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Forse adesso Xi Jinping può davvero tirare un sospiro di sollievo. Sempre che le sue parole, datate 2023, siano ancora valide. Evergrande e i suoi debiti sono, o forse erano, un rischio inaccettabile per il sistema finanziario cinese. Che già di per sé non gode di ottima salute. Quanto in Europa era ancora l’alba, è arrivata da Hong Kong una notizia che per molti era attesa: ordine di liquidazione per il colosso immobiliare cinese Evergrande. Motivo? Non aver presentato un piano di ristrutturazione convincente agli occhi dei creditori, che attendevano al varco il gruppo simbolo indiscusso dei mali cinesi.

La storia è nota. Una società, un tempo cuore pulsante di quel mattone che vale ancora un terzo del Pil cinese, implosa sotto il peso di 300 miliardi, forse di più, di debiti. Anche qui c’è una spiegazione. Ovvero, aver pensato di costruire interi quartieri residenziali senza calcolare che i cinesi non avevano abbastanza soldi per comprare casa. E le banche troppa poca liquidità per continuare a concedere mutui. Due anni di pandemia farciti di lockdown duri e puri hanno fatto il resto. I costruttori hanno trasformato le città in foreste di torri di appartamenti e uffici, indebitandosi ma senza vendere. Ciò ha contribuito a spingere il debito totale delle imprese, dei governi e delle famiglie all’equivalente di oltre il 300% della produzione economica annua, un valore insolitamente elevato per un paese a reddito medio

E così, “considerando l’evidente incapacità della società di presentare un piano di ristrutturazione realizzabile, ritengo opportuno che il tribunale emetta una sentenza di liquidazione della società”, ha sentenziato il giudice Linda Chan. Che non ci fossero spazi di manovra per eventuali, nuove, grazie, lo dimostra un fatto: l’udienza sulla liquidazione di Evergrande dinanzi all’Alta corte di Hong Kong è iniziata alle 9.30 locali (2.30 in Italia) e ha avuto una brevissima durata. Inevitabili le ripercussioni sui listini. Oltre a perdere il 25% del valore in poco tempo, Evergrande ha subito anche la sospensione della quotazione della controllata di veicoli elettrici Evergrande NEV e di Evergrande Property Services .

E adesso? Adesso non c’è fare gli scongiuri. E capire se è meglio che sia finita così, mettendo in conto un potenziale effetto domino mentre Evergrande verrà fatta a pezzi, oppure era più saggio tenere in piedi il castello e prolungare l’agonia. Di sicuro, a Pechino temono una nuova fuga degli investitori, dopo l’emorragia dei capitali esteri dei giorni scorsi. Nella notte, la Cina ha sospeso il prestito di alcune azioni per la vendita allo scoperto a partire. Tradotto, gli investitori strategici non sarà consentito prestare azioni durante i periodi di lock-up. Basterà?

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