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Tempo scaduto per l’Agenzia per l’Italia digitale. La casella di posta elettronica del governo deputata alla ricezione delle candidature per posizioni aperte nella pubblica amministrazione (candidature@governo.it) potrebbe a questo punto essere stata invasa da curriculum di esperti digitali, oppure no, visti i passi indietro di alcuni tra i papabili per la poltrona dell’Agid.

Il tempo utile per far pervenire al governo curricula e linee programmatiche per partecipare alla selezione per il nuovo direttore generale dell’Agenzia, dopo le dimissioni di Alessandra Poggiani, è scaduto alle ore 13 di oggi, mentre la nomina del nuovo direttore dovrebbe avvenire entro fine aprile.

COME SARA’ IL NUOVO DIRETTORE

Ma quale potrebbe essere il profilo del nuovo direttore dell’Agid? Se ne è discusso ieri a Presi per il web, la trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco Perduca, Marco Scialdone e Fulvio Sarzana, che ha lanciato un appello ai parlamentari affinché il ministro Madia operi una selezione trasparente e verificabile.

Il nuovo direttore dell’Agid dovrà essere un ottimo manager? “Con la Poggiani non ha funzionato evidentemente”, ha commentato Massimo Melica, avvocato specializzato in diritto applicato alle nuove tecnologie e uno dei candidati alla direzione dell’Agenzia.
“Il nuovo dg non deve essere un esterno, ma dovrebbe avere dimestichezza con la pubblica amministrazione”, ha detto Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia che ha aderito all’appello di Presi per il web insieme, a Mirella Liuzzi (M5s), e che contestualmente ha ritenuto necessaria la nomina di un sottosegretario al digitale capace di porre fine alla “solitudine politica del direttore generale”.
Sarzana ha fatto una proposta più drastica, ipotesi del resto più volte prefigurata da Formiche.net: “Invece di avere un ente esterno, un’agenzia che ha avuto una vita travagliata, non sarebbe meglio assorbire le competenze dell’Agenzia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, oppure creare un dipartimento all’interno di un ministero dell’innovazione tecnologica, invece che continuare con duplicazioni di enti che poi determinano situazioni così difficili?”.

L’EREDITÀ DI POGGIANI

Politico, manager o super esperto digitale, con cosa dovrà barcamenarsi il nuovo Direttore dell’Agid?
Alcuni ostacoli potrebbero essere quelli rimarcati dal direttore uscente: problemi tra gli addetti ai lavori, la situazione oggettiva che rende tutto complicatissimo, un’eccessiva stratificazione di norme e competenze, un piano per la banda ultralarga limitato, l’impossibilità di assumere nuovo personale e la lotta con i sindacati”, sono state ad esempio alcune delle ragioni portate da Poggiani a sostegno delle sue dimissioni nell’intervista a Wired.

COSA DICE SUL DIGITALE IL PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA

Sui punti in agenda che il nuovo direttore dovrà portare avanti qualche indicazione giunge anche dall’appendice al Pnr, il Programma nazionale di riforma a latere del Def (Documento di Economia e finanza) presentato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, e approvato venerdì 10 aprile dal consiglio dei ministri.

Il Pnr indica le principali azioni di riforma a livello nazionale e regionale. In tema digitale – si legge sul documento – urge la “copertura entro il 2020 da un punto di vista infrastrutturale, raggiungendo Internet in ultrabroadband ad almeno 100 Mbps per almeno il 50 per cento della popolazione come utente, con un 100 per cento dei cittadini che abbiano la copertura a 30 Mbps – ma dandosi come obiettivo del piano il raggiungimento dei 100 Mbps fino all’85 per cento dei cittadini”, obiettivi descritti nel Piano banda ultralarga del governo, al quale si accompagna la Strategia per la Crescita Digitale, con la quale Renzi “intende stimolare la creazione e l’offerta di servizi che ne rendano appetibile l’utilizzo e la sottoscrizione di abbonamenti in ultrabroadband”.

Tra gli obiettivi della strategia per la Crescita digitale, redatta dopo un processo di consultazione sia online sia offline che si è svolto dal 20 novembre 2014 al 20 dicembre 2014, figurano l’obbligo di trasparenza e condivisione dei dati pubblici, il coordinamento di tutti gli interventi di trasformazione digitale, la progressiva adozione di Modelli Cloud e la diffusione di cultura digitale e lo sviluppo di competenze digitali in imprese e cittadini.

Lato infrastrutture si prevede l’introduzione di un servizio pubblico d’identità digitale (SPID) per un accesso sicuro e protetto ai servizi digitali, la Digital Security per la PA per tutelare la privacy, l’integrità e la continuità dei servizi della PA e un Sistema pubblico di connettività così descritto nel documento ufficiale del governo: “Linee guida, regole tecniche e infrastrutture per garantire la connettività e l’interoperabilità Wi-fi negli uffici pubblici e nelle scuole/ospedali, in sinergia con il piano nazionale banda ultralarga, massimizzando la copertura a 100 mbps e garantendo almeno 30 mbps nelle aree più marginali”.

CHI SE NE FARÀ CARICO?

Il Pnr non fa alcun riferimento a chi debba farsi carico della realizzazione di tali obiettivi, la stragrande maggioranza dei quali sono stati già avviati da Poggiani come si evince dai risultati obiettivi 2014 pubblicati sul sito dell’Agid.
“L’assenza nell’intero documento di una menzione all’Agenzia per l’Italia digitale – dicono tra gli addetti ai lavori – potrebbe essere indice che il governo stia studiando qualcosa che esula dell’esistenza stessa dell’Agid”.

Agid, ecco l'agenda del futuro direttore

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