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Decreto si, decreto no? Il dilemma sulla banda larga potrebbe sciogliersi nel Consiglio dei ministri di questa sera con il varo del Decreto Comunicazioni necessario per passare alla fase esecutiva della Strategia nazionale per la banda ultralarga.

“Il decreto andrà oggi in Cdm e conterrà tutti i nuovi strumenti previsti: credito d’imposta, voucher e fondo di garanzia”, assicurano a Formiche.net fonti ministeriali. Si vedrà.

E ancora: catasto nazionale delle reti, tempi autorizzativi per la posa della fibra, la riduzione degli oneri concessori, l’infrastrutturazione verticale degli edifici ed elemento molto importante rispetto allo scenario Enel, la condivisione delle infrastrutture da parte delle società del gas, elettricità ed acqua.

Il documento era atteso in Cdm giovedì 11 giugno ma qualcosa l’ha fatto slittare. I timori di un intervento dell’Europa per potenziali aiuti di Stato? Questioni tecniche dovute alla bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato? Molte le voci circolate in Rete e già dimenticate.

E ad alimentare il giallo è stata anche una dichiarazione del premier: “Stiamo valutando – ha detto ieri Matteo Renzi a margine degli Stati generali del clima – se per la banda larga serve un decreto o basta il Cipe”.

IL NODO TELECOM

Ma cosa è successo veramente? “Sulla bozza del decreto – ha scritto oggi Massimo Sideri sul Corriere della Sera – si sono consumate in queste settimane guerre lessicali per togliere i termini che avrebbero di fatto escluso i finanziamenti al rame difeso da Telecom”.

Sarebbe stato proprio il gruppo guidato da Marco Patuano a non gradire alcuni aspetti del decreto, come ricostruito già giorni fa da Formiche.net, mentre  lo slittamento di due settimane fa non sarebbe stato accolto con entusiasmo dai competitor di Telecom.

“Palazzo Chigi – ha ricordato Sideri – in questi mesi ha trovato anche strade alternative per «forzare», di fatto, la resistenza di Telecom Italia a partecipare al progetto Metroweb senza avere il 51%. Ne era stata una prova il coinvolgimento di Enel e municipalizzate, che nella maggior parte dei casi si erano mostrate interessate alla costruzione di una rete spenta in fibra per contribuire a raggiungere gli obiettivi del 2020”.

SU COSA STA LAVORANDO IL GOVERNO

Per scongiurare lunghi tempi di risposta della Commissione Ue il governo avrebbe potuto pensare ad un’alternativa: “Un nuovo decreto sganciato dalla partita dei fondi che invece marcerebbe per conto proprio attraverso una delibera Cipe”, si legge sul Corriere delle Comunicazioni.

In sostanza la squadra di Renzi starebbe lavorando a un testo “bis”: “Da un lato una delibera Cipe per l’assegnazione dei fondi, dall’altro un nuovo decreto che conterrebbe le altre misure, come ad esempio i voucher e il credito di imposta”, ha scritto il quotidiano specializzato.

I limiti? “Il testo “bis” non sarebbe approvato però prima di settembre anche considerato “l’intasamento” di decreti sul tavolo di Palazzo Chigi” e “il ricorso al Cipe non consentirebbe di sdoganare entro il 2020 i 6 miliardi e passa previsti dal Piano banda ultralarga, spiega Fiordalisi sul Corriere delle Comunicazioni.

Enel, Telecom e Vodafone, come sarà il decreto sulla banda larga

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