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L’aggressività di Tsipras e Varoufakis ha colto tutti di sorpresa. Da anni, tuttavia, giacciono nei cassetti studi di ogni genere su come risistemare il debito greco, riformare il fisco, deregolare e privatizzare. A chi volesse approfondire suggeriamo una visita al sito di Bruegel, un centro studi molto influente, che in questi giorni ha rinfrescato e aggiornato proiezioni e proposte molto dettagliate.

Sulla carta, dunque, non dovrebbe essere troppo difficile trovare un compromesso ragionevole. Ci potrebbero essere cambiamenti di facciata (l’Ocse al posto della Troika) un prestito ponte (concesso dal Fondo Monetario e non dall’Europa) un inasprimento fiscale per i greci più ricchi (anche se pochi di questi risiedono in Grecia) con qui finanziare un po’ di spesa sociale. Ci sarebbero poi un ammorbidimento sui tempi di raggiungimento degli obiettivi di avanzo primario, un abbassamento ulteriore degli interessi che la Grecia paga all’Europa e un altro spostamento in avanti delle scadenze del debito.

Alla fine Tsipras si porterebbe a casa un discreto pacchetto di concessioni senza costringere l’Europa ad abiurare i suoi principi e il suo miliardo di regole. Per quanto formalmente ineccepibile, un compromesso del genere rappresenterebbe comunque una vittoria politica di Tsipras e una sconfitta della Merkel. Per questa ragione Tsipras, il suo pacchetto, se lo dovrà sudare. La Merkel cercherà di logorarlo, di prendere tempo, di passare le elezioni locali in programma in Germania nelle prossime settimane (a partire da domenica nella rossa Amburgo) senza cedere troppi voti ad Alternative für Deutschland. Alla fine, quando la Grecia sarà uscita dalle prime pagine dei giornali, arriverà l’accordo.

Sarà da tenere d’occhio con molta attenzione la proposta, per il momento ritirata da Varoufakis, di indicizzare il valore nominale del debito al Pil greco. È un’idea su cui Bruegel ha lavorato molto negli ultimi anni, non solo per la Grecia ma per mezza Europa, Francia inclusa. A favorire la linea temporeggiatrice della Merkel c’è anche la grande compostezza dei mercati, sostenuta a sua volta dal Qe europeo. I mercati tranquilli indeboliscono molto il potere contrattuale di Tsipras, che da leader carismatico si rafforza in situazioni drammatizzate.

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