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“Bisogna tutelare la siderurgia in Europa con misure eccezionali in tempi brevi”. Si tratta di un imperativo categorico che il sindacato nazionale ed europeo stanno sollecitando da anni. E’ il medesimo messaggio, per esempio, lanciato dal Meeting del Comitato di base dei metalli di IndustriAll Europe tenuto lo scorso 17 novembre a Taranto. Nella riunione, a cui hanno partecipato sindacalisti belgi, olandesi, austriaci, tedeschi, slovacchi, britannici, finlandesi, svedesi, italiani, francesi, è stata analizzata l’attuale situazione di mercato ed in particolare quella che al momento sembrerebbe essere la più grande minaccia al settore mai registrata nella storia dell’industria siderurgica: l’acciaio cinese.

La Cina ha una capacità di produzione di acciaio in “eccesso” di circa 340 milioni di tonnellate (due volte la dimensione della domanda di acciaio in Europa) che rischia di destabilizzare il mercato con esportazioni dei suoi prodotti a basso costo, grazie ad un industria siderurgica ed a seguito di svalutazioni monetarie effettuate nei mesi scorsi; nel 2015 le esportazioni cinesi hanno superato i 110 milioni di tonnellate. Una minaccia (che non riguarderebbe solo il settore dell’acciaio) che può concretizzarsi se verrà concesso alla Cina lo status di “economia di mercato” la cui decisione è al vaglio della Commissione europea. Una scelta che dovrà essere presa tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 dall’esecutivo comunitario attraverso una proposta legislativa che successivamente dovrà essere votata dal Parlamento e dal Consiglio europeo.

Se venisse concesso lo status di “economia di mercato” alla Cina, l’Europa limiterebbe il suo potere di imporre misure anti-dumping. Come ha ricordato la responsabile di settore di IndustriAll presente alla riunione, Isabel Barthes, la questione cinese è una questione soprattutto “politica” perché molti paesi EU hanno rapporti commerciali con la Cina che non vorrebbero “compromettere” con iniziative comunitarie.  

E’ bene ricordare che la minaccia al settore siderurgico è rappresentata solo da parte “dall’impero del Dragone” ma anche da Russia, Bielorussia, Turchia e Brasile che hanno adottato comportamenti analoghi sleali. Oggi è possibile acquistare acciaio da questi Paesi ad un prezzo di 200 dollari a tonnellata, inferiore al prezzo del ferro vecchio o se si acquistano le materie prime per trasformarle; il prezzo medio dell’acciaio europeo di 250 dollari a tonnellata. Il costo dell’acciaio EU è gravato,in particolare, da elevati costi dell’energia e costi per l’emissione dei gas (ETS).

E’ necessario, quindi, difendere il settore siderurgico europeo con interventi straordinari per evitare ulteriori chiusure di siti di produzione di acciaio o delocalizzazioni. Il 6 novembre scorso, per la prima volta, Eurofer, l’associazione dei produttori siderurgici europei, ed IndustriAll Europe hanno condiviso un’iniziativa comune per richiedere ai responsabili politici europei misure che possano conciliare l’ambizione di preservare il clima con la competitività del settore e dell’occupazione.

IndustriAll, quindi, prenderà una posizione molto forte e chiara nella prossima riunione del Gruppo di Alto livello ribadendo, in particolare, la necessità di: assicurare parità di condizioni di mercato attraverso il rafforzamento delle normative sugli strumenti di difesa commerciale e la riduzione della fase delle indagini preliminari, nel caso di una revisione di una denuncia antidumping; mettere in atto misure temporanee per l’industria siderurgica per mantenere i lavoratori e per preservare la sua capacità di produzione; massimizzare l’utilizzo dei fondi europei,nazionali e regionali per i lavoratori gravemente colpiti dalle crisi. Occorre fare gli interventi giusti e farli in fretta, sono a rischio migliaia di posti di lavoro che una volta persi, visto il persistere della crisi in Europa, sono saremo più in grado di ricreare.

Chiara Romanazzi e Guglielmo Gambardella, Uilm nazionale

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