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Chip, ecco perché l’Olanda vuole allinearsi alle restrizioni americane

Gli Stati Uniti stanno pensando a nuove restrizioni per gli impianti di semiconduttori in Cina che sono riusciti ad assicurarsi equipaggiamento dal gigante olandese Asml. A spingere verso l’allineamento con le eventuali richieste del governo Usa vi sarebbe il contesto geopolitico: unico vero imperativo per l’azienda rimane la collocazione Ue-Nato dell’Olanda. Tutti i dettagli

Il terremoto a Taiwan, che ha tuttavia dimostrato la resilienza del Paese e anche dei grandi produttori di chip, potrebbe essere seguito da una “scossa” geopolitica non meno importante nelle prossime settimane. Dopo aver ordito misure per bloccare l’export di tecnologia avanzata per la produzione di chip, ora gli Stati Uniti stanno immaginando nuove restrizioni per minare la funzionalità degli impianti di semiconduttori in Cina che sono riusciti ad assicurarsi equipaggiamento dal gigante olandese Asml.

L’obiettivo del governo americano, che richiederà totale cooperazione e allineamento da parte dell’alleato olandese e non solo, è quello di bloccare i servizi di manutenzione che tradizionalmente l’azienda con sede a Veldhoven assicura ai suoi clienti foundry e IDM, per il mantenimento dei costosi macchinari per l’incisione dei chip sui wafer di silicio. Secondo le stime di Asml, si tratta di un business che ha contato per circa il 20% del suo fatturato nel 2023. Inoltre, sono circa $11 miliardi le vendite di dispositivi in Cina negli ultimi tre anni, molti dei quali che non ricadono sotto il regime di export control e pochi che sono stati installati negli impianti cinesi di SK Hynix, produttore coreano di chip di memoria, e di TSMC.

L’influenza dell’amministrazione Biden ha già fatto revocare all’azienda le licenze per l’export di dispositivi DUV più avanzati, in linea con il secondo round di restrizioni implementate dal Dipartimento del Commercio americano lo scorso ottobre. La Cina rimane comunque il terzo mercato per Asml dietro a Taiwan e la Corea del Sud, i due hub manifatturieri per eccellenza nell’industria globale dei chip.

Secondo le informazioni raccolte dal governo Usa, seppur i chipmakers cinesi, tra cui il campione nazionale Smic, non possano produrre chip avanzati in scala senza equipaggiamento avanzato (come i DUV di ultima generazione, mentre gli EUV sono già sotto embargo), i recenti sviluppi hanno tuttavia confermato come, in una situazione di scarsità e di incertezza sul procurement, le aziende cinesi abbiano potuto comunque utilizzare i dispositivi in possesso per produrre chip con performance equiparabili – come l’HiSilicon Kirin 9000S in collaborazione con Huawei, rivelato ad agosto 2023 e utilizzando il processo di fabbricazione di Smic a 7 nanometri. L’obiettivo, dunque, è quello di tagliare fuori i produttori cinesi dai servizi offerti da Asml (tra cui le ispezioni periodiche dei suoi ingegneri), diminuendo così il tasso di rendimento garantito dai dispositivi per la manifattura in serie dei microprocessori.

Nel 2022, gli Usa introdussero regolamenti per richiedere licenze per l’export di certe tipologie di macchinari, servizi e tecnologie prodotte da società con sede negli Usa, o sottoposti all’extraterritorialità come Asml, per la produzione di chip logici da 14/16 nanometri o più piccoli, 3D Nand a 128 strati o più e chip di memoria Dram da 18 nm o meno. Oltre a prevedere restrizioni per una serie di produttori con impianti con sede in Cina, tra cui appunto Smic, Hua Hong e Yangtze Memory Technologies. Nel 2023, l’amministrazione ha ulteriormente stretto la morsa, con una chiamata agli alleati – tra cui Olanda, Giappone e anche Taiwan – per uniformarsi alle misure. Un aggiornamento che ha finito per creare vincitori e vinti anche negli Stati Uniti, e per questo non così semplice da implementare senza conseguenze.

