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Questo articolo è ripreso da BloGlobal Opi – Osservatorio di politica internazionale, un portale di analisi e approfondimento sulla realtà politica ed economica internazionale.

L’atteso viaggio in Russia del Feldmaresciallo Abdel Fattah al-Sisi – la cui candidatura ufficiale per le prossime elezioni presidenziali di primavera è prevista a giorni –, si è concluso con un doppio successo diplomatico: l’implementazione dell’accordo di fornitura militare precedentemente firmato nel novembre del 2013 e, soprattutto, l’endorsement ufficiale di Vladimir Putin. Durante l’incontro con al-Sisi l’uomo forte del Cremlino ha affermato: “So che ha preso la decisione di presentare la sua candidatura alle presidenziali e Le auguro anche a nome del popolo russo di avere successo”.

Il Feldmaresciallo al-Sisi ha cercato di dribblare l’argomento ponendo piuttosto l’accento sul fatto che la “visita offre un nuovo inizio per lo sviluppo della cooperazione militare e tecnologica tra l’Egitto e la Russia” e sperando che “questa cooperazione possa avere un’accelerazione”. Se le dichiarazioni di al-Sisi hanno rappresentato un invito ai Russi per ridurre la dipendenza dell’Egitto dagli aiuti americani, le affermazioni di Putin hanno provocato, invece, l’immediato nervosismo di Washington. Il Dipartimento di Stato americano ha commentato che “non spetta a Putin decidere il futuro dell’Egitto”.

Il riavvicinamento in corso negli ultimi mesi tra Russia ed Egitto, in particolare dopo la decisione degli Stati Uniti di congelare una parte degli aiuti destinati alle forze armate egiziane – poi sbloccati all’indomani del memorandum militare tra Mosca e Il Cairo – rappresenta un altro duro colpo per la Casa Bianca e per la ridefinizione della sua politica estera nell’area. Infatti, gli accordi di fornitura d’armi o energia firmati dalla Russia con Iraq, Siria, Algeria e Libia s’inseriscono in quel tentativo di copertura del vuoto mediorientale lasciato dagli USA – sempre più orientati al Pivot asiatico – che il Cremlino sta cercando di colmare attraverso una diplomazia militare e commerciale.

Tuttavia, il Ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmy ha escluso che l’Egitto sostituirà un partner internazionale con un altro: “nessuno vuole riscrivere la storia”, ha detto il plenipotenziario nordafricano al quotidiano cairota al-Ahram, parlando invece di interessi comuni tra i due Paesi a livello regionale e globale. La visita di Stato di tre giorni a Mosca (12-14 febbraio) del Ministro della Difesa al-Sisi e del collega degli Esteri Nabil Fahmy è avvenuta nell’ambito del bilaterale “2+2” con gli omologhi russi Serghej Lavrov e Serghej Shoigu, già protagonisti dell’accordo di novembre 2013, e ha portato ad un’estensione della precedente intesa.

Citando fonti dell’industria della Difesa russa, il quotidiano economico moscovita Vedomosti ha scritto che il valore complessivo del memorandum dovrebbe aggirarsi intorno ai tre miliardi di dollari e dovrebbe prevedere la fornitura di jet da combattimento Mig-29M/M2 Fulcrum, sistemi di difesa anti-missili, elicotteri Mi-35, missili anti-nave, armi leggere e munizioni.

putin al-sisi

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