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Sabato scorso, durante il dibattito della rubrica “In onda“, su La 7, un’autorevole giornalista parlamentare di un importante quotidiano nazionale ha sostenuto che Matteo Renzi commetterebbe un errore fatale a proporre Enrico Letta per un incarico europeo perché l’ex premier userebbe quella posizione di potere per vendicarsi del capo dei Puffi (che gli ha soffiato il posto senza neppure uno straccio di preavviso), contravvenendo così agli interessi dell’Italia. Una considerazione siffatta – si usa dire dalle mie parti – non riuscirebbero a saltarla neppure dei cavalli campioni nelle corse ad ostacoli. Ecco quanto passa, da noi, il convento dell’informazione: una persona come Enrico Letta, seria, competente, preparata, stimata (davanti a lui si aprirebbero quelle porte che resteranno chiuse per Federica Mogherini) si trasforma – nei commenti di una giornalista amica del ‘’regime’’ dei Puffi – in un ometto rancoroso e meschino, disposto a mettere in difficoltà il suo Paese pur di fare un dispetto al premier ragazzino. Che altro dire? Siamo proprio sicuri, poi, che, da Bruxelles, il vero interesse dell’Italia non lo si faccia davvero contrastando le politiche di Pier Matteo Renzi, detto il Supercazzola?

La prima volta che ho visto sugli schermi televisivi Giovanni Toti mi sono chiesto a lungo dove l’avessi già incontrato. Me ne sono reso conto, all’improvviso, l’altra sera, assistendo alle esibizioni del pinguino della pubblicità di Vodafone. Sono identici.

Mentre Pier Matteo Renzi si pavoneggiava, nei tg, durante il tour negli Stati centro-africani, mi è tornata alla mente una canzone goliardica. Non è “politicamente corretta”, è un po’ di cattivo gusto, ma simpatica: “Una notte a Mozambico / fatto male a grosso dito / una specie di infezione / fatta fare amputazione / la negretta disse: “Zambo, non ti voglio senza il gambo…”.”

Perché meravigliarci delle sparate domenicali di Matteo Salvini (a cui potremmo, magari, regalare una giacca) e di Luca Zaia (con quelle basette da ballerino di tango) ? Io non vedo una differenza sostanziale tra le loro parole e il comizio del pm Antonino Di Matteo nella ricorrenza della strage di via D’Amelio. Se volessimo dare una definizione giuridica agli effetti di questi discorsi potremmo accusare i leghisti di “concorso esterno nello sfascio dello Stato”, Di Matteo di “concorso interno”. Il fatto è che a Salvini e a Zaia dell’Italia non importa nulla. Antonino Di Matteo, invece, avrebbe il dovere di difendere quelle istituzioni che ha ricoperto di insulti.

Benvenuti nel fantastico mondo di Mago Renzi

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