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Magnitudo 6,6. È stato a Norcia, in Umbria, l’epicentro del terremoto registrato la mattina del 30 ottobre. Le ultime scosse rientrano in un movimento del suolo iniziato lo scorso 26 ottobre. I dati sull’ultima scossa sono stati riportati dal sistema Geosdi e provengono dal sito Earthquakes.

Ecco analisi e spiegazioni del terremoto da parte di sismologi e geologi.

LA TEMPISTICA E GLI SCENARI

Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte ed una altro forte adiacente – spiegano i ricercatori del CNR-IGAG – possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi in Appennino centrale: “Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi”. Va però detto – concludono Messina e Billi – “che se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della facomunicaglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0”. (qui l’analisi completa dei ricercatori del CNR-IGAG)

L’ABBASSAMENTO DELL’APPENNINO

Le scosse di terremoto che il 26 ottobre hanno colpito le province di Macerata e Perugia hanno provocato un abbassamento del suolo di circa 18 centimetri. Tali deformazioni si sono verificate circa otto chilometri più a nord rispetto a quelle provocate dal terremoto di Amatrice del 24 agosto. Sono questi i risultati principali emersi dall’attività dei ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), relativa allo studio delle deformazioni del suolo e delle sorgenti sismiche focalizzata ora sugli eventi del 26 ottobre scorso.

FAGLIA E FAGLIE

Stefano Salvi, dirigente tecnologo dell’Ingv, ha spiegato che “i movimenti del suolo misurati dal satellite, insieme ad altri dati geologici e sismologici, sono ora in corso di analisi per elaborare dei modelli fisico-matematici tramite i quali sarà possibile individuare la faglia sorgente del terremoto e caratterizzarne l’attività profonda”, e che “i primi risultati sembrano indicare che la faglia attivata il 26 ottobre faccia parte della stessa struttura geologica che ha causato il terremoto di Amatrice”.

COSA SUCCEDE ALL’APPENNINO

L’Ingv ha confermato anche che si è trattato a partire dalle scosse del 26 ottobre di un movimento di tipo estensionale, tipico dei terremoti dell’Appennino, caratterizzato dallo “stiramento” dell’Appennino da Est a Ovest. La conferma del legame con il terremoto del 24 agosto nel Reatino si spiega perché “la sismicità – ha dichiarato Amato all’Ansa – riguarda la zona a Nord di Norcia, che corrisponde alla propaggine settentrionale dell’area che si è attivata in agosto”.

(Foto: Twitter)

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