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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class e dell’autore, pubblichiamo un commento di Domenico Cacopardo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

Nel 2014, tra 135 mila e 140 mila irregolari provenienti dalla sponda Sud del Mediterraneo sono sbarcati in Italia. Se l’1% di essi è un credente fondamentalista, si tratta di 1.350 persone. Se l’1 per mille è un militante o simpatizzante «jihadista», abbiamo 135 potenziali terroristi in circolazione nel Paese. Occorre, pertanto, riflettere con attenzione su quanto è accaduto a Parigi e a Dammartin-en-Goële: un giudizio sereno non può che aiutarci a valutare ciò che i «media» e i politici ci dicono. L’idea che dal 7 al 9 gennaio si sia consumato l’11 settembre europeo è un falso. L’11 settembre europeo è avvenuto l’11 marzo 2004 a Madrid con gli attentati noti come M-11, ed è consistito in una serie di attacchi terroristici di matrice islamica ai treni locali: uccise 191 persone (177 delle quali morte immediatamente negli attentati), ferite 2.057. L’anno dopo, il 7 luglio 2005, a Londra l’aggressione fu condotta da attentatori suicidi contro i trasporti pubblici durante l’ora di punta. Tre treni della metropolitana furono colpiti quasi contemporaneamente e dopo poco meno di un’ora esplose un autobus. Gli attacchi causarono 55 morti e circa 700 feriti.

Nel nostro continente, quindi, prima, c’era stato di peggio, tanto peggio da «obbligare» i governi europei a mettere in atto misure adeguate per prevenire il ripetersi delle aggressioni. Se a Parigi l’attacco dei terroristi (2+1) ha avuto successo, qualcosa negli apparati di prevenzione e sicurezza non ha funzionato. Il sistema di monitoraggio dei fanatici jihadisti (da Jihad: esercitare il massimo sforzo), è risultato a maglie tanto larghe da consentire che tre uomini, tutti schedati e noti alla Pubblica sicurezza, potessero provvedersi di armi e attaccare facilmente la sede di «Charlie Hebdo», senza alcun significativo contrasto da parte dei poliziotti dislocati a difesa del luogo e dei suoi occupanti.

Tra l’altro, è accaduto che il vicino di casa dei fratelli Kouaci, insospettito dai rumori provenienti dal loro appartamento, vi abbia fatto irruzione durante la loro assenza scoprendo un vero e proprio grande arsenale. Minacciato dagli stessi Kouaci, rientrati all’improvviso, si è impegnato al silenzio e l’ha mantenuto. Segno che la solidarietà musulmana è stata più forte del timore delle autorità e della Polizia. Causa dell’inefficienza sarebbe la riorganizzazione del sistema di «intelligence» e di antiterrorismo operata in Francia dal governo di Hollande. Nel gennaio 2014, sono state abolite la Direzione di sorveglianza del territorio e la Direction centrale des Renseignements généraux, cui competevano l’informazione e l’attività di polizia segreta e che erano agli ordini diretti del capo della Polizia. Due servizi di riconosciuta (in Europa e in Usa) efficienza. Al loro posto è stata costituita la Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) posta alle dirette dipendenze del ministro dell’interno. Il nuovo soggetto è stato, nell’occasione, ampiamente rinnovato e personale di riconosciuta esperienza e capacità collocato a riposo o riportato all’interno delle strutture ordinarie.

Perché la riforma dei Servizi di Hollande non ha protetto la Francia

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class e dell’autore, pubblichiamo un commento di Domenico Cacopardo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi Nel 2014, tra 135 mila e 140 mila irregolari provenienti dalla sponda Sud del Mediterraneo sono sbarcati in Italia. Se l'1% di essi è un credente fondamentalista, si tratta di 1.350 persone. Se l'1 per mille è un…

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