Skip to main content

L’impatto percepito del terrorismo è enormemente maggiore della realtà. In Occidente, tra il 2000 e il 2015 (incluso l’11 settembre 2001), la probabilità di morte per terrorismo è stata inferiore a quella per fulmine o per caduta accidentale nella vasca da bagno. Il terrorismo mantiene però la capacità di creare un devastante effetto-panico. Esso si attenua con il tempo, eccetto in un caso: quando l’attentato si verifica in periodo elettorale, come è avvenuto la scorsa settimana a Parigi. La scienza politica è portata a sottostimare l’effetto delle emozioni, rispetto a quello delle ideologie.

Il recente attentato sugli Champs-Elysées, compiuto mentre i candidati francesi erano impegnati nell’ultimo confronto televisivo, ci ricorda esattamente questo. L’impatto del terrorismo è amplificato dai media. Il primo ha bisogno dei secondi per amplificare i suoi effetti di terrore e fornisce al contempo ai secondi l’opportunità di disporre di immagini e di notizie drammatiche, che ne espandono l’audience e il valore commerciale. L’impatto elettorale di un attentato segue nei media un copione simile a quello di un film giallo. All’inizio predomina il dramma, cioè le forti emozioni su cui si gettano a pesce commentatori e analisti spesso improvvisati. Opinione pubblica e istituzioni sono confuse e disorientate. I responsabili politici sono obbligati a rapide risposte, anche in assenza di elementi certi e di analisi razionali.

Le informazioni sono spesso contraddittorie e scomposte. Tutti utilizzano l’evento per aumentare il proprio consenso o minimizzare le critiche sul loro operato. Stenta così a manifestarsi la seconda fase del copione: quella delle risposte razionali e rassicuranti. Il caso più studiato è quello delle elezioni spagnole del 14 marzo 2004, precedute di soli tre giorni dagli attentati a Madrid. Si prevedeva che il partito popolare le vincesse. Invece, le perse nettamente. Alcuni analisti affermano che fu dovuto agli attentati. Altri, alla disastrosa gestione della comunicazione da parte del governo. Altri ancora al discusso intervento spagnolo in Iraq; per evitare che i socialisti affermassero che gli attentati erano legati all’intervento militare, il governo dichiarò subito che era opera dei baschi. La responsabilità degli islamisti venne però subito a galla. Gli elettori si persuasero che il governo manipolasse l’informazione e che li ingannasse. L’iniziale reazione patriottica, che aveva rafforzato i popolari, si rovesciò completamente.

Analisi effettuate negli Usa, in occasione delle elezioni presidenziali del 2004, conclusero che gli impatti di un attentato sui voti variano grandemente. La reazione dipende dal livello della cultura della sicurezza dell’opinione pubblica, dalla fiducia nelle istituzioni e dalla credibilità della comunicazione istituzionale. Le analisi hanno allora concluso che per bin Laden era indifferente una vittoria elettorale di Bush o una di Kerry e che la tempistica degli attacchi non potesse comunque essere modulata sulle scadenze elettorali. Resta l’interrogativo su come un attentato influisca sulle votazioni. Di certo, taluni partiti ne sono avvantaggiati e altri danneggiati. Ogni previsione è difficile. Dipende non tanto dall’attentato, quanto dalla gestione della comunicazione da parte sia del governo, sia dell’opposizione; quindi dalla comunicazione.

Il divario tra percezione e realtà è determinata soprattutto dalla Tv, con le sue ripetute immagini di morte, panico e reazioni scomposte. I media hanno una naturale tendenza a drammatizzare e trasformare ogni evento in spettacolo. Le emozioni forti aumentano l’audience. I media trovano uno spazio vuoto determinato dall’inevitabile confusione iniziale e dal disorientamento delle istituzioni. La strategia adottata nel Regno Unito, ammaestrato dai ripetuti attentati dell’Ira, di riservare ogni notizia alla conclusione delle indagini, appare la migliore per evitare le distorsioni che un attentato provoca sul comportamento elettorale. È tale strategia praticabile in Italia, data la frammentazione e la conflittualità fra le istituzioni, la scarsa fiducia nella classe politica e la tendenza all’emotività? Esse verrebbero sfruttate nella lotta elettorale, aumentando l’effetto di un attentato.

A parer mio, il problema è gravissimo, poiché un attentato inciderebbe grandemente sul voto. Esso potrebbe esserne stravolto. Il suo risultato sarebbe contestato e delegittimato. Le misure che potrebbero essere prese per attenuare tali impatti negativi sono sia preventive, sia di gestione istituzionale della comunicazione di emergenza. Quelle preventive dovrebbero riguardare il rafforzamento dell’organizzazione delle comunicazioni di emergenza nella presidenza del Consiglio dei ministri. Essa dovrebbe disporre anche di un settore in grado di controllare l’impatto delle varie comunicazioni sulle tendenze elettorali. Ordini professionali e direzioni dei giornali e delle reti televisive dovrebbero poi frequentare stage sulla gestione delle emergenze.

Dovrebbero, infine, essere previste misure repressive contro chi diffonde allarmismi o false notizie. La rilevanza del fatto sulla tenuta stessa della democrazia giustifica la temporanea limitazione delle libertà d’informazione. Se la situazione dovesse sfuggire al controllo, la presidenza potrebbe essere delegata al posticipo delle elezioni, da disporre con decreto legge. Occorre poi evitare il pericolo che chi ha il controllo delle informazioni le manipoli a proprio favore. Un team trasversale di personalità credibili, definite in anticipo, dovrebbe coadiuvare la presidenza del Consiglio nella gestione dell’informazione. Il pubblico dovrebbe essere preparato con la diffusione di qualche simulazione sull’impatto elettorale di un attentato. Ciò contribuirebbe a rafforzare la cultura della sicurezza nel nostro Paese, centrale per contenere le distorsioni elettorali di un attentato.

