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Nelle ultime settimane nei corridoi del Parlamento europeo a Bruxelles gli addetti ai lavori si chiedono se è davvero finita la luna di miele tra popolari e socialisti. Un matrimonio nato sulla scia della Grosse Koalition che governa la Germania da svariati anni e che in parte si è riprodotta anche in Europa sotto varie forme: la conferma di Martin Schulz come Presidente dell’Europarlamento, la nomina di tedeschi o tedescofili ai più alti vertici delle Istituzioni europee, e le larghe intese nelle votazioni di grossi dossier tra i due principali gruppi S&D e PPE.

Ma ultimamente l’impressione diffusa è che la coalizione vacilla, al punto che il Gruppo socialista (S&D) è arrivato addirittura a minacciare di togliere la fiducia alla Commissione europea guidata dal popolare (PPE) Jean-Claude Juncker. Un confronto che vede protagonista anche l’Italia per certi versi, visto che nelle ultime settimane le polemiche europee sono state alimentate da un lato dagli attacchi dei socialisti capitanati dal capogruppo italiano Gianni Pittella al presidente della Commissione Juncker, e dall’altro le dichiarazioni contro Renzi del capogruppo popolare tedesco Weber.

Alcuni maligni fanno notare che le dichiarazioni di Pittella contro Juncker arrivano in un momento particolare della legislatura. Infatti il prossimo dicembre scade il secondo mandato di Schulz alla presidenza del Parlamento europeo; mandato che Schulz vorrebbe vedersi rinnovato addirittura per la terza volta. Nello stesso tempo il capogruppo Pittella sa bene che Schulz, dopo anni da protagonista in Europa, non si accontenterebbe mai di tornare a fare il deputato semplice, ma chiederebbe automaticamente la poltrona di capogruppo S&D a scapito dell’italiano Pittella. Da qui il sodalizio SchulzPittella e le minacce di rimettere in discussione il mandato di Juncker come Presidente della Commissione europea.

Secondo i bene informati, la paura di Schulz di perdere la poltrona sarebbe mascherata dall’argomentazione che, terminata la presidenza di Schulz, i socialisti europei rimarrebbero sforniti di alte cariche europee (al momento i popolari hanno il Presidente della Commissione Juncker, il Presidente della UE Tusk, quindi 2 su 3 delle principali Istituzioni europee). A questo punto ai popolari sostenitori del loro uomo (e della Merkel) Juncker non resta che rispondere al “fuoco amico” attaccando quello che è da loro considerato l’anello debole dei socialisti europei: ovvero il premier Renzi per il suo operato che mette a rischio la credibilità europea.

 Ma questi attacchi incrociati tra tedeschi e tedescofili, con “stacchetti” italiani sono finzione o realtà?  È tutta una commedia girata sul set  tedesco per arrivare a garantire la conferma di Schulz e la serenità al mandato di Juncker?

Tutte le vere mire di Martin Schulz

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