Skip to main content

Siamo di fronte a un duplice compito: mantenere la promessa ancora non realizzata di garantire a ogni bambino, bambina, giovane e adulto il diritto a un’istruzione di qualità, e realizzare pienamente il potenziale trasformativo dell’istruzione come strada verso un futuro sostenibile per tutti. Il Rapporto della Commissione internazionale sui Futuri dell’Educazione evidenzia questo punto, riconoscendo il potere dell’istruzione nel generare un cambiamento profondo, risultato di un processo di consultazione globale che ha coinvolto circa un milione di persone. Il rapporto invita governi, istituzioni, organizzazioni, cittadini e cittadine di tutto il mondo ad agire di conseguenza. La povertà continua a essere un ostacolo cruciale nell’accesso alle opportunità educative.

Essa agisce come un moltiplicatore che accentua le disuguaglianze per studentesse, persone con disabilità, individui in situazioni di instabilità e conflitto, e coloro che sono emarginati a causa di etnia, lingua o distanza geografica. Tra il 1990 e il 2020, l’economia globale è cresciuta di due volte e mezzo, trainata soprattutto dalla rapida espansione economica dei Paesi dell’Asia orientale e del Pacifico, in particolare della Cina, e dalla significativa crescita delle economie dei Paesi a reddito medio-alto. Al contrario, i Paesi a basso e medio-basso reddito rappresentano solo una frazione della produzione globale, nonostante ospitino la metà della popolazione mondiale nel 2020.

Questo dislivello è il risultato di ritmi di crescita molto differenti tra le diverse regioni negli ultimi trent’anni. Tre decenni fa, le economie della Cina e dell’Africa sub-sahariana erano simili in termini di dimensione, rappresentando rispettivamente il 2% e l’1,5% dell’economia globale. Oggi, la Cina costituisce il 16% del Pil mondiale, mentre l’Africa sub-sahariana rappresenta appena il 2%. La crescita economica mondiale ha migliorato redditi e condizioni di vita, riducendo la povertà globale al di sotto del 10%. Nonostante questo, quasi 690 milioni di persone vivono ancora con meno di 2 dollari al giorno, concentrandosi soprattutto in Africa sub-sahariana, colpendo maggiormente le donne. Questa povertà estrema affligge due terzi dei giovani sotto i 25 anni.

Sebbene l’economia sia cresciuta, la disuguaglianza tra Paesi si è ridotta, ma le disuguaglianze interne sono aumentate. Paesi come Cina, India e Nord America hanno visto crescere le disparità di reddito, limitando la ridistribuzione e l’uguaglianza. Queste disuguaglianze influenzano l’istruzione, creando divisioni sociali e rendendo difficile per le scuole garantire opportunità uguali a tutti i bambini, elemento fondamentale per una società equa e sostenibile. L’ampia disuguaglianza può generare corruzione nel settore educativo, conducendo a pratiche illecite come deviazioni di risorse, corruzione per voti e ammissioni, nepotismo nelle assunzioni e plagio accademico. Questo indebolisce la fiducia nell’educazione e favorisce l’accettazione precoce della corruzione nella società.

La povertà e la disuguaglianza si intrecciano con altre forme di discriminazione, escludendo particolarmente le ragazze dall’istruzione, specialmente nell’Africa sub-sahariana. La disparità di genere persiste, con molte ragazze escluse dall’educazione secondaria. Le sfide includono matrimonio e gravidanza precoci, lavoro domestico, salute mestruale e stigma sociale. Le barriere dell’istruzione per le persone disabili sono amplificate dalla povertà, con la maggior parte dei bambini disabili nei paesi più poveri. Sostenere il loro diritto all’istruzione in ambienti inclusivi è una responsabilità dei sistemi educativi a livello globale. I conflitti globali privano la metà della popolazione dell’accesso all’istruzione, rendendo le scuole insicure e portando al rapimento e alla violenza su studenti, personale e istituzioni educative.

Le minoranze indigene ed etniche affrontano barriere che limitano l’accesso all’istruzione, come discriminazione, barriere linguistiche e mancanza di riconoscimento culturale. Storicamente, l’educazione è stata strumentalizzata per assimilare le minoranze, negando le identità culturali e religiose, causando discriminazione e abbandono nelle comunità indigene. La globalizzazione ha ridefinito le aspettative educative, privilegiando la preparazione al lavoro nel ventunesimo secolo, ma un approccio più ampio riconosce la diversità delle conoscenze e delle culture, fondamentale soprattutto per studenti indigeni, lingue minoritarie ed etnie non scolarizzate. L’equità nell’istruzione deve accogliere la diversità delle conoscenze umane e delle espressioni culturali.

Le valutazioni standardizzate spesso trascurano le competenze nella lingua madre, marginalizzando studenti indigeni e delle minoranze e spingendoli verso l’abbandono scolastico precoce. Ad esempio, i risultati del Programma di Ricerca Internazionale sulla Lettura a Scuola (Pirls) hanno evidenziato che gli studenti di quarta elementare che non parlavano la lingua del test avevano minori probabilità di raggiungere livelli di competenza nella lettura. Dovremmo abbracciare una gamma diversificata di realtà umane piuttosto che imporre un’unica prospettiva di sviluppo sociale ed economico. La piena garanzia dei diritti individuali e collettivi richiede un’autentica valorizzazione della diversità delle capacità umane.

