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E’ desolante ciò che sta accadendo nel Parlamento degli illegittimi, che continuano a legiferare sotto l’azione di un governo farlocco, perché privo della necessaria legittimazione del voto popolare.

Si ha notizia dell’ultima telefonata d’addio dell’On Verdini a Berlusconi, con l’annuncio della formazione di un nuovo gruppo parlamentare a sostegno della politica renziana.

Conclusione prevedibile del mezzano fiorentino, espressione finale di un trasformismo politico che, dall’indecente “golpe blanco” perpetrato dal presidente Napolitano nel Novembre 2011, ammorba l’aria di Palazzo Madama e di Montecitorio.

Fu Verdini, infatti, il promotore di quello sciagurato “patto del Nazareno” che determinò, non solo l’umiliazione berlusconiana nella vicenda dell’elezione del presidente della repubblica, ma quel suicida voto di approvazione dell’infame legge elettorale dell’Italicum.

Due mazzate che hanno fatto perdere, con la residua credibilità al partito di Forza Italia, il via alle emorragie progressive, premesse dell’inevitabile fine di quell’esperienza politica.

Tutto ciò avviene, tuttavia, al di fuori delle regole democratiche che hanno caratterizzato la lunga stagione della “prima repubblica” (1945-1994), nell’atmosfera ammorbante di un trasformismo senza più limiti, di cui il governo farlocco de “ il Bomba” ne è l’esemplare espressione.

Ora il duo toscano sta lì a garantire un falso equilibrio parlamentare, reso ancor più precario dai sommovimenti che stanno vivendo le principali forze politiche presenti nelle due camere, mentre il Paese reale appare sempre più distinto e distante da ciò che accade nel Palazzo.

Fino a quando potrà durare tale situazione, ci eravamo chiesti in una delle nostre ultime riflessioni, ma, dopo quest’ennesima giravolta dei voltagabbana verdiniani crediamo che la misura sia colma.

Matteo Renzi, alla fine, ha appalesato tutti i suoi limiti dimostrandosi incapace di affrontare e risolvere i problemi per i quali Napolitano, su pressione dei poteri internazionali, gli aveva affidato imprudentemente l’incarico. La disoccupazione è risalita, il PIL è a encefalogramma piatto, il ruolo dell’Italia in Europa è ridotto al livello di subalternità delle minori realtà politiche del continente;  il partito di riferimento del capo del governo è alla vigilia di una scissione annunciata, dopo l’avvenuta fuga di alcuni suoi esponenti e il voto contrario o l’astensione dal voto  di diversi parlamentari PD.

Di qui la nuova manovra di acquisizione di qualche sostegno esterno da parte dei soliti voltagabbana, aggrappati alla garanzia delle indennità e dei privilegi della casta, mentre il Paese è allo sbando.

Forza Italia, col suo leader impedito e inseguito dalle ultime vicende della magistratura inquirente, è destinata all’estinzione, mentre serve l’urgente ricomposizione di un’area  politica alternativa al renzismo e ai populismi delle estreme.

Anche a sinistra serve un chiarimento e una ricollocazione delle diverse anime, mentre per affrontare con piena legittimazione i problemi dell’Italia, in un’Europa che sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua non breve, seppur tuttora precaria, storia unitaria, avremmo bisogno di un governo di garanzia nazionale per preparare nuove elezioni a breve termine, con una legge elettorale condivisa e l’elezione di un’assemblea costituente per le riforme di sistema.

Al Presidente della Repubblica il compito di facilitare con la sua “moral suasion” tale processo, che ponga fine all’atmosfera da basso impero che sta travolgendo tutte le istituzioni e le stesse garanzie dello stato di diritto.

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

Governo di garanzia?

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