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Il Grand Hotel di Termini Imerese non deve aver ascoltato il discorso, tutto sibilante di “s” di una lingua troppo accomodante, accomodata sul proprio pavimento, dell’oriundo Presidente Mattarella. E così ha deciso di chiudere e licenziare. Per ristrutturare l’edificio. Almeno per un anno. Tutti a casa tranne il custode.
A Termini Imerese lo Stato, la mano pubblica è stata sempre troppo presente. E, ora, per troppa presenza, scompare. E’ tutto finito: il pane e il companatico.
Perché fare di ogni iniziativa – che potrebbe essere libera – strumento di politica dei redditi, di paternalistico controllo sociale, è quanto di peggio si possa fare in economia e negli affari. Quella del Grand Hotel è una storia esemplare, a maggior ragione per la buttanissima e straordinaria terra di Sicilia. La terra che ha la migliore miscela di bellezza paesaggistica e storica. Che sembra non meritare la troppa generosità di madre natura che le ha donato le migliori risorse naturali adatte al benessere dell’uomo. Come le terme, appunto.
Un punto di forza per lo sviluppo turistico ed economico che fosse stato in mano a Svizzeri o Tedeschi, avrebbe fruttato una montagna di quattrini e di benessere. In Sicilia no. Ovvio. E’ come dare l’acqua a chi la vuole prendere cu crivu (col setaccio).
E infatti, quello delle Terme, di cui – ripeto – la Sicilia è piena, si è trasformato nel business dei poveri. Un business che non è stato messo a punto per prendere i piccioli dagli stranieri solleticati dal venire a svernare in Sicilia anche fuori dalla “stagione”, quella bella di Luglio e Agosto, ma anche nei mesi di Ottobre, Novembre, di Marzo e Aprile. Quelli in cui è sempre così difficile destagionalizzare. Il business delle terme anziché volano turistico, anziché pretesto per itinerari enogastronomici lungo le coste passando per l’entroterra, è stato trasformato nell’ennesimo esempio di assistenzialismo. Business si, ma caricato sullo stato di famiglia di tutti i contribuenti. Sei siciliano e hai problemi alla schiena? Bene: fai i raggi, l’operazione e la fisioterapia. Poi, dulcis in fundo, il tuo medico ti prescrive una bella settimana alle terme con tanto di ossequio da parte del Servizio Sanitario Nazionale che paga il tuo soggiorno al Grand Hotel. Capito, no?
Il business dei poveri e furbi. Ora, però, la mano pubblica, che da sempre s’infila nelle tasche che la politica zozza come roditori ha reso bucate, ha sempre meno risorse e il Grand Hotel di Termini Imerese chiude, per almeno un anno, per ristrutturazione. E quando in Sicilia si parla di tempi di ristrutturazione o di costruzione, statene certi, sono una garanzia. Basta guardare alle strade e ai viadotti.
Perché, fin quando i quattrini hanno girato, nulla è stato fatto per fare del business statale, anche un volano economico autonomo. Capace di stare sul mercato. Tant’é.

Buttanissima miseria, il Grand Hotel chiude e licenzia

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