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Un tessuto di PMI ancora debole al Sud e prevalentemente caratterizzato da imprese di piccolissime dimensioni: è infatti oltre il 90%  dell’1,6 milioni di imprese attive nel Mezzogiorno ad avere meno di 10 addetti, una percentuale ben più alta dell’80,5% del Centro-Nord. Sebbene resti contenuto (16,9% contro il 22,8% del Centro-Nord), il numero di società di capitali risulta aumentato nel corso dell’ultimo anno, ed anche in misura piuttosto significativa; sono circa 16.000 le nuove società di capitali nate nel corso dell’anno, corrispondente ad un tasso di crescita del 5,8%. Segnale positivo che mostra non solo il consolidarsi di un certo dinamismo a livello imprenditoriale nel Meridione, ma anche la tendenza – frutto, sicuramente, dell’introduzione delle Srl semplificate – ad adottare forme societarie più complesse della semplice ditta individuale, prevalentemente diffusa tra le imprese del Sud Italia.

Si confermano, per il 2015, i segnali positivi già emersi nel 2014 per le PMI, con conti economici più in salute ed indicatori di solidità più forti. Resta relativamente, e come da tradizione, più contenuta la vocazione industriale delle imprese meridionali rispetto a quelle presenti al Centro-Nord; tuttavia, il Rapporto PMI 2017 – redatto da Confindustria in collaborazione con Cerved e l’Unione degli Industriali di Napoli – rileva un certo dinamismo delle PMI industriali meridionali. Infatti, sebbene la crisi abbia in generale colpito piuttosto pesantemente il sistema imprenditoriale, le PMI industriali sembrano essere un buon motore nel recupero della performance nel Sud Italia. Nonostante i bassi margini di redditività, queste appaiono, infatti, più solide della media: come gli autori stessi del rapporto affermano, sembrerebbe che “gli anni di crisi hanno, in sintesi, operato un processo di ristrutturazione, selezione e adattamento delle PMI meridionali a tutto tondo, che ha lasciato nel mercato le più robuste, riducendo ma migliorando la competitività del tessuto imprenditoriale”.

I dati più interessanti che emergono dal rapporto riguardano, tuttavia, i timidi ma significativi segnali provenienti dall’innovazione: iniziano, infatti, ad essere consistenti anche al Sud i numeri relativi a start-up e PMI innovative, che complessivamente occupano oltre 23.000 addetti e fatturano quasi 3 miliardi di euro. Le attività hanno a che fare principalmente con l’ambito del mobile e dell’eco-sostenibilità – dove si concentra quasi la metà delle start-up ed il 60% delle PMI – ma comunque in generale i settori interessati sono prevalentemente tutti settori che presentano grosse potenzialità e che sono i protagonisti della rivoluzione Industria 4.0, oramai già in atto.

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Il 2017 è un anno chiave per il Mezzogiorno per una serie di motivi: per far sì che anche al Sud attecchisca la strategia Industria 4.0 e per far decollare la nuova programmazione 2014-20 dei Fondi strutturali, stimolando gli investimenti sia pubblici che privati e, al tempo stesso, migliorando l’accesso al credito ed agli strumenti finanziari. Tutte azioni e buoni propositi che vanno in un’unica direzione: consolidare i segnali (positivi) che stanno arrivando, prima di tutto delle PMI che costituiscono a tutti gli effetti la “spina dorsale” del nostro Meridione, e promuovere un reale e duraturo sviluppo di quest’area.

2017: occhi puntati sul Mezzogiorno

Un tessuto di PMI ancora debole al Sud e prevalentemente caratterizzato da imprese di piccolissime dimensioni: è infatti oltre il 90%  dell’1,6 milioni di imprese attive nel Mezzogiorno ad avere meno di 10 addetti, una percentuale ben più alta dell’80,5% del Centro-Nord. Sebbene resti contenuto (16,9% contro il 22,8% del Centro-Nord), il numero di società di capitali risulta aumentato nel…

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