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Giovedì 7 marzo l’associazione Setteottobre si ritroverà a Roma in piazza Santi Apostoli prima di tutto per ricordare quello che è avvenuto il 7 ottobre 2023, quando migliaia di terroristi di Hamas addestrati da mesi per quest’operazione sono entrati in territorio israeliano commettendo uno dei crimini più atroci della storia di Israele e dando il via a una guerra che ha travolto tutta la popolazione palestinese di Gaza. Un’organizzazione terrorista sostenuta da regimi teocratici come l’Iran il cui obiettivo è l’eliminazione dello Stato di Israele e degli ebrei in Medio Oriente ha, 5 mesi fa, assalito migliaia di civili inermi, in gran parte trucidandoli, con il compiacente sostegno di molti estremisti islamici.

Ma saremo insieme in piazza soprattutto per ricordare le donne, quelle donne israeliane vittime della violenza più crudele, cieca e barbara solo perché ebree. “Smettila! Sto già morendo per quello che mi fai, uccidimi e basta!”, è il grido di una giovane donna mentre subiva una violenza sessuale atroce da parte di un gruppo di terroristi di Hamas che, come testimoniato da un sopravvissuto all’attacco al festival Nova, quando hanno finito “si sono messi a ridere e l’ultimo le ha sparato alla testa” (Fonte: “Grida nel silenzio” Rapporto speciale a cura della Association of Rape Crisis Centers in Israel, presentato il 27 febbraio all’Onu).

Di fronte a violenze indicibili, confermate anche dalle testimonianze di alcune donne rapite da Hamas e poi rilasciate, che le hanno subite anche durante la prigionia, appare del tutto ingiustificabile e scandaloso il silenzio delle grandi organizzazioni umanitarie internazionali, delle associazioni femministe, ancora oggi omertose nel riconoscere la strage compiuta come una terribile violenza di genere, per di più ampiamente documentata dai filmati girati dagli stessi terroristi, fieri di rendere palesi gli intenti e l’odio che li guidano. Riconoscere che il 7 ottobre furono compiuti stupri efferati culminati in un femminicidio di massa è un dovere morale, un esercizio di onestà intellettuale e di verità storica.

Dal palco del 7 marzo parleranno anche due donne iraniane, partecipanti al movimento “Donne vita libertà” per ricordare che nel mondo ci sono ancora milioni di donne che pagano quotidianamente con la vita, con la tortura e con la discriminazione il voler conquistare il diritto alla libertà e all’autonomia.

A tutte loro deve andare il pensiero di noi che abbiamo la fortuna di vivere in un Paese libero e democratico. Un pensiero che va anche a quelle donne palestinesi che non avrebbero mai voluto la guerra, ma di cui loro, con i loro figli, pagano il dramma. Nessuna deve essere dimenticata perché di fronte al sacrificio delle donne non c’è Paese, non c’è etnia o religione che possa giustificare la classifica delle vittime. Sono tutte vittime e al fianco di tutte noi siamo.

La manifestazione del 7 marzo fa seguito all’appello “Non si può restare in silenzio” per definire il femminicidio di massa del 7 ottobre un crimine contro l’umanità e perseguire i responsabili a livello internazionale, che ha ottenuto 17.000 firme. In base a questo mandato l’associazione Setteottobre ha presentato un formale atto di richiesta all’Ufficio del Prosecutor della Corte Penale Internazionale dell’Aja (International Criminal Court, ICC) affinché vengano promosse indagini per i crimini contro l’umanità e genocidio commessi da Hamas il 7 ottobre 2023.

Setteottobre, non staremo in silenzio. Scrive Borletti Buitoni

Di Ilaria Borletti Buitoni

Riconoscere che il 7 ottobre furono compiute violenze efferate contro le donne è un dovere morale, un esercizio di onestà intellettuale e di verità storica. L’intervento di Ilaria Borletti Buitoni, co-fondatrice dell’associazione Setteottobre presieduta da Stefano Parisi

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