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Tre giorni fa la CNN è uscita con una notizia interessante: alcune fonti tra le intelligence e i funzionari governativi americani hanno raccontato ai reporter Jim Sciutto (che è il capo ufficio sulla Sicurezza nazionale) e Evan Perez (corrispondente dal dipartimento di Giustizia) che alcune delle informazioni contenute nel documento uscito a gennaio in cui si descriveva il dossieraggio russo su Donald Trump sono vere. Le intelligence lo stanno prendendo più seriamente, ha detto un’altra fonte (sempre anonima) alla CBS.

INFORMAZIONI NON VERIFICABILI (PRIMA)

Si tratta di una notizia importante, perché finora il dossier che riguardava i cosiddetti kompromat (info scottanti da usare per ricatto, alcune con dettagli luridi personali) raccolti dai russi per tenere sotto controllo le azioni di governo di Trump sono stati considerati improbabili, e i media che li hanno pubblicati sono finiti sotto la gogna delle fake news. Breve storia: tutto è iniziato con un accenno in un pezzo di Mother Jones uscito prima delle elezioni; poi lo scoop vero e proprio della stessa CNN, che aveva raccontato come i contenuti di quel dossier erano finiti al “livello presidenziale” e sia Trump che Barack Obama (negli ultimi giorni del suo mandato) erano stati informati; e infine BuzzFeed aveva pubblicato l’intero documento. Le accuse: tra quello che l’agente privato inglese incaricato di indagare (non è chiaro fino in fondo da chi, forse dai repubblicani, all’inizio, e poi dai democratici) aveva trovato non c’è niente di provato; anzi, tutto sembrava abbastanza naïf e le polemiche s’erano alzate anche contro i capi dell’intelligence che aveva portato all’attenzione presidenziale quelle informazioni non verificate.

ALCUNI ASPETTI CORROBORATI (ADESSO)

Ora, dicono i due esperti giornalisti americani, gli inquirenti che stanno verificando quanto di vero ci sia in quelle informazioni raccolte dicono che per lo meno è verificabile che alcune delle conversazioni riportate sono avvenute “tra quelle stesse persone, in quello stesso giorno e da quello stesso posto” indicato nel dossier. Ma sui contenuti “salacious“, salaci (senza girarci intorno: le golden shower), per il momento non ci sono conferme. Però, spiega la CNN, queste prime prove corroboranti hanno dato maggiore spinta alle indagini, anche perché alcune delle “persone straniere” (russe) le cui conversazioni sono state intercettate era noto che stessero lavorando contro Hillary Clinton; qui, sullo sfondo, la campagna di discredito subita dalla candidata democratica attraverso fughe di notizie seguita ad azioni di hacking, per cui le intelligence americane incolpano strutture pseudo-governative russe. Inutile quasi aggiungere una riga sulla reazione dell’amministrazione: “È un’altra notizia falsa” ha detto sabato il portavoce Sean Spicer, attaccando la rete televisiva che starebbe lavorando contro la Casa Bianca perché non accetta la vittoria elettorale di Trump (#FakeNewsCnn è un hashtag diffuso tra i supporter di Trump in giro per il mondo, per esempio).

IL CONTESTO INTERNO

Sforzandosi di allargare lo sguardo, la notizia riportata dalla CNN può essere interessante anche perché racconta di come all’interno dell’amministrazione Trump si stia diffondendo un clima velenoso sulla questione-Russia alimentato da questo genere di fughe di notizie. La scorsa settimana nove funzionari governativi, anonimi ma informati, sui fatti hanno raccontato al Washington Post che il consigliere alla Sicurezza Nazionale Michael Flynn avrebbe discusso di come sollevare le sanzioni alla Russia con l’ambasciatore di Mosca negli Stati Uniti Sergei Kislyak. Tutto avvenuto nei giorni in cui l’amministrazione Obama prendeva nuovi provvedimenti punitivi per via dell’hacking presidenziale: le espulsioni di dozzine di funzionari russi con base in America, accusati di spionaggio, a cui il Cremlino non aveva risposto (col plauso di Trump) forse perché, dice il WaPo, Flynn li aveva rassicurati che con la nuova amministrazione le cose sarebbero cambiate. Flynn, che aveva negato quaste accuse già il mese scorso, ha adesso in parte confermato: “Non è certo che l’argomento non sia venuto fuori” ha detto un suo portavoce, che ha inquadrato la cosa come una chiacchierata di routine. Sullo sfondo di queste fughe di notizie, ci sarebbe una faida interna all’amministrazione che viaggia su due binari: il primo, ci sono posizioni contrastanti sull’apertura alla Russia e sono espresse dal cerchio repubblicano che fa capo a prominenti politici come John McCain; il secondo riguarda delle misure punitive espresse in forma indiretta contro Flynn, colpevole di voler andare troppo in avanti e aver mentito a proposito di certi suoi contatti (in soldoni: potrebbe aver mettiti all’Fbi che gli ha chiesto chiarimenti e potrebbe aver mentito al vice presidente Mike Pence, che poi, a sua insaputa, ha raccontato la versione mendace in televisione; circostanze inaccettabili). Flynn, che è considerato il maggiore anello di congiunzione tra la Russia e Trump, vive una fase burrascosa: è isolato e messo sotto pressione interne ed esterne. Anche le fughe di notizie verso la CNN sono un inside job anti-Russia o anti-russofili?

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