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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Luca Gualtieri pubblicato sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

In attesa che si aprano le danze sulle aggregazioni, i vertici delle grandi banche popolari sono al lavoro per costituire noccioli duri di soci che stabilizzino la governance in vista della trasformazione in spa. La partita non sarà semplice, anche perché da qualche anno i grandi azionisti delle cooperative quotate non sono più imprenditori o artigiani, ma colossi della finanza internazionale.

La riforma voluta dal governo Renzi ha ulteriormente accresciuto l’appetito di questi soggetti, che oggi sono l’interlocutore imprescindibile per qualunque progetto sulla governance delle popolari. La mappatura di questi soggetti non è impresa semplice, perché molti decidono di restare sotto la soglia rilevante del 2% e dunque possono essere individuati solo al momento dello stacco cedola. In base ai dati Bloomberg, comunque, il soggetto più attivo risulta BlackRock.

Negli ultimi mesi il gestore americano ha rastrellato ancora azioni delle due principali banche popolari, Ubi Banca e Banco Popolare, portandosi rispettivamente al 2,47% e al 2,44% dei due istituti. Oggi BlackRock (che fra l’altro può avvalersi dell’esenzione dall’obbligo di comunicare partecipazioni tra il 2 e il 5% del capitale) ha quote significative in tutte le principali banche cooperative, per un valore di mercato complessivo di quasi 500 milioni di euro. A 431 milioni ammonta invece il pacchetto di azioni accumulato da Dimensional Fund Advisors, il gruppo d’investimento di Austin (Texas) oggi azionista di riferimento di quasi tutte le popolari e numero uno in Bper con il 3,17%.

Vanguard Group, il terzo più grande fornitore mondiale di Etf con sede a Malvern, in Pennsylvania, ha invece in portafoglio quasi 300 milioni di euro di titoli mentre Norges Bank, la banca centrale della Norvegia, mantiene ben stretta la presa su Banco (2,13%), Bpm  (2,05%) e Bper (2,02%). La novità di questi primi mesi dell’anno è rappresentata anche dai blitz di Lyxor, la società d’investimento francese controllata da Société Générale  e specializzata in Etf. Il gruppo ha acquisito partecipazioni sotto l’1% in quasi tutte le banche popolari, da Ubi a Banco, da Bpm  a Bper, dimostrando un forte interesse per il settore.

Così come non è venuto meno l’interesse dei grandi istituti nordeuropei come Deutsche Bank  (0,29% di Ubi, 0,24% del Banco e 0,69 di Bper), Ubs (2,97% della Popolare di Sondrio  e 0,34% di Ubi) e Credit Suisse (0,32% di Ubi e 0,37% del Banco). Ma anche gli investitori italiani stanno mostrando grande interesse per il comparto delle banche popolari. Dal terzo trimestre 2014 a oggi, per esempio, Intesa Sanpaolo  ha guadagnato posizioni nell’azionariato di Bpm  diventandone quinto socio all’1,06%.

Molto attive sono state anche Generali  che, oltre allo 0,85% di Piazza Meda, custodiscono il 2,73% del Credito Valtellinese  di cui oggi risultano primo azionista. Ci sono poi i soci fedeli, anzi fedelissimi nonostante il carattere speculativo dell’attività. Tra questi merita senza dubbio una menzione il fondo americano Silchester International Investors, entrato in Ubi nel 2010 con il 2,15% e da allora in costante crescita nell’azionariato fino all’attuale 4,9% che, ai prezzi di mercato, vale 320 milioni di euro e che, da inizio anno, si è apprezzato di quasi il 20%.

Tra i fedelissimi non bisogna dimenticare le fondazioni, altri soggetti che nei prossimi mesi potrebbero giocare un ruolo determinante nella definizione della nuova governance. Gli enti Cr Cuneo e Cr Lucca, per esempio, restano ben ancorati a Ubi e Banco Popolare dove detengono rispettivamente il 2,28 e il 2,89%.

Bpm, Ubi, Banco Popolare, Bper. Chi sale nell'azionariato delle banche popolari

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