Skip to main content

E alla fine siamo arrivati al D-day. Dopo una campagna elettorale infinita gli americani sono chiamati al voto. Un voto il cui esito avrò la possibilità di seguire in diretta nel corso di un ricevimento organizzato dall’ambasciata Usa a Roma, alla quale ho avuto l’onore di essere stata invitata.

È stata una campagna elettorale strana, con un candidato repubblicano semi disconosciuto dal suo stesso partito e una candidata democratica rivelatasi, sin dalla nomination, più vulnerabile del previsto.

In questi mesi abbiamo letto molte analisi per cui non annoierò i lettori aggiungendone un’altra. Voglio invece lanciare tre domande, alle quali inizieremo ad avere gradualmente risposta a partire dalla sera (per noi) del voto.

COSA DICONO I SONDAGGI?

Se sono stati affidabili o meno lo vedremo la sera stessa del voto. Si è parlato molto del potenziale bacino di voti di ciascun candidato ma molto poco della loro distribuzione tra i vari Stati.

Come è noto ogni Stato esprime un certo numero di grandi elettori, per cui ogni voto in più oltre la maggioranza più uno in uno Stato, è un voto in un certo senso sprecato.

Non solo, tra i vari Stati quelli che faranno la differenza sono i cosiddetti Swing States, quelli contendibili, che potrebbero andare a Trump o alla Clinton per una manciata di voti, determinando così la vittoria per l’uno o per l’altra.

Secondo i sondaggi in questi Stati chiave Hillary Clinton dovrebbe partire leggermente favorita ma oggi, dopo la riapertura del mailgate, vedremo cosa accadrà.

QUALE RUOLO DARÀ AGLI USA IL NUOVO PRESIDENTE? 

Qui occorrerà qualche mese per saperlo e non solo per il naturale “rodaggio” che ad ogni nuovo presidente è doveroso riconoscere, ma anche perché l’insediamento si svolgerà come da prassi a gennaio, quando appunto i grandi elettori dei vari Stati avranno ratificato la vittoria sancita dal voto popolare.

In politica interna l’economia americana mostra segnali di ripresa che si vanno irrobustendo, anche sul versante dell’occupazione.

In politica estera però gli Usa escono male soprattutto dalla crisi siriana, dove di fatto non hanno giocato il classico ruolo guida da superpotenza che tutti si aspettavano.

I fantasmi della guerra irachena del 2003 sono ancora forti e alla Casa Bianca abbiamo visto un Presidente esitante, delle cui indecisioni la Russia ha saputo approfittare.

Il nuovo inquilino di Pennsylvania Avenue dovrà ridare un ruolo all’America anche in questo cruciale scacchiere nel quale, stando alle cronache di questi giorni da Mosul, si inizia già a ragionare sui possibili scenari post Isis.

IL FENOMENO TRUMP È DESTINATO A RIPETERSI? 

La candidatura di Trump rappresenta perfettamente quella nuova spaccatura – il cleavage come lo chiamano i politologi –  che nelle società occidentali sta emergendo con chiarezza. Non più la tradizionale distinzione tra destra e sinistra, ma quella tra globalisti e impauriti. Una nuova e trasversale frattura tra chi vuole aprirsi al mondo e chi ha paura della globalizzazione, spesso anche a ragione, e chiama all’innalzamento di nuovi muri, come quello che Trump promette al confine con il Messico.

Si tratta di una spaccatura emersa già anni fa ma che il terrorismo e l’immigrazione hanno reso più profonda, lo si è visto bene con il voto sulla Brexit a giugno.

Per rispondere a questa domanda occorreranno tempi più lunghi rispetto alle altre due, però è innegabile che qualcosa nel profondo delle società occidentali sia mutato. Si tratta di un mutamento che produce talvolta risultati elettorali difficili da gestire. Se il Congresso risulterà dominato dal partito avversario di quello del Presidente, quest’ultimo ne sarà indebolito.

Un’eventualità prevista dall’architettura istituzionale statunitense ma che stavolta, dato il livello di scontro raggiunto tra i due candidati, potrebbe portare ad una paralisi costituzionale.