Se vogliamo che i diritti umani guidino un nuovo impegno educativo, dobbiamo valorizzare l’identità culturale, spirituale, sociale e linguistica degli studenti, in particolare delle minoranze emarginate. Riconoscere e integrare queste identità nei curricoli e nell’approccio istituzionale può migliorare la fedeltà degli studenti, la salute mentale e il benessere della comunità. Sono necessari approcci differenziati per raggiungere coloro per cui le soluzioni standard non funzionano. Questa sfida diventa più impegnativa considerando le attuali crisi sociali, educative, causate dal cambiamento climatico, dalle pandemie globali e dall’insicurezza. Nel 2020, la pandemia da Covid-19 ha chiuso le scuole per 1,6 miliardi di bambini e giovani nel mondo, con molti studenti delle comunità più svantaggiate che potrebbero non rientrare. La disuguaglianza nelle opportunità educative è peggiorata ulteriormente. La necessità di un nuovo accordo sociale per l’istruzione diventa critica per affrontare le disuguaglianze esistenti che perpetuano l’emarginazione sociale/educativa e per plasmare futuri sostenibili e inclusivi.

Come affrontare la sfida globale delle disuguaglianze

Di Giovanni Ianni

Se vogliamo che i diritti umani guidino un nuovo impegno educativo, dobbiamo valorizzare l’identità culturale, spirituale, sociale e linguistica degli studenti, in particolare delle minoranze emarginate. Riconoscere e integrare queste identità nei curricoli e nell’approccio istituzionale può migliorare la fedeltà degli studenti, la salute mentale e il benessere della comunità. L’opinione di Giovanni Ianni

Unione o semplice continente? Le ricerche sull’Europa nel mondo

L’Europa più che guardare ai propri contratti, ai propri agreement, alle clausole nelle clausole, agli asterischi nascosti nelle ultime pagine di documenti dagli acronimi impronunciabili e banali, dovrebbe ritornare a riflettere sui propri libri, sui propri pensieri, su quegli uomini e donne che, con la loro visione dell’essere umano, hanno creato la propria visione dell’Europa. Il commento di Stefano Monti

Pro e contro dell’AI Act europeo. I cinque punti di Sironi

Di Matteo Sironi

Competizione economica e geopolitica, approccio basato sul rischio e non solo. L’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio europeo analizzato da Matteo Sironi, executive board member di Humint Consulting

La Bce abbassi i tassi (e aiuti l'Italia sul Patto). L'appello di Tajani

In un’intervista alla Nazione il vicepremier chiede a Francoforte di azionare il freno sul costo del denaro. Il che aiuterebbe l’Italia a spendere meno per finanziare il debito pubblico, agevolando non poco le trattative sulle nuove regole fiscali

 

Gli Accordi di Abramo sono andati in fumo? Risponde il gen. Jean

Gli Accordi di Abramo si basavano sulla constatazione di un’assoluta superiorità militare israeliana e su di una ridotta capacità dei nemici interni ed esterni di Israele di provocargli danni rilevanti. Ora quella situazione è scomparsa ed è difficile che possa essere ripristinata. L’analisi di Carlo Jean, generale degli alpini in congedo e presidente del Centro studi di geopolitica economica

Così il G21 frena l'avanzata dei Brics sull'Africa. L'analisi di Pedde

La trasformazione ufficiale del G20 in G21 risponde a un interesse degli Usa di riconquistare il sostegno dei Paesi africani e contenere il ruolo dei Brics che sembrano oggi un pericoloso aggregatore di interessi contrastanti con l’attuale assetto globale. L’analisi di Nicola Pedde, direttore dell’Institute for global studies e professore di Geopolitica dell’energia

Prima si vota, poi... Donzelli (FdI) contro il patto anti-inciucio di Salvini

“Pensare di stabilire chi governa prima del voto è mancanza di rispetto verso gli elettori”, dice il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia al Corriere. Nei giorni scorsi il leader della Lega aveva invitato gli alleati del centrodestra a non allearsi con socialisti e liberali a Bruxelles. Meloni capolista alle europee? “Ancora non abbiamo iniziato a lavorare alle liste”

La svolta che serviva (e serve) al rapporto con la Cina. Scrive Harth

Solo se riusciamo a proteggere la nostra sovranità, indipendenza politica e sicurezza nazionale dalle molteplici ingerenze di Pechino, saremo capaci di rimanere saldi insieme ai partner alleati per affrontare la più grande sfida geopolitica dei nostri tempi. L’unica domanda è: lo facciamo sin d’ora o quando sarà troppo tardi? L’opinione di Laura Harth, campaign director di Safeguard Defenders

L'Italia segua la scia della Francia sulla bocciatura nelle scuole. Scrive De Tomaso

In Italia si continuano a pretendere diplomi di massa e prestazioni professionali da premi Nobel: una contraddizione sempre più insostenibile. E allora perché non guardare al modello francese? Il commento di Giuseppe De Tomaso

Perché serve una cittadinanza competente contro la disinformazioni cinese. Scrive Angioli

Di Matteo Angioli

Matteo Angioli, segretario del Global Committee for the Rule of Law (Gcrl) “Marco Pannella”, è stato recentemente a Taipei, ospite dell’evento annuale “China in the world”, Citw23. Nel suo intervento, durante l’ampia analisi che Citw23 ha dedicato alle influenze maligne di Pechino in vari contesti internazionali, Angioli ha parlato dell’Italia, spiegando perché il coinvolgimento dei parlamenti nella lotta alla disinformazione è fondamentale per rendere più vigili e competenti i cittadini

×

Iscriviti alla newsletter