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Cara minoranza dem, non avete il copyright della parola sinistra. È tutta qui la sfida politica, culturale e partitica di Matteo Renzi nel corso dell’assemblea del Pd. L’ex premier si è dimesso, quindi si indirà il congresso e Renzi si ricandiderà. In questo modo attese e auspici della minoranza dem sono di fatto sballottate.

Nel discorso di Renzi si possono rintracciare pagelline con buoni e cattivi. Tra i buoni ci sono Paolo Gentiloni (appoggio senza se e senza ma al governo in carica), gli ex segretari Walter Veltroni e Piero Fassino (elogiati e ringraziati), ma anche esponenti di governo come Teresa Bellanova (viceministro alle prese con le crisi aziendali e di lavoro) ed ex prodiani come Arturo Parisi.

Tra i “cattivi” tutti i dirigenti di spicco della minoranza interna come Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani (seppure mai citato espressamente), Michele Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi. La minoranza Pd e’ stata infatti bistrattata non poco da Renzi, il quale ha sottolineato come nelle ultime settimane ha tentato di venire incontro ai desiderata della minoranza ma nel frattempo gli esponenti della competente non renziana sono arrivate nuove – e contraddittorie – richieste.

Dall’intervento di Renzi non sono dunque arrivate aperture verso le ultime aspettative della minoranza Pd: il congresso si fa e l’ex segretario non lascia ma raddoppia, ossia si ricandida.

Ecco i passaggi più salienti dell’intervento di Renzi, mentre – come ha sottolineato l’editorialista Francesco Damato su Formiche.net – Emiliano, Rossi e Speranza hanno in mente un filotto per spodestare l’ex premier.

RISPETTO

“La parola chiave che propongo oggi è: rispetto”, dice Matteo Renzi, aprendo i lavori dell’assemblea. “E’ una delle parole più belle, richiama al guardarsi intorno, dentro, negli occhi”, sottolinea Renzi. “Avere rispetto è una delle prime cose che i genitori insegnano ai figli”, osserva Renzi. “Una comunità politica deve scegliere di rispettarsi sempre e praticare il rispetto nei confronti della comunità”, sottolinea.

FRATTURA

“C’è una frattura forte nella politica e nella società italiana, c’è un prima e un dopo il 4 dicembre. E io ne sono responsabile: il referendum è stato una botta per tutto il sistema Paese e noi dobbiamo rimettere in moto il Paese”. Dopo il referendum del 4 dicembre, aggiunge l’ex premier “è tornata la prima Repubblica ma senza la qualità della prima Repubblica, non riguarda solo il Pd, si stanno scindendo tutti, fratture che il proporzionale fisiologicamente esalta”.

BESTEMMIE

“Un partito deve scegliere di rispettarsi sempre e praticare il rispetto verso la comunità di militanti e iscritti che senza chiedere niente passano le serate a organizzare le campagne elettorali e le feste dell’unità e chiedono a noi di rispettarci. In questi mesi il Pd non si è rispettato, ha buttato del tempo, ha bestemmiato il suo tempo, ha perso l’occasione per parlare fuori. Guardiamoci negli occhi rispettandoci e proviamo a capire se esiste lo spazio per immaginare un domani”.

SCISSIONE

“La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce. La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno”, dice all’assemblea Pd, citando Blaise Pascal. “Scissione è una delle parole peggiori, peggio c’è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza”.

CONGRESSO

“Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no. Resti agli atti quel che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. All’ultima assemblea due amici storici mi hanno preso a male parole per dirmi ‘fai un errore’. A quel punto una parte della maggioranza e minoranza ha detto fermiamoci e mi sono fatto carico di non fare il congresso perché pensavo potessimo fare una campagna di ascolto insieme”.

POTERE

“C’è un altro punto per cui va fatto il congresso. E’ solo uno scontro di poteri, sì. Ma non nel modo che potete capire”, aggiunge Renzi citando l’articolo di Michele Serra su Repubblica. “C’è la legittima aspirazione a diventare segretario. Ma c’è di più: a chi appartiere il potere nel Pd? Quando si definisce il congresso come il luogo della conta e non della democrazia, si sta dicendo qualcosa che va contro il cuore del partito. La condizione per cui si può stare tutti dentro, non è la logica del veto, ma che il potere appartiene ai cittadini che vanno a votare alle primarie, non ai caminetti a Roma”, ha aggiunto Renzi.

GENTILONI

“Basta con la discussione e le polemiche sul governo. Faccio un applauso a Gentiloni che è qui, per quello che sta facendo con i ministri. E’ impensabile che si trasformi il congresso in un congresso sul governo. Sarebbe un errore allucinante per tutti”. Sottolinea Renzi. “Sul governo non ho cambiato idea, mi fa piacere che altri lo abbiano fatto passando dall’appoggio caso per caso all’appoggio fino a fine legislatura. Rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica”.

DIMISSIONI

“Per sistemare questa assurda situazione poteva valere la pena fare un passo indietro, ci ho pensato”, spiega Renzi. “Però ci ho pensato sul serio, perchè mai come questi due mesi e mezzo siamo stati laici nelle decisioni, abbiamo ascoltato tutti, ma accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, accettare che possa essere eliminata una persona, sarebbe un ritorno al passato. Noi stiamo insieme per confrontarci”, ha aggiunto.

LITIGI

“Tutti si sentano a casa nel Pd, anche di discutere e di litigare”. Ma a “chi per tre anni ha pensato che si stava meglio quando si stava peggio non dico che siamo nemici e neanche avversari, dico mettetevi in gioco”, afferma in maniera netta. “Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perché solo così si evita la scissione. Questa non è una regola del gioco democratico”.

CONCLUSIONE

“Non accetteremo mai, mai, mai e poi mai che qualcuno ci dica ‘tu non vai bene, tu nei sei parte di questa comunità’ – aggiunge – avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci”.

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