CARLO JEAN, Isis, iran

Ecco come l'attentato Isis a Parigi ha influenzato le elezioni presidenziali in Francia

L’impatto percepito del terrorismo è enormemente maggiore della realtà. In Occidente, tra il 2000 e il 2015 (incluso l’11 settembre 2001), la probabilità di morte per terrorismo è stata inferiore a quella per fulmine o per caduta accidentale nella vasca da bagno. Il terrorismo mantiene però la capacità di creare un devastante effetto-panico. Esso si attenua con il tempo, eccetto…

trump stato islamico, isis, al qaeda

Come si articola la galassia jihadista

Di Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte

Parigi, Bruxelles, Orlando, Nizza, Berlino, Londra, Stoccolma, le città occidentali sotto attacco: nel Vecchio continente, così come negli Stati Uniti, cresce il timore di attentati. A partire dall’attacco alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo nel gennaio 2015, passando poi per quelli coordinati compiuti in più punti di Parigi in una sera del novembre 2015 e di Bruxelles in una…

Come e perché Beppe Sala e Nicola Zingaretti si smarcano da Matteo Renzi

I sondaggi in vista delle primarie Pd del prossimo 30 aprile continuano a premiarlo in modo netto, l'ultimo di Index Research lo accredita del 62% dei consensi contro il 28% di Andrea Orlando e l'11 di Michele Emiliano. Eppure per Matteo Renzi la questione del controllo del partito e del rapporto con molti esponenti anche di punta dei territori continua a…

malgieri, francia, marine le pen

Vi racconto la sguaiata campagna elettorale per le presidenziali in Francia

I fari dell'Occidente sono accesi sulle più drammatiche, convulse, incerte elezioni presidenziali della Quinta Repubblica francese. Nessuno immaginava alla vigilia della competizione, partita con largo anticipo rispetto alla consuetudine, che i candidati ed i cittadini si sarebbero trovati davanti all'ignoto, impauriti e frastornati. Il ripetersi degli attacchi jihadisti negli ultimi tre anni ha cambiato lo spirito del Paese profondamente, mentre…

L'UE intervenga per fermare Kadirov in Cecenia

Sono passati diversi giorni da quando è stato fatto trapelare che in Cecenia erano stati allestiti campi di concentramento per imprigionare, torturare e in certi casi uccidere, gli omosessuali. Questo orrore è stato documentato da un giornale locale che è stato poi preso di mira dal regime locale. Kadirov, il Presidente Ceceno, avrebbe dichiarato, inoltre, di voler sterminare tutti gli…

Perché gli Usa vogliono arrestare Assange per le rivelazioni di Wikileaks

Il procuratore generale Jeff Sessions ha detto in conferenza stampa giovedì che l'arresto di Julian Assange è "una priorità": "Professionisti che sono stati nel settore della sicurezza degli Stati Uniti per molti anni si scandalizzano per il numero di leaks [usciti] e alcuni di loro sono molto gravi. Quindi sì , è una priorità. Abbiamo già cominciato a intensificare i nostri…

marco bentivogli

Tutta la verità di Marco Bentivogli sul sindacato italiano

Considero Marco Bentivogli uno dei dirigenti più preparati e lungimiranti del sindacalismo confederale italiano, e anche questa volta non mi ha deluso. In un articolo pubblicato sul Foglio (12 aprile) il segretario dei metalmeccanici della Cisl ribadisce una verità elementare, ma pervicacemente contestata da tutti i neoluddisti del terzo millennio: ogni rivoluzione tecnologica comporta la nascita di lavori nuovi e,…

islam, Jidideh califfato, barcellona

Attentato Isis a Parigi, la strana storia di Karim Cheurfi

È subito polemica per le rivelazioni su Karim Cheurfi, l’attentatore che giovedì sera a Parigi ha attaccato la polizia sui Campi Elisi, causando la morte di un agente e il ferimento di altri due. Cheurfi, 39 anni, nato a Parigi e residente nel comune di Chelles, a 30 chilometri dalla capitale, aveva un passato da criminale incallito: quattro condanne, una…

Graziano Delrio e Raffaele Cantone

Paolo Gentiloni, Raffaele Cantone, la cantonata e i balletti fra magistrati

Spero che a nessuna Procura della Repubblica, né a Trani, dove hanno già fatto cose del genere, né altrove venga ora la tentazione di aprire un’inchiesta a carico dell’agenzia americana Fitch Ratings. Che ha appena tolto quell’unica + accanto alle tre B assegnate all’Italia, facendoci quindi scendere di un gradino nella valutazione internazionale di affidabilità. E ciò a causa del…

Cosa pensano i mercati di Mélenchon

L’avversione al rischio è aumentata la settimana scorsa. Il franco svizzero e lo yen si sono apprezzati negli ultimi giorni e il rendimento decennale Usa è circa pari al 2,2%. Come detto all’inizio dell’anno, i rendimenti globali in genere tendono a registrare un calo per alcuni trimestri dopo dei rialzi significativi (+120bp per il decennale USA lo scorso anno). Inoltre,…

×

Iscriviti alla newsletter