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Un attacco areo israeliano avvenuto nelle prime ore di domenica mattina, ha ucciso Samir Qantar, un leader del gruppo libanese Hezbollah: l’airstrike ha letteralmente distrutto un palazzo di cinque piani nel quartiere Jaramana di Damasco, in Siria.

IL RUOLO NELLE NDF

Il partito/milizia sciita filo-iraniano Hezbollah, è una delle stampelle operative del regime siriano: combatte tra le truppe lealiste fin dall’inizio del conflitto, mobilitato da Teheran (principale sponsor di Damasco insieme alla Russia). Hezbollah è la colonna centrale delle NDF, le National Defence Force, formate nel 2012 su diretta supervisione del generale iraniano Qassem Suleimani, che ha plasmato questo organismo riservista (composto da milizie sciite e shabiha del regime) sulla base dei guerrieri Basji alle dipendenze di Teheran. Hezbollah (e i Pasdaran) hanno fornito training e consulenza alle NDF, soprattutto su ciò che riguarda i combattimenti di guerriglia urbana. Qantar, quando è stato colpito, era ospite in una delle strutture di comando delle milizie che si trova nel quartiere di Jaramana (fortemente legato al regime). Hezbollah ha recentemente scelto Qantar per gestire le operazioni del gruppo nel sud della Siria, lungo la frontiera della parte israeliana delle alture del Golan, territorio ancora conteso e che Israele tiene continuamente monitorato perché considerato un’area sensibile per il passaggio di eventuali assalitori all’interno del proprio territorio. La presenza di Qantar a Damasco può anche far pensare che Hezbollah stia cercando di ottenere un nuovo punto d’appoggio in territorio siriano nei pressi del Golan, e che lui sia stato nella capitale siriana per programmare le operazioni.

SAMIR QANTAR

La conferma dell’uccisione arriva direttamente dai media di Hezbollah e da un post su Facebook del fratello (citato da Reuters) che annunciano la martirizzazione del leader. Qantar, o Kuntar,è un druso libanese, amico personale del rais siriano, rilasciato nell’ambito di una scambio prigionieri nel 2008 proprio dalle carceri israeliane, dove fu portato dopo la condanna per aver ucciso un poliziotto israeliano, una bambina di 4 anni e il padre durante un’operazione terroristica nel 1979. Dal rilascio, quando fu accolto come eroe in Libano, Qantar ha mantenuto un profilo basso, vivendo sotto la copertura e la protezione della Siria, ma ciò non ha impedito ai servizi segreti israeliani di ottenere informazioni sul fatto che avesse ripreso il suo lavoro, diventando un comandante militare. Si tratta del primo dei senior leader di Hezbollah uccisi a Damasco da un attacco israeliano. Il suo nome si intreccia anche con la storia recente italiana: quando i militanti del Fronte di liberazione palestinese sequestrarono l’imbarcazione italiana nel 1985, chiesero il rilascio di diversi prigionieri incarcerati da Israele, tra i nomi c’era anche quello di Kuntar.

IL RAID ISRAELIANO 

Le NDF affermano che l’uccisione è avvenuta per mano israeliana (i media di stato siriani, invece, accusano in modo imprecisato “i gruppi terroristici”, cioè io ribelli). Lo stesso fa Al Manar, la tv di Hezbollah; e pure le Tv iraniane. Non ci sono altre informazioni (ed è improbabile che ne arrivino dal governo di Tel Aviv), ma è del tutto legittimo pensare che la ricostruzione sia vera ─ tra l’altro nelle ore prima del raid aereo, era stata segnalata un’intensa attività di sorvolo al limite dei cieli libanesi da parte di velivoli israeliani. Israele mantiene operativo, nonostante la guerra civile (e anche dopo l’intervento russo), un suo programma per eliminare quelle che considera minacce per la sicurezza nazionale. Ha colpito più volte in Siria (non confermando quasi mai queste operazioni), soprattutto convogli di armi che secondo le informazioni ricevute dall’intell erano destinate ad Hezbollah. Le intelligence israeliane ritengono che l’Iran stia utilizzando il campo del conflitto siriano per passare armi tecnologiche ai libanesi, i quali avrebbero intenzione di riaprire, poi, un nuovo fronte contro Israele (l’ultimo conflitto si è chiuso nel 2006).

