichetta di estrema destra che le impedisce di superare una certa soglia, per cui probabilmente non vincerà, ma in questa fase deve marcare l’elemento l’elemento distintivo élite versus popolo. Macron invece deve scrollarsi di dosso l’immagine elitistica e in parte tecnocratica di rappresentante della Francia che sta bene”.

COME SI RIUSCIRÀ A FORMARE UNA MAGGIORANZA NELLE LEGISLATIVE

Il momento presidenziale in Francia è decisivo e rappresenta l’ossatura delle fasi elettorali successive, in particolare delle elezioni legislative. Cosa accadrà? “Di solito il traino della vittoria presidenziale è talmente forte che automaticamente si crea una maggioranza presidenziale, bisogna vedere se anche in un quadro di ricomposizione radicale come quello delle elezioni di ieri, peserà in maniera significativa”.

 

Analisi degli elettorati di Macron e Le Pen

Il risultato di domenica è lo specchio di un nuovo bipolarismo. La Francia si trova di fronte a una ricomposizione del paesaggio politico, nel quale sfumano le differenze destra-sinistra e ne emergono di nuove. I partiti classici di governo sono in crisi: i due partiti storici, il partito post-gaullista e quello socialista sono passati dal 60% a circa il 26%…

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