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Due anni dopo l’invasione russa, con la situazione di stallo militare e politico e la crisi di Gaza, il tema Ucraina è oggi meno centrale all’Onu. E ciò malgrado le forti preoccupazioni che i Paesi occidentali hanno espresso in Consiglio di sicurezza per l’escalation militare da parte di Mosca negli ultimi mesi, gli attacchi ai civili e alle infrastrutture critiche, l’utilizzo di droni iraniani e missili balistici nord-coreani.

Circa due anni fa, di fronte alla paralisi decisionale in Consiglio di sicurezza a causa del veto russo, le due risoluzioni politiche che furono adottate dall’Assemblea generale per deplorare l’invasione russa e favorire l’afflusso di aiuti umanitari vennero approvate dalla membership dell’Onu a grande maggioranza, essendo molto diffuso il consenso tra gli Stati membri sulla necessità di difendere i principi cardine della Carta delle Nazioni Unite e soprattutto il rispetto dell’indipendenza e integrità territoriale di ciascuno Stato.

Con maggioranze meno ampie, ma ugualmente significative, furono approvate anche le risoluzioni sull’espulsione della Russia dal Consiglio dei diritti umani e sulle responsabilità di Mosca per i danni di guerra. Nonostante l’analogo consenso della risoluzione di sostegno alla pace in base alla Carta delle Nazioni Unite nel primo anniversario dell’aggressione e ancor prima per la condanna del referendum condotto nei territori occupati e la loro tentata annessione illegale, l’attenzione politica è gradualmente calata per diversi motivi.

Innanzitutto la percezione da parte della maggioranza degli Stati che quello ucraino sia in fondo un conflitto tra la Russia e l’occidente e un problema di sicurezza europea, dove non vi è interesse a schierarsi attivamente. Questi Paesi (il cosiddetto Global south, i due terzi della comunità internazionale) sono stati e restano preoccupati soprattutto dal- le conseguenze economiche del conflitto (sicurezza alimentare, aumento dei tassi di interesse che si ripercuote anche sul loro debito sovrano, realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030).

A ciò si è aggiunta la crisi di Gaza dove lo schieramento netto di buona parte dell’occidente a favore di Israele e del suo legittimo diritto all’autodifesa dopo i barbari attacchi di Hamas del 7 ottobre ha alimentato, o meglio confermato, nei Paesi del Sud globale la percezione dei doppi standard dell’occidente quando si tratta di difendere principi e diritti.

Dopo il veto posto dagli Stati Uniti in Consiglio di sicurezza, le risoluzioni politico-umanitarie presentate dai Paesi arabi e islamici in Assemblea generale per chiedere dapprima, a fine ottobre, una tregua umanitaria che portasse a una cessazione delle ostilità, e poi, il 12 dicembre, un cessate-il-fuoco umanitario immediato a Gaza sono state adottate a grande maggioranza (la seconda addirittura con 153 voti, mentre i Paesi occidentali tradizionalmente vicini a Israele hanno votato contro o si sono astenuti) e riflettono la divisione esistente tra occidente e Sud globale.

L’astensione da parte della stessa Ucraina è stata accolta negativamente e con sorpresa dai Paesi del Sud globale e soprattutto dai Paesi arabi. Gli effetti politici delle due guerre – Ucraina e Gaza – si sono quindi saldati. Nonostante questo, la ricorrenza del secondo anniversario dell’invasione offre un’occasione per riportare l’attenzione della membership sul conflitto ucraino. Sono previsti una riunione del Consiglio di sicurezza il 22 febbraio, un dibattito in Assemblea generale il 23 febbraio e un evento di alto livello dedicato allo sminamento umanitario in Ucraina sponsorizzato dal Mine action support group di cui l’Italia detiene la presidenza.

Al di là delle regolari discussioni politiche in Consiglio di sicurezza, il ruolo delle Nazioni Unite sull’Ucraina, a New York e sul terreno, resta rilevante soprattutto sul piano operativo, sotto tre aspetti principali: l’assistenza umanitaria, l’accountability per i crimini e le violazioni dei diritti e la sicurezza, attraverso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica della centrale nucleare di Zaporizhzhya.

La sfida per l’occidente – oltre a quella di restare unito nel sostegno a Kyiv – è di contribuire a creare le condizioni per giungere a una pace giusta, basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, coinvolgendo attivamente l’insieme della comunità internazionale e le istituzioni multilaterali evitando sindromi da “West against the rest”.

Formiche 199

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Il ruolo delle Nazioni Unite sull’Ucraina resta rilevante sul piano operativo sotto tre aspetti: l’assistenza umanitaria, l’accountability per i crimini e le violazioni dei diritti e la sicurezza, attraverso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica della centrale nucleare di Zaporizhzhya. La sfida per l’Occidente è di contribuire a creare le condizioni per giungere a una pace giusta, basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. L’analisi di Maurizio Massari, rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, pubblicata nell’ultimo numero della rivista Formiche

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