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Qualcuno lo ha definito il Bob King italiano, ma dichiara di non avere nulla in comune con il grande sindacalista americano. Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic (11 mila iscritti in FCA) in una conversazione con Formiche.net racconta dal suo punto di vista le vicende sindacali dall’accordo di Pomigliano al Jobs Act.

COSA E’ CAMBIATO DALL’ACCORDO DI POMIGLIANO

L’accordo di Pomigliano ha rappresentato il punto di rottura di un modello di relazioni sindacali in piedi sostanzialmente dal dopoguerra. L’isolamento della Fiom da un lato e l’uscita di Fiat dalla Confindustria dall’altro testimoniano il grande mutamento di scenario. Da allora, spiega Di Maulo,“è cambiato il mondo. Si è instaurata una lunga fase di ristrutturazione della Fiat, che oggi l’ha portata a essere dall’unione di due aziende in fallimento una potenza mondiale nel campo dell’automobile. Chi vede oggi la fabbrica di Pomigliano e si ricorda com’era soltanto qualche anno fa scopre che è un mondo totalmente diverso, in cui il sindacato classico di tipo contestativo, ovvero il sindacato di classe stile Fiom non ha più nessuna ragione di esistere. Sono diminuiti i carichi di lavoro, perché c’è stata una forte attenzione al rispetto della fatica dei lavoratori. E’ cambiata l’organizzazione del lavoro: oggi c’è un leader ogni sei operai, quindi c’è una più diffusa partecipazione”.

Quanto è diminuita la conflittualità? “Negli anni ‘80 e negli anni ‘90 c’erano ogni settimana 2,5 eventi di microconflittualità. Questo fenomeno oggi è totalmente scomparso. Adesso in caso di una possibile contestazione sui carichi di lavoro, si consente ai sindacati e all’azienda di intervenire sulla problematica e se possibile risolverla.” E a riprova di un clima completamente mutato, Di Maulo sottolinea che “lo sciopero generale del 12 dicembre proclamato da tre organizzazioni sindacali (Cgil, Uil e Ugl), ha avuto un’adesione massima del 6,4%, numeri al di sotto di una partecipazione normale a un vero e proprio sciopero. Addirittura agli scioperi Fiom contro gli straordinari di sabato hanno aderito prima 5 persone e poi 14 la settimana successiva”.

IL RUOLO POLITICO DELLA FIOM

La storia della Fismic che inizia (con la sigla di SIDA) negli anni ’50 da una scissione in seno alla Fim –Cisl, sembra dimostrare la correttezza delle intuizioni di allora. Liquidato in quegli anni, soprattutto dalla Fiom, come “sindacato giallo”, cioè asservito agli interessi padronali, ha invece dimostrato – come scrive Bruno Manghi nell’introduzione del libro di Gianpaolo Fissore “Dentro la Fiat. Il Sida–Fismic – Storia di un sindacato aziendale” (Edizioni Lavoro, 2001) – di sapersi muovere all’interno di “uno spazio culturale effettivo occupato da lavoratori che si sottraggono alla logica dell’antagonismo mantenendo però un atteggiamento da dipendenti e una nozione abbastanza chiara della differenza di interessi rispetto alla proprietà e ai dirigenti”.

Ed è stato probabilmente così se a quasi sessant’anni di distanza il segretario generale della Fismic dice che “la Fiom oggi nei nostri stabilimenti non c’è più, non rappresenta più nessuno. La Fiom non è un sindacato, è un partito politico a tutti gli effetti. Non conosco i numeri ma posso dire che sono una percentuale assolutamente minima. Salvo la roccaforte storica di Brescia dove credo che abbia un numero consistente di iscritti e salvo alcuni stabilimenti emiliani, per il resto posso dire che a Torino la percentuale è bassissima, e a Melfi e Pomigliano è inesistente. La più grande organizzazione sindacale oggi in FCA per numero di iscritti è la Fim, seguita da Fismic e Uilm. L’Ugl e la Fiom sono molto lontane. Insieme non credo che superino il 3-4%”

DOVE SBAGLIA LA FIOM

Quali sono gli errori di fondo della Fiom? “Hanno una visione del tutto ideologica – risponde Di Maulo – Secondo loro Marchionne non avrebbe mai fatto investimenti in Italia e avrebbe portato la Fiat fuori dal Paese. Secondo loro il nostro contratto era anticostituzionale. Hanno sbagliato tutto. Un sindacato serio dovrebbe fare autocritica e dire: abbiamo sbagliato, il contratto Fiat ha permesso investimenti che oggi stanno riportando migliaia di persone al lavoro dopo averlo perso, si è salvata l’industria dell’auto grazie all’accordo di Pomigliano”.

UN CONSIGLIO A LANDINI

Storicamente è esistita una fase in cui Fiom e Fismic (con Fim e Uilm) hanno cooperato pur mantenendo i propri stili relazionali con i lavoratori. “Abbiamo fatto molte cose insieme. Maurizio Landini è sempre stata una persona moderata. Il consiglio che gli do è di smettere di pensare che si possa fare una grande aggregazione sociale alla Tsipras in Italia”, dice il segretario della Fismic.

