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Da “Report” di Lunedì 19 Maggio abbiamo appreso del CRIF che nel suo sito web si presenta così: Specializzata nei sistemi di informazioni creditizie, di business information e di supporto decisionale, CRIF offre a banche, società finanziarie, confidi, assicurazioni, utilities e imprese un supporto qualificato per la gestione del rischio e per il marketing”.

Sorto nel 1988 il CRIF è utilizzato dalla maggior parte delle Banche italiane per la valutazioni dei rischi di credito e, in base alle valutazioni fornite da questa società, esse concedono o rifiutano il credito alle imprese. Condizione indispensabile: la conoscenza più trasparente e completa possibile delle informazioni sulle imprese.

Intervistato il direttore del CRIS sulla domanda di chi appartenesse la proprietà della società, scontate le quote del Presidente e AD, informava che il resto delle quote azionarie risultano blindatissime in una o più società fiduciarie. Lo stesso direttore, alle insistenti domande dell’intervistatore, balbettava sino allo smarrimento più completo,  come uno scolaretto impreparato, tentando, con nullo successo, di minimizzare il valore di quella provocazione. Ma come? Uno, se non il principale, strumento con cui le banche decidono le sorti dei loro clienti, alla fine risulta il meno trasparente e controllabile, sino a non conoscerne quali siano i proprietari?

Sempre sul sito web del CRIF si legge: “CRIF è una società indipendente, il cui capitale è detenuto per il 90% dai soci fondatori e dal management e per il restante 10% da alcuni istituti di credito. Tra questi ultimi, fin dagli anni ’90 nella compagine azionaria sono presenti anche 3 banche di livello internazionale, quali BNL-BNP Paribas, Deutsche Bank e Banco Popolare (la maggiore banca popolare italiana). Nel 2013 il valore della produzione di CRIF è stato pari a 305 milioni di Euro. Il patrimonio netto ammonta a 128.888.000 Euro. CRIF ha circa 1.600 dipendenti distribuiti tra le sedi delle società controllate in Italia e nel mondo“.

Possibile che non si possa sapere chi sono i reali detentori delle quote CRIF? Teoricamente in una qualsivoglia società fiduciaria blindata potrebbero esserci quote appartenenti a soci assai men che commendevoli.  Sai che bella pacchia, se in una di queste fiduciarie ci fossero  persone legate o collegabili alla malavita, alla camorra, alla mafia o alla  ndrangheta et similia? Totale controllo delle attività delle imprese alla ricerca di credito e potere di vita e di morte sulle stesse…

Non vogliamo nemmeno pensare a un’ipotesi di tale gravissima possibilità. Ci sembra, tuttavia, ci sia materia per la Banca d’Italia, il Ministero del Tesoro e per il Parlamento per fare chiarezza su tale questione.

Il balbettio di quel direttore del CRIF non ci ha rassicurato;  tutt’altro, ha alimentato la nostra curiosità che, a questo punto, reclama urgenti risposte dai responsabili del CRIF e  dalle autorità competenti.

Ettore Bonalberti

Perché non sono ammissibili segreti su Crif

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