I precedenti. Nel mese di gennaio un attacco israeliano uccise sei iraniani e alcuni membri di Hezbollah, tra cui il figlio del leader storico Imad Moughniyah, Jihad, che era capo militare del gruppo nell’area di Quneitra, cioè sull’Alture del Golan.

I primi dettagli. Alcuni osservatori su Twitter sostengono che ad essere colpita è stata una cellula di Hez interna alle NDF, che progettava azioni contro Israele. Daniel Nisman, cofondatore dell’agenzia di intelligence privata Levantine Group, ha scritto in un tweet che Israele non avrebbe mai rischiato di subire le rappresaglie di Hezbollah a seguito dell’attacco, se non avesse avuto chiara l’imminenza e la solidità della minaccia della cellula. Non è escluso anche che Hezbollah avesse in programma di addestrare una milizia nella provincia meridionale di Swaida, popolata principalmente da drusi siriani, e su questa, anche per via delle sue origini etniche, Qantar avrebbe avuto un ruolo.

IL CONTESTO

Secondo un articolo pubblicato in questi giorni dal Times of Israel, circa un terzo dei militanti che l’Iran ha mobilizzato a sostegno di Damasco, sarebbe rimasto ucciso o ferito durante il conflitto siriano. Nelle ultime settimane, dopo la vicenda del jet russo abbattuto dai turchi, la Russia ha spostato in Siria le batterie missilistiche antiaeree S-400: evidentemente Israele non teme di finirne sotto il fuoco, o più probabilmente sa che non ne sarà interessato mesi fa; si era infatti parlato, di un possibile accordo di non intromissione reciproca tra Tel Aviv e Mosca, che avrebbe permesso ai russi di appoggiare Bashar el Assad e agli israeliani di perseguire i propri interessi di sicurezza interna. D’altronde, con ogni probabilità, i russi hanno poco margine: Israele ha iniziato le proprie attività in Siria nel 2013, senza che Assad stesso si opponesse; una situazione pregressa. Pare che gli aerei israeliani (secondo i primi dettagli, due jet) non abbiano comunque violato lo spazio aereo siriano: si è trattato di uno standoff strike, secondo il New York Times, cioè missili guidati sarebbero stati sganciati dai caccia mentre si trovavano sopra al territorio israeliano.

LO SCAMBIO DI COLPI

Nel tardo pomeriggio di domenica, l’esercito israeliano ha sparato colpi di artiglieria verso alcune aree del Libano meridionale. L’attacco militare è stato la risposta al lancio sul territorio israeliano di tre razzi partiti dalla zona di Tiro, città sulla costa sud del Libano, a pochi chilometri dal confine israeliano. Non sono stati segnalati danni o feriti, circostanza che porta a pensare che si sia trattato di uno scambio a fuoco puramente simbolico, ha scritto il New York Times. I razzi partiti dal Libano sono caduti su due aree disabitate del nord israeliano, mentre un altro è precipitato in mare; gli otto colpi di artiglieri sparati dall’IDF sono caduti nell’area rurale intorno alla città di Zebqeen, secondo quanto riportato dai report del contingente di pace delle Nazioni Unite, Unifil.

Il lancio dei razzi che hanno colpito il territorio israeliano, è stato rivendicato dal Popular Front for the Liberation of Palestine – General Command (PFLP – GC). Il gruppo palestinese è un proxy usato dal partito/milizia libanese contro Israele, ed è altamente probabile che si sia trattato di una rappresaglia per la morte di Qantar.

 

 

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