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Lettera aperta indirizzata a Vladimir Putin da parte di sedici miliardari capitanati da mister Virgin per fermare il conflitto ucraino-russo. Richard Branson e 15 grandi nomi mondiali, fra cui eBay, WhatsApp e PayPal, chiedono un vertice al Cremlino.

INIZIATIVA
Il miliardario Richard Branson e 15 grandi imprenditori provenienti da tutto il mondo vogliono porre fine al conflitto Ucraina-Russia. In una lettera aperta pubblicata sul sito web di Virgin, Branson e Unilever (UL), eBay (EBAY, Tech30), WhatsApp e PayPal annunciano l’intenzione di contribuire a trovare una soluzione pacifica alla crisi.

LETTERA
“Come imprenditori interessati a Russia, Ucraina e Occidente, – scrivono nella missiva – incoraggiamo i nostri governi a compromessi e trovare una soluzione pacifica al conflitto in corso. Vorremmo offrire tutto il sostegno possibile per contribuire a risolvere questo conflitto violento”.

CHI HA FIRMATO
Oltre a Branson, l’indiano Ratan Tata, il premio Nobel Muhammed Yunus, l’ex numero uno di eBay Jeff Skoll e altri 10 top manager russi e ucraini. Chiedono di fare tutto il possibile al fine di impedire un nuovo scenario di guerra fredda e incoraggiano tutti i business-leader dei cinque continenti ad avviare una nuova fase di dialogo per porre fine al conflitto, che sta producendo forti danni economici.

DANNI
Intanto non si placa la criticità commerciale per via delle sanzioni occidentali imposte alla Russia, a cui Mosca ha risposto con il boicottaggio di prodotti alimentari provenienti dal vecchio continente. Ultima in ordine di tempo quella relativa al caso delle vendite di birra in Russia con perdite gravi per marchi come Carlsberg. L’azienda danese ha annunciato il crollo dei profitti per il 2014 se lo scenario di crisi dovesse proseguire.

INFLUENZA
“Purtroppo, crediamo che i mercati della birra dell’Europa orientale saranno influenzati ulteriormente in quanto i consumatori si trovano ad affrontare crescenti sfide e questo avrà un impatto sui profitti del gruppo”, ha detto alla Cnn il Ceo di Carlsberg Jorgen Buhl Rasmussen. Nei primi sei mesi dell’anno il giro di affari in Russia delle birre ha accusato un calo del 7%.

CARLSBERG
Il marchio danese è fortemente dipendente dalle vendite in Russia, dove si trova il più grande birrificio che rifornisce marchi locali come Baltika. E ‘anche stato colpito da un calo del 10% nel mercato della birra in Ucraina e il titolo della società è sceso del 3%.

SHELL IN FUGA
Intanto la Shell ha sospeso la produzione di gas nell’ Ucraina orientale. Al momento, secondo fonti interne al colosso, non sono segnalate perforazione in Ucraina orientale. La situazione relativa alla mancata sicurezza è tale che non possono essere svolte determinate attività previste dall’accordo di produzione di gas di scisto, “per motivi indipendenti dalla nostra volontà “, dice una nota del gruppo. Ciò non implica un’ipotesi di abbandono della produzione di gas della Shell in Ucraina.

Ecco la lettera dei 16 miliardari al Cremlino: "Putin ci riceva per fermare la crisi"

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