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Non temo Tsipras in sé, io temo lo Tsipras dentro di me. Ma soprattutto temo l’elettore di Syriza che custodisco in qualche parte del mio cuore. L’elettore un po’ piagnone, un po’ movimentista, un po’ vittimista, un po’ indignato, un po’ radical chic, un po’ impegnato. Temo la cicala che è in me contro la formica che invece dovrei essere. Temo la pizza e mandolino che sono in me, in fin dei conti Syriza ne è la versione greca: feta e sirtaki mascherato però con aria greve, assenza di cravatta e pugno chiuso. Una magnifica sceneggiata all’italiana, se non fosse alla greca.

Ma dopotutto, perché Tsipras e il suo fido Varoufakis non dovrebbero fare ciò che fanno? In fin dei conti difendono il diritto al benessere, altro che diritto al lavoro, siamo molto oltre. Il diritto a vivere un’esistenza godereccia e un po’ arcadica. Basta con il grigiore tedesco, noi siamo greci, epicurei, mica possiamo seguire il buio protestantesimo germanico! E se qualcuno mi dice che questo non si può fare, a quel punto l’elettore di Syriza che è nel mio cuore cosa fa? Inizia a fare il bullo. I mirabili gemelli del debito Tsipras/Varoufakis difendono l’immagine di un mondo ideale. Un mondo in cui si lavora poco, si lavora tutti e con pensioni minime che siano più alte della media europea. Un mondo in cui si può fare festa per anni e non pagare il conto quando ci viene presentato.

L’elettore di Syriza che è in me andrebbe subito a votare per un partito del genere. Che cosa vogliono questi burocrati europei? La vita è una sola, io voglio godermela, non posso mica stare appresso a quello che mi dicono da Bruxelles. Pagare i conti? Ma quali conti! Io non ho mai fatto tutti questi debiti, a me non risultano. E poi cosa dovrei fare, rovinarmi la vita per ridare quattro soldi alla Germania, all’Italia o a qualcun altro? Ma non ci penso nemmeno. Adesso voto per Tsipras, così, cantando bella ciao glielo facciamo vedere alla Merkel e a quel Draghi lì con chi ha a che fare. Vedrai che in Europa non appena vedono Varoufakis arrivare con quel suo capoccione che sembra pronto per abbattare muri e con quel suo pompato corpo mastrolindico si mettono subito paura. Altro che greci piccoli e poveri, adesso andiamo lì e ci facciamo dare i soldi a calci. Del resto, con tutti i soldi che hanno da parte i tedeschi, gli italiani e i francesi non capisco che cosa gli costerebbe prestarcene un pochini o almeno non richiederceli indietro.

Ma soprattutto, noi elettori di Syriza, possiamo minacciare gli altri europei con l’arma più potente e subdola che esiste nel nostro vecchio continente afflitto da imperituro senso di colpa: la minaccia di autodistruggerci e di appioppare alla loro coscienza la nostra fine. Ecco cosa va dicendo in giro da giorni quel mastodontico furbastro di Varoufakis esperto-in-teoria-dei-giochi (di cui i commentatori, a loro volta, sono improvvisamente divenuti esperti). Il dionisiaco Varoufakis va dicendo che o la troika si ritira, o li lasciano fare di testa loro, oppure la Grecia si autodistruggerà e sarà tutta colpa dell’Europa. Li pone di fronte al grande dilemma etico: volete davvero affamarci, farci autodistruggere, per una manciata di miliardi di euro? Adesso ditemi voi, come fai a non ammirare uno così? Come fai a non votargli? Ecco, finalmente, uno che ha capito tutto della nostra infiacchita e morente civiltà europea, e di come farsene beffa.

Non temo Tsipras in sé, io temo lo Tsipras dentro di me

Non temo Tsipras in sé, io temo lo Tsipras dentro di me. Ma soprattutto temo l'elettore di Syriza che custodisco in qualche parte del mio cuore. L’elettore un po’ piagnone, un po’ movimentista, un po’ vittimista, un po’ indignato, un po’ radical chic, un po’ impegnato. Temo la cicala che è in me contro la formica che invece dovrei essere. Temo la pizza…

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