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Ieri nel corso del congresso tenutosi a Colonia, il partito populista di destra Alternative für Deutschland (AfD) ha designato i due candidati di punta che manda in campo a disputare la campagna elettorale per il nuovo Bundestag. Si tratta della 38enne Alice Weidel e del 76enne Alexander Gauland. Mentre Gauland con il suo lungo passato nella CDU è un volto noto della scena politica, Weidel, di professione consulente aziendale, omosessuale, che convive in una coppia di fatto e due bambini, fino a ieri era assai meno conosciuta al grande pubblico. I giornali tedeschi scrivono di una strana coppia mandata in campo. Ma forse nemmeno tanto, visto che entrambi virano più verso uno sbilanciamento a destra.

Come scrive la Süddeutsche Zeitung, questo congresso avrebbe potuto essere l’occasione per l’AfD di correggere un po’ il tiro, di contrastare le correnti più dichiaratamente di destra. Così non è stato. Perché Weidel è un volto nuovo, ma ideologicamente parlando, non fa certo parte dell’ala moderata. E non ha lasciato dubbi in proposito. Nel suo discorso ai delegati, tenuto dopo l’elezione a candidato di punta, Weidel ha immediatamente tirato fuori le unghie: “La correttezza politica deve finalmente finire tra i rifiuti della storia”; “Ai turchi che hanno votata a favore della riforma presidenziale di Erdogan consiglio di tornarsene nel loro paese” questa alcune delle sue frasi. Mentre quel che riguarda il controverso Björn Höcke, messosi ripetutamente in luce con arringhe dallo sconcertante retrogusto nazionalsocialista (ma ciò nonostante applaudito da chi lo stava a sentire), Weidel ha detto che lo sosterrà in campagna elettorale. Il che è stato come uno schiaffo a viso aperto per Frauke Petry. Eva contro Eva. E a sentir parlare Weidel ieri con piglio e tono marziale, ci si potrebbe anche arrischiare nella previsione che possa essere lei la Marine Le Pen, il nuovo volto della destra tedesca.

Un’aspirazione, quella di diventare il volto di questa destra, che deve aver nutrito fino all’altro ieri anche la leader Frauke Petry. In passato aveva anche cercato il contatto diretto con Marine Le Pen e volentieri si è mostrata insieme alla leader del Front National. Inoltre, non è detto che i tentativi di Petry di apporre una patina più moderata all’AfD, non siano stati ispirati dalla strategia adottata tempo addietro da Marine Le Pen. Come si sa Le Pen, dopo aver ereditato la guida del partito dal padre, l’aveva espulso per le sue idee apertamente vetero fasciste e xenofobe. Una decisione presa, presa più per paura che queste posizioni potessero nuocere al FN, che per un vero dissenso ideologico. Anche Petry teme che le uscite di Höcke possano nuocere al partito per questo ne aveva chiesto l’espulsione. Richiesta non accolta.

E così Petry nei giorni scorsi aveva provato a giocare il tutto per tutto. Ancora venerdì lasciava intendere di potersi anche sfilare del tutto dalla direzione del partito, irritata e sconcertata dalle tendenze sempre più marcatamente destrorse dell’AfD. Qualche giorno prima aveva già annunciato un passo indietro, che non avrebbe più agito in prima fila. Ora però, visto come sono andate le cose a questo congresso, ha cambiato idea. Soprattutto dopo la sonora sconfitta che i 600 delegati giunti a Colonia le ha inflitto. Petry aveva chiesto che sabato, all’apertura del congresso, si votasse la sua mozione che prevedeva l’abolizione del veto circa possibili future coalizioni di governo con altri partiti. Insomma chiedeva un’apertura da parte dell’AfD verso una politica più realista. “Chi ci vota, vuole anche una possibilità di vederci al governo”. Ma la sua mozione non ce l’ha nemmeno fatta a essere inserita nell’ordine del giorno. Una decisione che lì per lì ha lasciato Petry pietrificata, come mostravano le inquadrature impietose delle telecamere. Un choc da quale si è però subito ripresa e alla domanda dei reporter se ora pensava di gettare la spugna definitivamente, lei battagliera come sempre, nonostante il suo avanzato stato di gravidanza, rispondeva no e aggiungeva: “Nei prossimi mesi il partito si renderà conto che una chiusura verso l’esterno non può che essere controproducente per chi mira a essere eletto”. E ancora, rivolta a Jörg Meuthen, l’altro leader dell’AfD, che le si è messo contro: “Non basta certo un discorso fatto al congresso, per condurre con successo una campagna elettorale”.

Alexander Gauland dopo l’elezione sua e di Weidel a candidati di punta ha provato a porgere la mano a Petry dicendo che “abbiamo bisogno di te”. Lei ha risposto con un sorriso a denti stretti. Sa di aver perso sonoramente. Ma non è detta l’ultima parola. Ora Weidel e Gauland devono riuscire a tenere insieme l’AfD. Visti gli appetiti di Gauland non è però detto che riescano a fare squadra. Solo che Weidel appare assai meno gracile e tatticamente più astuta di Petry (della quale si diceva fosse alleata).

Come in Germania AfD con Weidel e Gauland ha rottamato Petry

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