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Cacciati perché organizzavano un “complotto” contro la coalizione di governo. Stanco delle critiche e degli ostacoli alla sua gestione, il premier di Israele, Benjamin Netanyahu, ha chiesto ieri le dimissioni del ministro delle Finanze, Yair Lapid, e di quello Tzipi Livni, spingendo verso elezioni anticipate per l’anno prossimo. Analisti israeliani sostengono che, con questa misura, Netanyahu cerca di superare la crisi di governo uscendone più forte.

LE PRIME DIVERGENZE

“Nelle ultime settimane Lapid e Livni hanno attaccato duramente il governo che guido. Livni è l’ultima che può accusarmi di irresponsabilità e Lapid ha fallito nella direzione dell’economia. Non posso più tollerare l’opposizione all’interno del mio governo. I cittadini meritano un governo nuovo, stabile e ampio”, ha detto il premier per giustificare l’azione. Secondo il New York Times, il detonatore della rottura sono stati lo scontro per divergenze sull’Iva e le polemiche sulla definizione dello stato di Israele che Netanyahu voleva trasformare in “Patria nazionale del popolo ebraico” (qui le conseguenze della decisione spiegate da Formiche.net).

SCONTRI PRECEDENTI

Il governo di Netanyahu si è insediato nel 2013 e ha dovuto affrontare diverse crisi dalla sua nascita. Lapid e la coalizione di centro, Yesh Atid, volevano migliorare la situazione economica della classe media, ma non ci sono riusciti. Il partito di Livni, Hatnua, cercava di raggiungere un accordo di pace con i palestinesi, ma ha fallito nel suo tentativo.

LO STATO EBRAICO

Altre divergenze si sono presentate la scorsa settimana, quando Netanyahu, sotto la pressione dei settori più ortodossi, ha presentato un progetto di legge che definirebbe Israele come “Stato ebraico”. Sebbene la formula sia presente nella Dichiarazione di Indipendenza del 1948, Netanyahu crede sia necessario includerla anche nella Costituzione, per “inviare un messaggio agli nemici del Paese”. Chi si oppone alla norma, sostiene che “logora il carattere democratico di Israele e va contro i diritti dei cittadini arabi”. Lapid e Livni hanno criticato il progetto con termini molto duri.

Un altro confronto c’è stato a giugno, durante la guerra nella Striscia di Gaza. I centristi volevano frenare i bombardamenti, ma la destra ha fatto pressione su Netanyahu, che ha proseguito con l’offensiva militare.

ELEZIONI ANTICIPATE

Così, il parlamento israeliano comincerà oggi ad analizzare lo scioglimento del Knesset (il Parlamento israeliano), che potrebbe essere votato nei prossimi giorni. Secondo Haaretz, gli israeliani potrebbero dover tornare alle urne a marzo o aprile del 2014, tre anni prima del previsto. Una condizione abituale, visto che dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948, nessun governo ha finito il proprio mandato.

NUOVA VITTORIA DI NETANYAHU

Netanyahu è sicuro di riuscire a vincere in caso di nuove elezioni, anche con una maggioranza più allargata, che gli darebbe maggiore spazio di manovra. Per molti analisti, i partiti di destra sono in testa nei sondaggi. Senza perdere tempo, Netanyahu ha chiamato le forze ultra-ortodosse dell’opposizione per stringere alleanze. Ha-Bayit, il partito nazionalista guidato dal ministro dell’Economia, Naftali Bennett, è la formazione politica che potrebbe conquistare più voti.

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