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“Non è un marchio che si vende con leggerezza” aveva dichiarato appena qualche settimana fa il chief financial officer Robin Firestone a proposito della possibilità che il gruppo Pearson vendesse il Financial Times, bibbia dell’informazione economica non solo in Gran Bretagna ma capace di dettare la linea anche nelle principali piazze finanziarie mondiali.

Eppure quel passaggio è appena avvenuto: per 1,3 miliardi di dollari il gruppo giapponese Nikkei ha rilevato la maggioranza delle quote del quotidiano finanziario che, al di là delle oltre 730mila copie vendute tra carta e online, ha un prestigio e un’influenza tale da essere il media che meglio rappresenta l’establishment finanziario mondiale di impronta anglossasone. Dall’accordo restano tuttavia esclusi il quartier generale londinese del gruppo Pearson nonché il pacchetto del 50% dell’Economist.

Ft non cade in mani sprovvedute, tutt’altro. Il gruppo Nikkei è infatti uno dei poli editoriali più importanti del Sol Levante, fra le altre cose possiede il Nihon Keizai Shinbun, il più rispettato quotidiano economico del Giappone, Paese tra l’altro con un alto tasso di alfabetizzazione dove vengono vendute quotidianamente 50 milioni di copie complessive di giornali tra generalisti e sportivi con il record che va alle testate Yomiuri e Asahi, che distribuiscono rispettivamente 10 e 8 milioni di copie soltanto nell’edizione del mattino.

Un’operazione che rilancia quindi anche la centralità del Giappone e, in prospettiva, anche della borsa di Tokyo, una piazza sempre più minacciata dall’avanzata di Pechino ma che resta nell’immaginario dei broker il primo mercato di riferimento per chi guarda alle operazioni in Asia.

Dopo la lunga recessione economica che ha colpito il Giappone questa notizia potrebbe avere anche l’enfasi del risveglio di un gigante malato che però negli anni Novanta era il protagonista economico indiscusso, poi lentamente scivolato in una crisi che ha gonfiato il proprio debito pubblico fino a farlo diventare uno dei più alti al mondo.

Ma cambierà qualcosa nella gestione del Financial Times? La linea editoriale rimarrà immutata? Si vedrà. Di certo per dirla con il suo direttore, Lionel Barber, il giornale deve tutto “alla sua autorevolezza e alla sua qualità” se nel corso di questi anni si è guadagnato la leadership tra i giornali economici. Ed i giapponesi lo sanno e di certo non sono degli sprovveduti.

Non è un caso che Tsuneo Kita, presidente e amministratore delegato di Nikkei, commentando l’acquisizione abbia detto: “Sono estremamente orgoglioso di accogliere nel nostro gruppo il Financial Times, una delle testate finanziarie più prestigiose al mondo. Il nostro motto, che è fornire notizie economiche di alta qualità con correttezza e imparzialità, è molto vicino – aggiunge – a quello del Financial Times. Condividiamo i medesimi valori giornalistici e, insieme, cercheremo di contribuire allo sviluppo dell’economia globale”.

Come sarà il Financial Times di Nikkei?

"Non è un marchio che si vende con leggerezza" aveva dichiarato appena qualche settimana fa il chief financial officer Robin Firestone a proposito della possibilità che il gruppo Pearson vendesse il Financial Times, bibbia dell'informazione economica non solo in Gran Bretagna ma capace di dettare la linea anche nelle principali piazze finanziarie mondiali. Eppure quel passaggio è appena avvenuto: per 1,3 miliardi di…

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