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Un cosiddetto cigno nero, cioè un evento imprevisto, legato all’invasione dell’Ucraina rovescerà la leadership di Vladimir Putin in Russia. A parlare così al tabloid britannico The Sun è Jack Devine, fondatore e presidente della società di consulenza The Arkin Group LLC, alle spalle 32 anni nella Central Intelligence Agency con incarichi cruciali come la direzione delle cosiddette operazioni clandestine, della divisione America Latina, del centro antidroga, della task-force Afghanistan a metà anni Ottanta ai tempi dell’invasione sovietica respinta. Alla fine degli anni Ottanta è stato capocentro a Roma, dirigendo le attività in Italia dell’agenzia e dei suoi uomini, tra cui Aldrich Ames, che nel 1994 sarebbe stato poi condannato negli Stati Uniti per spionaggio per conto di Unione Sovietica e Russia.

Putin ha eliminato la minaccia rappresentata da Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia di mercenari Wagner. Ma è una situazione di stallo, come quella attuale, quella che il leader russo dovrebbe temere di più, sostiene Devine. “Non credo che ci sarà una rivolta. Credo che si tratterà di quello che potremmo definire un colpo di palazzo”. L’ex Cia si dice convinto che “l’anno prossimo assisteremo a uno stallo quasi permanente”.

Putin “non sarà ricacciato in Russia” e continuerà a combattere “a qualunque costo”, ha detto ancora Devine. Ma “più le perdite e la violenza sono visibili ai cittadini russi, meno saranno persone disposte a essere coinvolte”. E questo si tradurrà in difficoltà nel reclutamento. Certo, “troverà un modo per forzare la mano” e “alla fine, si presenterà con l’esercito, ma la guerra diventerà sempre meno popolare”. La fine del conflitto, ha aggiunto, “inizia solo quando la guerra è allo stallo ed entrambe le parti sono stanche”. “Gli ucraini non gli cederanno il territorio. Putin non si ritirerà. Ma si può abbassare la temperatura. Deve calare, quando tutti si rendono conto che Putin non ha alcuna speranza di vincere”.

Devine ha anche messo in guardia in merito al cosiddetto asse del male tra Cina, Russia e Iran e ai tentativi di Mosca di “trascinare i suoi alleati in un’alleanza e in un asse”. Lo si può vedere con l’attacco di Hamas in Israele, ha spiegato. “Le capacità di Putin di espandersi sono psicologiche e politiche in questo momento, e credo che sia nel mondo extraeuropeo che sta registrando qualche passo”.

Putin può finire domani. Le parole dell’ex capocentro Cia a Roma

Jack Devine, già capo delle operazioni clandestine della Central Intelligence Agency, dice al Sun: “Non credo che ci sarà una rivolta, si tratterà di quello che potremmo definire un colpo di palazzo”. Lo stallo in Ucraina è un rischio per il leader russo

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