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Sembra ormai fatta. Come comunicato dallo stesso amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, l’accordo per la cessione di Slovenske Elektrarne, la principale compagnia elettrica della Slovacchia – di cui Enel detiene il 66 per cento – dovrebbe essere finalizzato entro Natale. Da tempo ormai il governo di Bratislava aveva ingaggiato un lungo braccio di ferro con l’azienda italiana fatto anche di colpi bassi – vedi le perquisizioni di qualche mese fa della polizia locale nella sede di Enel – e dell’impegno del primo ministro socialista Robert Fico di riprendersi il proprio campione energetico nazionale.

Da un lato, il governo slovacco accusa Enel di ritardi nello stato di avanzamento dei progetti legati principalmente al nucleare: “Slovenske Elektrarne ed Enel si rifiutano di fornirci informazioni supplementari che ci consentano di determinare se la distribuzione di profitti dall’impianto sia giusta o ingiusta per lo stato”, aveva detto alla televisione pubblica slovacca qualche tempo fa Fico. Dall’altro c’è il piano di dismissione degli asset europei che il gruppo italiano sta portando avanti con tenacia e con una tabella di marcia molto rigida (vedi la cessione della partecipazioni in Portogallo di qualche settimana fa e lo sbarco in mercati nuovi come quello asiatico).

Nel mezzo c’è una vera contesa politica nel piccolo Paese dell’Europa Orientale. Per Fico il 2016 è anno di elezioni e di una possibile riconferma al potere. Per questo motivo i negoziati che Enel ha portato avanti per la cessione di Slovenske Elektrarne – principale interlocutore la società ceca Eph – sono finiti nel calderone della diatriba partitica. Ancora di recente, il partito nazionale slovacco (Sns), conservatore e attualmente fuori dal parlamento, ha criticato la possibilità della vendita della Slovenske a un gruppo ceco. “Compagnie statali come Slovenkse andrebbero protette a livello costituzionale, lo Stato dovrebbe intervenire con maggior decisione contro le trattative tra Enel ed Eph,” ha commentato il presidente del Sns Andrej Danko.

Una mossa che ha spinto lo stesso premier Fico a prendere nuovamente posizione e a ribadire come il governo intenda, nel futuro, controllare la maggioranza del pacchetto azionario della futura società slovacca e acquistare di conseguenza un ulteriore 17 per cento di quote. Nonostante le rassicurazioni di Alberto de Paoli, Cfo di Enel, sull’iter della cessione Enel ha un bel bandolo della matassa da sbrogliare: deve accontentare le richieste del governo slovacco e allo stesso tempo rispettare l’interesse di Eph ad avere comunque un ruolo preponderante nella futura Slovenske Elektrarne. Ci riuscirà? Intanto, la compagnia slovacca ancora a “trazione” italiana ha migliorato i conti, registrando, nei primi nove mesi del 2015, utili di esercizio pari a 789 milioni di euro mentre, nel 2014, ne aveva totalizzati solo 517.

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