GLI INVESTIMENTI DI MARCHIONNE

Dopo Pomigliano, gli investimenti del gruppo FCA in Italia sono stati consistenti. “A Pomigliano sono stati investiti un miliardo e cento, un miliardo e trecento a Grugliasco, e un miliardo e due a Melfi, questo solo per prendere come esempio i grandi stabilimenti”. Ma ci sono stati anche investimenti minori: “Una cosa che non è all’attenzione dei media – nota Di Maulo – è l’acquisizione totale della VM di Cento, una fabbrica che produce i grandi motori V6 che esporta in America, in cui si sono investiti 300 milioni di euro. Mi sembra che gli sforzi sugli investimenti siano stati altissimi.” Di Maulo sottolinea anche che “ l’azienda ha investito sia sui macchinari sia sulle risorse umane. Infatti c’è stato un processo di formazione molto profondo che ha cambiato il rapporto tra lavoratore e azienda”.

I PRODOTTI DI SUCCESSO

Fino a pochi mesi fa a Fiat/FCA si imputava di non saper innovare i prodotti e di perdere quote di mercato. “La Maserati è passata da 6.000 a 37.000 esemplari prodotti e arriverà quest’anno a 50.000. Prima la Maserati era soltanto un marchio per amatori, adesso è un marchio per tutti i mercati ricchi del mondo, dalla Cina alla Russia, dagli Stati Uniti all’Europa. C’è stato un grande investimento sulla 500X e sulla Renegade. Nei prossimi giorni ci sarà un accordo per portare lo stabilimento di Melfi a 19 e forse a 20 turni lavorativi, cioè quasi 24 ore su 24 per 7 giorni a settimana, e questo non era mai successo in nessuna industria automobilistica nazionale”.

IERI E OGGI

“Se confrontiamo i numeri di oggi con la Fiat di 20 anni fa capiamo che c’è un tipo diverso di produzione – spiega Di Maulo – Verranno prodotte circa 7-800 mila vetture nei prossimi 2 anni, mentre nei primi anni ’90 la produzione era di 1 milione e due. Allora, però, si producevano auto che non avevano nulla a che vedere con quelle odierne. Oggi assemblare un’auto è molto più complicato.” Di Maulo però spiega che “contestualmente l’occupazione non è scesa. Dal 2010 si frena l’emorragia occupazionale e c’è sostanzialmente una piccola ripresa che però in questi giorni, con le 1500 assunzioni di Melfi, si sta rivelando una ripresa consistente.”

GLI STABILIMENTI FCA IN ITALIA

Qual è la situazione attuale nei singoli stabilimenti in Italia? “A Grugliasco si producono la Maserati Ghibli e la Quattroporte. Si produrrà entro l’anno la Maserati Levante a Mirafiori, che oggi produce soltanto la Mito. Alla Maserati di Modena c’è la Alfa 4C e il residuo della Maserati Quattroporte vecchio modello. Si produce il Ducato alla Sevel in Val di Sangro. Si produce a Melfi la Renegade, la 500x e la Punto mentre a Pomigliano la Panda. Per il momento a Cassino si produce la Giulietta, ma tra poco si aggiungerà anche l’Alfa Giulia”.

Lo stabilimento con più occupati è quello di Val di Sangro dove lavorano 7000 persone. Riguardo a Melfi Di Maulo spiega che “è in totale sviluppo. Le prossime 7-800 assunzioni porteranno lo stabilimento quasi alla saturazione dell’impianto”. Vi lavoreranno 5500 persone. A Melfi “tra Punto, 500x e Renegade si produrranno quasi 2000 vetture al giorno a pieno regime.”

UNA NUOVA DIMENSIONE FINANZIARIA

Con la nascita di FCA cambia sicuramente anche la dimensione finanziaria che aveva caratterizzato il mondo Fiat fino a qualche anno fa. “C’è stato un polmone finanziario più ampio che ha consentito investimenti che la Fiat da sola non sarebbe stata in grado di fare prima” ci dice Di Maulo. ”Chrysler si è ripresa prima perché il mercato americano ha 150 milioni di consumatori ricchi e perché i modelli Chrylser, italianizzati nello stile, hanno trovato il favore del consumatore americano”.

CRESCITA DEL MERCATO DELL’AUTO

Gli ultimi dati dimostrano una ripresa del mercato dell’auto, secondo il leader sindacale. “Da gennaio si registra un 30 per cento in più nelle vendite in Europa. La crescita è costante su tutti i modelli, e questo anche perché il mercato va un po’ meglio di prima, forse c’è meno paura a consumare, il dollaro costa meno e costa meno il petrolio. Mi sembra che il 2015 sia iniziato con auspici importanti da questo punto di vista, forse siamo fuori dalla secca della crisi,” come è testimoniato anche dai dati sulla cassa integrazione: “ L’utilizzo della cassa integrazione” dice Di Maulo “era già crollato di un terzo nel 2014 rispetto al 2013, nel 2015 credo sia ancora ridotto, ma è troppo presto per dirlo”.

I GIUDIZI SU MARCHIONNE

Quali sono i pregi e quali sono i difetti del capo azienda di FCA? “I suoi pregi sono la caparbietà da abruzzese e l’essere un decisionista. Il difetto è l’essere un decisionista, perché ascolta poco i consigli degli altri. L’essere decisionista è un vantaggio, ma se non si ascolta mai può diventare un difetto.”

RENZI E JOBS ACT

Riuscirà Renzi a portare l’Italia fuori dalla crisi? “Mi sembra sia una delle ultime risorse che ha l’Italia per uscire dalla palude. Come Craxi negli anni ‘80 e Berlusconi negli anni ‘90, mi sembra che abbia capito bene quali sono i problemi di questo Paese. Spero però che non faccia la loro stessa fine, dato che non hanno realizzato niente di quello che hanno detto all’inizio”. Quanto al Jobs Act, Di Maulo dice: “Il Jobs Act è una legge fondamentale perché rimetterà in moto l’economia e l’occupazione in questo Paese”.

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