Elezioni Usa: un voto e tre domande

E alla fine siamo arrivati al D-day. Dopo una campagna elettorale infinita gli americani sono chiamati al voto. Un voto il cui esito avrò la possibilità di seguire in diretta nel corso di un ricevimento organizzato dall’ambasciata Usa a Roma, alla quale ho avuto l’onore di essere stata invitata. È stata una campagna elettorale strana, con un candidato repubblicano semi disconosciuto…

Chi perderà di sicuro le elezioni presidenziali Usa 2016

Contrordine: forse non è proprio detto che Trump abbia già perso. La "October surprise", materializzatasi sotto forma di riapertura dell’inchiesta di Fbi sullo scandalo-mail della Clinton, ha invertito una tendenza che sembrava irreversibilmente negativa per il tycoon. L’esito più probabile resta comunque una vittoria della Clinton, ma di misura. E soprattutto senza che i democratici possano controllare il Congresso (quasi…

Minacce d'attacchi al voto, brogli, hacker, terroristi

La campagna elettorale s’è ormai ridotta agli Stati in bilico, dove lo scarto delle intenzioni di voto non supera nei sondaggi il 5 per cento. Nelle ultime ore due granette vengono a infastidire Donald Trump, scalfendone l’inerzia positiva, anche se il magnate è a tenuta stagna rispetto a contraddizioni e contestazioni: la moglie Melania lavorò da immigrata irregolare, contrariamente a…

Il governo studia un'etichetta obbligatoria del grano per pasta e pane

Dopo il latte, il grano. Il governo sta lavorando ad un decreto per rendere obbligatorio in etichetta la tracciabilità dei prodotti che vengono usati per produrre il pane, la pasta e i prodotti da forno. Solo quelli integralmente italiani potranno fregiarsi di essere avere l’indicazione made in italy. Lo ha annunciato il Ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina cercando di dare risposte…

Tutti i tatticismi di Camusso e Landini anti Renzi sul contratto metalmeccanici

Di Berardo Viola e Fernando Pineda

Quando una trattativa arriva alle battute finali di solito la Cgil frena. E' una vecchia storia che ogni sindacalista di lungo corso conosce bene. L'allergia alla firma, quasi un riflesso pavloviano, riflette i tormenti interni di un'organizzazione che ha sempre avuto il problema di far quadrare i conti dell'azione sindacale con quelli della politica. Va così anche oggi. Susanna Camusso e…

Come e perché Milano è effervescente

Milano, oltre ad essere la capitale economico-finanziaria, ha la fama di precorrere le grandi svolte ed è considerata per questo la città italiana in cui nascono e si affermano, nel bene o nel male, i cambiamenti che ipotecano il futuro dell’intera nazione. Così è stato per la tradizione del socialismo riformista, per la nascita del fascismo, per la lotta di…

4 novembre 1966. Il ricordo di una catastrofe e gli aiuti giunti da tutto il mondo

Di Cristina Acidini

L’immenso patrimonio culturale conservato a Firenze in musei, chiese, biblioteche, archivi, palazzi pubblici e dimore private ebbe a soffrire più volte nei secoli a causa delle ricorrenti esondazioni dell’Arno; e per venire in prossimità del nostro tempo e alla portata della nostra memoria individuale e collettiva, dimostrò la sua fragilità nell’alluvione del 4 novembre 1966. Il ripristino degli edifici si…

Trump

Donald Trump? Sembra un po' Putin. Parola di Hayden (ex capo Cia)

"So che non sono il primo a notare questo, ma Donald Trump può sembrare realmente un po' Vladimir Putin". Attacca così l'op-ed – titolo esplicito: "Trump is Russia's useful fool", richiamo agli utili idioti leniniani – firmato da Michael Hayden per il Washington Post. Hayden non è proprio l'ultima delle voci da tenere in considerazione quando si parla di questioni…

Firenze 1966-2016. L’Alluvione, le alluvioni

Di Mario Primicerio e Giorgio Valentino Federici

Nel cinquantesimo anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966 oltre un centinaio di enti e organizzazioni pubbliche e private hanno aderito al progetto Firenze 2016 e cooperano per progettare e realizzare una svolta nell’affrontare le problematiche del rischio idraulico e, complessivamente, le questioni ambientali. L’anniversario, dunque, non solo per ricordare, ma come occasione per prepararci a un futuro che appare incerto…

L'alluvione di Firenze e quella forza della solidarietà

Di Antonina Bargellini

Furono giorni drammatici quelli dell’alluvione del 1966, ma segnati da episodi meravigliosi e commoventi di aiuti tempestivi, immediati, e soprattutto dalla solidarietà di tutta l’Italia, da parte di singoli, organizzazioni, giovani e di tutto il mondo civile ed economico. Acquisimmo, noi fiorentini, forse per la prima volta, concretamente la consapevolezza di come “Firenze ebbe bisogno del mondo perché tutto il…

×

Iscriviti alla newsletter