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L’ATTENTATO DI HURGADA

Nella serata di venerdì, uomini armati giunti dal mare con un gommone hanno attaccato con pugnali alcuni turisti europei all’ingresso dell’hotel Bella Vista di Hurghada, località turistica egiziana sul Mar Rosso. Avevano dei coltelli con cui hanno ferito tre turisti europei, prima che la polizia intervenisse aprendo il fuoco, uccidendo uno degli aggressori e ferendo l’altro (la BBC scrive che sarebbero morti entrambi), mentre forse un terzo è in fuga. Entrati nella struttura alberghiera gridando “Allah è grande”, secondo quanti rivelato alla BBC dalla polizia, avevano come piano rapire gli ospiti (i riscatti sono una delle principali fonti di sostentamento della provincia egiziana dell’Isis). C’è discordanza sulla presenza di cinture esplosive, che la polizia avrebbe fatto brillare.

Anche in questo caso, le autorità egiziane hanno cercato di marginalizzare l’accaduto, per evitare danni di immagine, dichiarando che si è trattato di un tentativo di rapina. Ma sul posto sarebbe stato ritrovato anche un drappo nero dell’Isis.

Il Financial Times ha commentato l’episodio scrivendo: «L’ultima violenza può infliggere solo ulteriori danni all’industria del turismo in Egitto, che ha subito un duro colpo nel mese di novembre, quando un aereo di linea russo si è schiantato nel Sinai uccidendo più di 200 persone tra passeggeri ed equipaggio: in quel caso l’Isis rivendicò la responsabilità di aver piazzato una bomba a bordo.

Attaccare le basi economiche di un paese, colpire ciò che lega quel paese al mondo (la storia e il turismo), seminare il panico tra turisti e locali, sono tutte strategie del terrore: atti pratici del caos violento che secondo la dottrina deve anticipare la pace nel dominio del Califfato.

L’ATTENTATO A GIZA

Poche ore prima dell’attacco ad Hurghada, lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità di un attentato avvenuto la mattina di giovedì 7 gennaio a Giza, in Egitto. Uomini armati e a volto coperto hanno attaccato l’ingresso del Three Pyramids Hotel, situato poco lontano dal sito archeologico delle piramidi e lungo una strada turistica che esce dal centro del Cairo. Diversi media israeliani dicono che l’obiettivo sarebbe stato un autobus di turisti dello arabo-israeliani che stava uscendo nell’albergo; la stampa egiziana aveva invece sostenuto inizialmente che l’obiettivo dei colpi erano le forze di sicurezza dello stabile. L’Egitto spesso sminuisce il peso di certi avvenimenti, per non creare preoccupazione tra i turisti: il turismo è infatti il cuore dell’economia egiziana, e proprio per questo “il settore” finisce spesso al centro del mirino dei jihadisti.

Un testimone ha raccontato alla Associated Press che l’attacco è stato portato inizialmente con razzi artigianali, seguito poi da alcuni colpi di arma da fuoco e dal lancio di molotov contro il pullman. Nessuno è rimasto ferito: le forze di sicurezza egiziane intervenute sul posto, sono riuscite a catturare uno degli assalitori, mentre un altro almeno sarebbe riuscito a fuggire (il Security Information Center ha detto che si sarebbe trattato di un gruppo di circa 15 uomini che ha compiuto l’attacco). Contrariamente a quanto avvenuto in realtà, la dichiarazione diffusa dal Califfato ha sostenuto che durante l’attentato c’erano state delle vittime, forse nel tentativo di massimizzare gli effetti mediatici di quello che è invece pare essere un attacco fallito.

L’OMAGGIO AL CALIFFO

L’agenzia media del Califfato Amaq, ha sostenuto che l’azione di Giza era una risposta diretta che la Wilayah Sinai (la provincia egiziana dello Stato islamico) offriva alla chiamata di Abu Bakr al Baghdadi: il Califfo, nel suo ultimo messaggio audio, aveva invitato i proseliti a colpire Israele (di solito quando le invettive mediatiche dell’organizzazione si concentrano contro un nemico, nascondo informazioni subliminali su un prossimo, potenziale, attacco: l’Isis si sta concentrando anche su Israele?).

LA WILAYAH EGIZIANA

I jihadisti egiziani sono particolarmente attivi nel settore del Sinai, dove hanno aperto una specie di guerra civile con l’esercito, tuttavia hanno colpito sporadicamente anche altrove, concentrandosi principalmente sulla capitale e sui siti turistici. Ne mese di giugno 2015 due agenti di polizia turistica vicino alle piramidi di Giza sono stati assassinati; successivamente un fallito attentato ha interessato il  tempio di Karnakattrazione turistica vicino Luxor; a febbraio dello scorso anno c’è stato un attentato a Heliopolis e altri attacchi contro negozi e ristoranti.

La data. L’attacco di Giza è avvenuto il 7 gennaio, giorno in cui i cristiani copti egiziani festeggiano il Natale, momento che ha provocato la concentrazione di poliziotti intorno alle chiese dove si svolgevano i rituali, lasciando altre aree più scoperte: venerdì sono circolate alcune notizie (per il momento non confermabili) riguardo al rapimento di un gruppo di copti da parte dello Stato islamico in Libia. La ripetizione di quanto avvenuto lo scorso anno, quando proprio con l’esecuzione di 21 prigionieri copti egiziani avvenuta sulla spiaggia di un resort di Sirte, l’IS annunciò la sua presenza libica.

 

Isis

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