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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’Isis minaccia e il pensiero corre anche alle forniture di energia che viene dallo scacchiere del Medio Orientale. L’Italia è caratterizzata da una forte dipendenza dalle fonti energetiche primarie estere che solo di recente – per la contrazione della domanda energetica e le politiche di efficienza energetica – stanno segnando valori leggermente al di sotto della soglia dell’80%. Nel 2014 l’Italia ha coperto circa il 76% del proprio fabbisogno (il 75% nel 2013 e il 78% nel 2012) grazie alle importazioni. La dipendenza italiana è legata prevalentemente alle due fonti fossili principali: petrolio e gas naturale.

In particolare, l’approvvigionamento dall’estero per il petrolio ha toccato il 92%, in prevalenza legato alle forniture dai Paesi ex Urss (45%), seguiti da quelli africani (29%) e del Medio Oriente (23%). I principali venditori di petrolio del nostro Paese sono Russia (19%), Azerbaijan (18,6%), Arabia Saudita e Libia (14%, sebbene nel 2014 il suo contributo sia stato leggermente inferiore a tale percentuale), seguiti da Irak (8%), Kazakhstan (7%), Nigeria (5%) e Algeria (3%).
La dipendenza dalle importazioni di gas naturale viaggia su una soglia di poco inferiore a quella del petrolio, attestandosi sul 90% circa. I principali fornitori sono Russia (45%), Algeria (20%), seguiti da Libia (9%) e Qatar (8,6%), mentre dal Nord Europa arriva una fornitura di gas che si aggira intorno all’11%, di cui il 3% dalla Norvegia.

Al di là di ogni considerazione geopolitica, etica e religiosa, in un contesto energetico come il nostro di forte legame del sistema nazionale alle forniture da Paesi esteri, spesso politicamente instabili, non stupisce l’attenzione crescente che assume quanto succede in Medio Oriente con l’avanzata del Califfato islamico. In particolare, l’escalation dell’Isis partito dalla Siria e dall’Irak ha in questi ultimi giorni coinvolto anche la Libia, già provata dalla coesistenza di due Governi antagonisti e decine di milizie armate regionali e, sembra, ormai prossima al collasso. Per frenare questa avanzata sono scese in campo le milizie egiziane, con l’appoggio degli Emirati Arabi Uniti, ma anche di Turchia e Algeria, impegnate a rafforzare la protezione dei propri confini. I loro governi, infatti, mal vedono l’avanzata degli integralisti, capaci di far esplodere in maniera incontrollata una regione già ampiamente interessata da frizioni locali.

In attesa di iniziative dell’Onu, sollecitate da più parti, l’incertezza sulla stabilità dei Paesi coinvolti rende imprevedibile anche la fornitura energetica che da essi deriva. È ormai ferma l’esportazione libica per attentati mirati proprio alle infrastrutture di energia ad opera dell’ISIS. L’area interessata dalle attività degli integralisti islamici coincide con quelle di maggior ricchezza di risorse fossili di cui il mondo occidentale necessita.
Qual è la parte del nostro fabbisogno totale che proviene dalle aree che possono essere interessate dalla minaccia Isis? Si tratta di forniture dirette pari al 22% per il petrolio e al 9% per il gas. Percentuali che in questo momento non giustificano un allarme e non si prospettano nel breve termine problemi di approvvigionamento.

Gli effetti che si possono prevedere potrebbero essere, almeno in questa prima fase, legati ad un innalzamento del prezzo delle due commodity. Tale rialzo, però, non trova alleati tra i principali produttori dell’Opec. La stessa Arabia Saudita nell’ultima riunione Opec si è espressa per mantenere inalterati i livelli produttivi per calmierare il prezzo. Non si sa se l’Arabia Saudita si voglia muovere in senso proattivo, contrastando attivamente la minaccia di aumento del prezzo. Ma è certo che è politicamente contraria. Insomma, paradossalmente il nostro migliore alleato contro la minaccia ISIS è proprio il mondo arabo moderato. Su questo l’Europa e il nostro Governo devono meditare attentamente.

Carlo Andrea Bollino è presidente dell’Associazione Italiana Economisti dell’Energia e professore ordinario di Microeconomia all’Università di Perugia

Ecco quanto l'Isis minaccia la sicurezza energetica dell'Italia

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