Alan Estevez, funzionario del Dipartimento del Commercio e incaricato di gestire le politiche sulle esportazioni, incontrerà gli omologhi olandesi e rappresentanti di Asml per discutere la possibilità in settimana, con l’idea di espandere la lista di fonderie cinese a cui è proibita la spedizione di macchinari avanzati. Chiaramente si tratterebbe di un’ipotesi con possibili ripercussioni sui bilanci dell’azienda, oltre al ricorso dei clienti per non rispettare i termini contrattuali. Nel business dei chip, dove le relazioni strategiche tra fornitori e clienti sono molto strette e confidenziali per la gestione e la condivisione di know-how e tecnologia, potrebbe trattarsi di un precedente unico e potenzialmente danneggiare la nomea di Asml come fornitore affidabile. Ma si tratta, chiaramente, di un caso molto specifico dal momento che sarebbe volto solo ed esclusivamente verso entità cinesi (su cui il rischio geopolitico è destinato a crescere agli occhi del management della società olandese).

Qualora Asml adottasse le nuove policy del suo governo, su pressione americana, si tratterebbe di un ulteriore scacco per la capacità cinese nel breve-medio periodo di produrre in scala microprocessori avanzati (specialmente quelli utilizzati nelle applicazioni IA, come data center e supercalcolo). E con scala si intende a costi vantaggiosi e competitivi rispetto a rivali come Tsmc e Samsung. Si aprirebbe così un nuovo fronte della ‘guerra’ dei chip che riguarderebbe non solo l’asset chiave – i dispositivi litografici – ma anche i servizi (ingegneri, know-how) per mantenerli operativi. Due facce della stessa medaglia e che rendono Asml l’unica azienda capace di operare alla frontiera tecnologica, disponendo di parti e componenti che sono per lo più insostituibili. Tuttavia, quest’imposizione potrebbe stimolare ulteriormente il processo di ‘autarchia’ tecnologica di Xi Jinping, seppur tra obiettivi dichiarati e strumenti effettivi (la capacità di aziende come la cinese Smee o di replicare un ecosistema di fornitori) rimanga un gap significativo. Lo ha confermato anche il ceo di Alibaba, Joe Tsai, seppur si sia dichiarato ottimista nel lungo periodo.

Ad ogni modo, a spingere verso l’allineamento con le eventuali richieste del governo Usa vi sarebbe un contesto geopolitico intricato. Interessi di sicurezza nazionale innanzitutto, considerando la vicinanza di Pechino nei confronti della Russia (su cui l’Olanda ha più volte chiesto un controllo più ferreo per quanto riguarda tecnologie dual-use) e dello sforzo militare in Ucraina, il cui destino per il governo olandese – come nel complesso per l’Ue – rappresenta un punto di svolta per la sicurezza dell’intero continente. “È estremamente importante che la Cina capisca che qualsiasi vittoria per la Russia (in Ucraina) porrebbe una minaccia immediata” all’Europa, ha affermato Rutte durante la sua visita cinese. Ma è proprio qui che, evidentemente, il calcolo strategico per Pechino cambia dal momento che un impegno prolungato in Ucraina della Nato – e dunque per estensione degli Usa – rappresentano meno dollari, uomini e mezzi dislocati nell’Asia-Pacifico, e più nello specifico su Taiwan.

È tuttavia complicato stabilire una relazione diretta. In ballo è anche il ruolo più ampio di Asml nel contesto industriale e tecnologico europeo. Se l’azienda non avrà le necessarie garanzie – il governo Rutte ha già messo sul tavolo la sua offerta – come è stato riportato nelle settimane scorse, potrà considerare di espandere le sue attività all’estero (seppur difficilmente fuori dall’influenza politica di Washington). La crescita della domanda di chip avanzati (IA) è perlopiù localizzabile negli hub manifatturieri asiatici. Taiwan, Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti stanno investendo soldi pubblici per attirare nuovi investimenti in capacità produttive: dunque la domanda di macchinari avanzati tenderà a seguire queste dinamiche, e Asml non potrà non tenerne conto. È altresì importante notare che in Europa l’unico macchinario EUV installato sia in Irlanda, nella Fab 34 di proprietà di Intel. Non esiste al momento un mercato europeo per Asml, al di là delle dichiarazioni di Thierry Breton di voler in Ue la produzione a 2 nanometri – il processo produttivo più avanzato, oltre a quello di Intel, sarà probabilmente quello di Tsmc in partnership con Infineon in Germania. Dunque, l’unico vero imperativo europeo per l’azienda, oltre chiaramente alla sua eredità storica con i 40 anni dalla fondazione da poco festeggiati, rimane la collocazione geopolitica (Ue-Nato) del suo Paese.



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