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La difesa della vita umana e la promozione della famiglia devono intrecciarsi sempre, nell’impegno sociale di un cristiano, con il sostegno solidale verso qualsiasi forma di disagio sociale. Lo ha affermato Papa Francesco, ricevendo ieri in udienza una delegazione del Movimento per la vita italiano e dei “Centri” (CAV) e “Servizi di Aiuto alla Vita” (SAV) ad esso federati, impegnati dai ieri nel 35° Convegno Nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita, che si protrarrà fino a domani vicino Roma, alla “Fraterna Domus” in via Sacrofanese 25.

35° Convegno Nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita

Siete venuti a Roma da ogni parte dell’Italia per partecipare al vostro convegno nazionale – ha esordito il Pontefice rivolgendosi ai rappresentati del Movimento ed ai volontari dei CAV/SAV – e rinnovare ancora una volta l’impegno di difendere e promuovere la vita umana. Vi saluto tutti cordialmente, ad iniziare dal vostro Presidente, che ringrazio per le parole con le quali ha introdotto questo incontro” (Francesco, Una speranza per chi è escluso e scartato, in L’Osservatore Romano, 7 novembre 2015, p. 8).

L’incontro in Vaticano è stato il primo del nuovo presidente del Movimento per la vita, Gian Luigi Gigli, docente, parlamentare e neurologo all’Università di Udine, che è stato eletto il 22 marzo scorso dopo quasi quarant’anni di guida dei “pro life” italiani del magistrato Carlo Casini, che è ora presidente onorario.

Mettersi al fianco dei più poveri

Samaritani dal cuore aperto sono le donne e gli uomini che prestano servizio nei Centri di Aiuto alla Vita, strutture del Movimento per la Vita italiano che, ricorda Papa Francesco, si spendono anzitutto per consentire alle mamme in difficoltà a non spezzare il dono della vita che cresce dentro di loro. Ma, afferma il Papa, “per i discepoli di Cristo, aiutare la vita umana ferita significa andare incontro alle persone che sono nel bisogno, mettersi al loro fianco, farsi carico della loro fragilità e del loro dolore, perché possano risollevarsi. Quante famiglie sono vulnerabili a motivo della povertà, della malattia, della mancanza di lavoro e di una casa! Quanti anziani – quanti anziani! – patiscono il peso della sofferenza e della solitudine! Quanti giovani sono smarriti, minacciati dalle dipendenze e da altre schiavitù, e attendono di ritrovare fiducia nella vita!” (ibidem.).

Doveroso e nobile il servizio alla vita 

Francesco chiede ai Centri di avere dunque un cuore più dilatato, oltre il pur “doveroso e nobile” servizio alla vita. Di essere samaritani che abbracciano con “sensibilità personale e sociale” ogni forma di disagio, “di povertà e di sfruttamento”, che spesso trova occhi ciechi in quello che definisce “il deserto della vita”. “Anche nel nostro tempo – ha aggiunto il Papa nel suo discorso – ci sono ancora tanti feriti, a causa dei briganti di oggi, che li spogliano non solo degli averi, ma anche della loro dignità. E di fronte al dolore e alle necessità di questi nostri fratelli indifesi, alcuni si voltano dall’altra parte o vanno oltre, mentre altri si fermano e rispondono con dedizione generosa al loro grido di aiuto”.

Sono buoni samaritani anche quelli che combattono l’aborto 

In quarant’anni di attività, ha ricordato il Papa, i volontari dei CAV/SAV, davanti alle “varie forme di minacce alla vita umana”,  si sono “dati da fare affinché nella società non siano esclusi e scartati quanti vivono in condizioni di precarietà”. Grazie all’attività di oltre quindicimila volontari, in effetti, ha riferito il presidente del Movimento per la vita, solo negli ultimi dieci anni sono state aiutate almeno 170.000 gestanti e oltre 250.000 donne in difficoltà: “Come frutto di tale impegno, in questo periodo sono nati 120.000 bambini che altrimenti non avrebbero mai visto la luce. Cifre che riflettono un’idea: essere un ospedale da campo contro la cultura dello scarto” (cfr. Ospedale da campo, in L’Osservatore Romano, 7 novembre 2015, p. 8).

Mediante l’opera capillare dei ‘Centri di Aiuto alla Vita’, diffusi in tutta Italia – ha incoraggiato il Pontefice-, siete stati occasione di speranza e di rinascita per tante persone. Vi ringrazio per il bene che avete fatto e che fate con tanto amore, e vi incoraggio a proseguire con fiducia su questa strada, continuando ad essere buoni samaritani! Non stancatevi di operare per la tutela delle persone più indifese, che hanno diritto di nascere alla vita, come anche di quante chiedono un’esistenza più sana e dignitosa”.

“La donna fa trionfare in sé il senso della vita” 

Concludendo, Bergoglio ha spronato a continuare un lavoro “a diversi livelli e con perseveranza, nella promozione e nella difesa della famiglia, prima risorsa della società, soprattutto in riferimento al dono dei figli e all’affermazione della dignità della donna”.

Papa Francesco ha messo in rilievo un aspetto strettamente legato all’attualità: “Mi piace sottolineare che nella vostra attività, voi avete sempre accolto tutti a prescindere dalla religione e dalla nazionalità. Il numero rilevante di donne, specialmente immigrate, che si rivolgono ai vostri centri dimostra che quando viene offerto un sostegno concreto, la donna, nonostante problemi e condizionamenti, è in grado di far trionfare dentro di sé il senso dell’amore, della vita e della maternità”.

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